Complesso del Vittoriano
Roma
via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
06 6780664 FAX 06 6780664
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Giotto e il Trecento
dal 4/3/2009 al 27/6/2009
lunedi' - giovedi' 9.30-19.30, venerdi' e sabato 9.30-23.30, domenica 9.30-20.30
06 6780363, 06 6780664

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4/3/2009

Giotto e il Trecento

Complesso del Vittoriano, Roma

Il piu' Sovrano Maestro stato in dipintura. Un'imponente rassegna dedicata all'artista-simbolo dell'intero Medioevo. Oltre 150 opere sono raccolte per la prima volta per ripercorrere nella sua interezza il percorso figurativo giottesco, presentando gli ultimi sviluppi della critica storico-artistica in materia. Polittici, opere su tavola, sculture, manoscritti e oreficerie danno conto di tutte le diverse ramificazioni dell'influsso del maestro fiorentino sull'arte italiana del suo tempo.


comunicato stampa

A cura di: Alessandro Tomei, Ordinario di Storia dell’Arte Medievale, Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara
in collaborazione con Claudia Viggiani

“Giotto e il Trecento. Il più Sovrano Maestro stato in dipintura”: dal 6 marzo al 29 giugno 2009 il Complesso del Vittoriano di Roma ospita un’imponente rassegna dedicata all’artista-simbolo dell’intero Medioevo, il primo vero artista “italiano”, ed all’impatto straordinario che il suo segno ebbe su ogni aspetto del linguaggio artistico in tutto il territorio nazionale. A oltre settanta anni dall’ultima grande mostra su Giotto e la pittura in Italia tra fine Duecento e prima metà del Trecento, allestita alla Galleria degli Uffizi nel 1937 per celebrare il sesto centenario della morte del maestro fiorentino, oltre 150 opere, tutte di altissimo livello e di qualità indiscussa, sono raccolte qui per la prima volta per ripercorrere nella sua interezza il percorso figurativo giottesco, presentando gli ultimi sviluppi della critica storico-artistica in materia. Maestosi polittici, preziosissime opere su tavola, importanti sculture, rari manoscritti e oreficerie di pregio danno conto di tutte le diverse ramificazioni dell’influsso del maestro fiorentino sull’arte italiana del suo tempo e in tale preziosa selezione spiccano 20 capolavori eseguiti da Giotto, oggi molto difficili da spostare per ragioni di conservazione ed in mostra a Roma per la prima volta, in un’esposizione destinata ad essere un evento unico e irripetibile.

La Mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri, nonché del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Conferenza Episcopale Italiana e avvalendosi del sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, del Comune di Roma, della Provincia di Roma e della Regione Lazio. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.

Le più importanti istituzioni museali ed ecclesiastiche del Paese sostengono l’iniziativa con straordinaria generosità attraverso il prestito di opere magnifiche; tra esse spiccano: Galleria degli Uffizi, Galleria dell’Accademia di Firenze, Museo Nazionale del Bargello, Museo Horne, Museo dell’Opera di Santa Croce, Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Musei Civici di Padova, Museo Civico Medievale di Bologna, Pinacoteca Nazionale di Siena, Galleria di Palazzo Bianco di Genova, Fondazione Cini, Biblioteca Ambrosiana, Biblioteca Medicea Laurenziana e Biblioteca Nazionale Marciana. La mostra ha ampio respiro internazionale con la partecipazione, tra gli altri, dei seguenti musei: Capitolo di San Pietro in Vaticano, Fabbrica di San Pietro in Vaticano e Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano; North Carolina Museum of Art, Raleigh, San Diego Museum of Art, San Diego, The Metropolitan Museum of Art, New York; Musée du Petit Palais, Avignone, Musée des Beaux-Arts, Nantes, Musée du Louvre - Departement des Arts Graphiques e Bibliothèque Nationale de France, Parigi, Musée des Beaux-Arts et d'Archéologie, Troyes; Museu Nacional d’Art de Catalunya, Barcellona.

La mostra è a cura del Prof. Alessandro Tomei, Ordinario di Storia dell’Arte Medievale, Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, in collaborazione con Claudia Viggiani. Il progetto è sostenuto da un prestigioso comitato scientifico, presieduto dal Prof. Arturo Carlo Ottaviano Quintavalle, Ordinario di Storia dell'Arte Medievale, Università di Parma, e composto dai maggiori esperti italiani e stranieri dell’età medievale e della pittura del Duecento e del Trecento: Cristina Acidini, Soprintendente per il Polo museale fiorentino; Davide Banzato, Direttore dei Musei Civici di Padova; Giuseppe Basile, Istituto Centrale per il Restauro, Roma; Caterina Bon di Valsassina, Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro, Roma; Francesco Buranelli, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e ispettore della Pontificia Commissione di Archeologia sacra; Roberto Cecchi, Direttore Generale per i beni architettonici, storico artistici ed etnoantropologici; Francesco Gandolfo, Ordinario di Storia dell’arte medievale, Università di Roma, Tor Vergata; Mons. Pasquale Iacobone, Pontificio Consiglio della Cultura e Pontificia Università Gregoriana, Città del Vaticano; Louis Godart, Consigliere culturale del Presidente della Repubblica Italiana; Herbert L. Kessler, Ordinario di Storia dell’arte, Johns Hopkins University, Baltimora; Valentino Pace, Ordinario di Storia dell’arte medievale, Università di Udine; Antonio Paolucci, Direttore, Collezione d'Arte Religiosa Moderna, Musei Monumenti Gallerie Pontificie; Bruno Santi, Soprintendente all’Opificio delle Pietre Dure, Firenze; Michael Viktor Schwarz, Ordinario di Storia dell’arte medievale, Universität Wien; Angelo Tartuferi, Direttore del Dipartimento dell'Arte dal Medioevo al Quattrocento, Museo degli Uffizi; Mons. Timothy Verdon, Direttore dell’Ufficio catechesi attraverso l’arte della Curia arcivescovile di Firenze.

La mostra è stata anche l’occasione per importanti restauri che verranno presentati qui in anteprima assoluta, come quello del Polittico di Badia di Giotto dal Museo degli Uffizi.

La mostra
Nell’ultimo decennio, alcune importanti esposizioni hanno affrontato aspetti specifici della vicenda artistica di Giotto, legati a singole opere o a problemi critici di ambito regionale, come nel caso di Bologna, Lombardia e, naturalmente, Firenze; a oltre settanta anni dalla famosa esposizione allestita agli Uffizi e dedicata al grande maestro fiorentino ed alla pittura in Italia tra fine Duecento e prima metà del Trecento, si è ora avvertita, però, l’esigenza di ripercorrere con strumenti critici moderni e nella sua interezza il percorso figurativo giottesco, delineando nel contempo le caratteristiche del contesto culturale da cui esso prese le mosse e si sviluppò.

La mostra, infatti, presenta una ricostruzione analitica della situazione artistica italiana tra l’ultimo decennio del XIII secolo e la prima metà del XIV secolo, seguendo il tracciato degli spostamenti di Giotto nella Penisola ed analizzando le sue innovative soluzioni figurative. La novità e l’originalità della mostra consistono essenzialmente nel fatto che per la prima volta si intende documentare con ampiezza inedita e con opere di altissima qualità lo snodo cruciale dell’arte trecentesca, includendo gran parte del territorio italiano e presentando una panoramica mai tentata in precedenza di tutte le declinazioni stilistiche e formali della lezione giottesca.

Artista-simbolo dell'intero Medioevo, Giotto conobbe particolare e vastissima fama anche presso i propri contemporanei, come testimoniano le numerosissime citazioni e trattazioni che lo riguardano, presenti in fonti letterarie e documentarie sin dai primi decenni del Trecento. La sua personalità artistica fu unanimemente riconosciuta, già dagli intellettuali del tempo, come momento di snodo della cultura pittorica occidentale, in un'ottica anticipatrice dei valori formali, ma anche ideali, del Rinascimento. Giotto può essere a tutti gli effetti considerato il primo pittore “italiano”, in parallelo con il ruolo svolto da Dante Alighieri nella formazione della nuova lingua nazionale.

Il nucleo davvero originale della mostra è anche la dettagliata ricostruzione dei percorsi giotteschi e della svolta impressa dalle sue opere alle tradizioni e alle scuole pittoriche dei luoghi dove il Maestro lasciò le proprie opere; opere, in qualche caso completamente scomparse, ma idealmente ricostruibili non solo attraverso le fonti scritte, ma, soprattutto, grazie agli echi che se ne riscontrano nella pittura dei maestri locali.

In quest’ottica le regioni italiane interessate saranno, oltre naturalmente alla Toscana, l’Umbria, le Marche, l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia, il Lazio, la Campania, proprio per testimoniare la dimensione nazionale del fenomeno figurativo giottesco.

In oltre cinquant’anni di attività, infatti, Giotto fornì temi stilistici e, più in generale, argomenti di riflessione sulla funzione e la natura delle arti figurative, agli artisti suoi contemporanei e a quelli delle generazioni successive, tracciando nuovi percorsi i cui effetti saranno alla base, di lì a meno di un secolo, delle opere dei grandi maestri del Rinascimento. Temi come la rappresentazione tridimensionale dello spazio, il recupero del naturalismo dell’immagine e della figura umana, l’introduzione di una dimensione affettiva della pittura divennero, dopo Giotto, aspetti ineliminabili del dibattito artistico, come venne, con singolare rapidità, compreso anche dai maggiore letterati e poeti del Trecento, da Boccaccio a Petrarca.

Tra le opere presenti in mostra spiccano veri e propri capolavori di grandi maestri come i pittori Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, gli scultori Arnolfo di Cambio, Tino di Camaino, Giovanni Pisano, Giovanni di Balduccio, gli orafi Guccio di Mannaia, Andrea Pucci Sardi, tra i miniatori Cristoforo Orimina e il Maestro del Codice di San Giorgio, uno dei più raffinati e colti interpreti della lezione giottesca.

L’influsso di Giotto, però, non può essere limitato alla sfera pittorica, ma, come la mostra testimonia in modo davvero innovativo, va esteso a tutte le sfere dell’arte. L’esposizione, quindi, dà ampio spazio anche al settore delle arti suntuarie (particolarmente oreficerie e manoscritti miniati), che erano all’epoca il più diffuso tramite per la circolazione di temi stilistici e iconografici e sulle quali la pittura giottesca incise in modo diretto e rilevante. La sezione dedicata alla scultura, poi, documenta sia l’importanza della lezione di Nicola Pisano e Arnolfo di Cambio per la formazione di Giotto, sia la svolta impressa da quest’ultimo anche alla plastica medievale sviluppando i temi spaziali e di naturalismo già presenti nelle opere arnolfiane e poi sviluppate da altri grandissimi maestri, quali Giovanni Pisano, Tino di Camaino, Giovanni di Balduccio e Andrea Pisano.


La collocazione romana della mostra va anche intesa in funzione esplicativa del ruolo che l’Urbe e i suoi monumenti antichi svolsero nella formazione del linguaggio giottesco, aspetto questo sinora mai compiutamente affrontato in un percorso espositivo, anche se da qualche anno riportato al centro dell’attenzione dalla letteratura specialistica con risultati di grande interesse. Ma non solo: a Roma Giotto lasciò opere fondamentali, promosse dal cardinale Jacopo Stefaneschi la cui attività di committente sarà rappresenta in mostra dai resti del mosaico della Navicella, da una parte del Trittico per la Basilica, dalle immagini dei S. Pietro e Paolo nel Tesoro di San Pietro e dai manoscritti conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

Il fatto che la mostra si svolga a Roma è tanto più significativo in quanto i più recenti studi sottolineano l’importanza che il patrimonio figurativo della classicità ebbe nella formazione di Giotto, che vi si recò almeno due volte, realizzando opere di fondamentale importanza, che in questa occasione vengono per la prima volta riunite.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana

Promossa da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Con il patrocinio di:
Senato della Repubblica Camera dei Deputati, Ministero Affari Esteri.

In collaborazione con:
Pontificio Consiglio della Cultura
Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Conferenza Episcopale Italiana
Comune di Roma - Assessorato alla Cultura e alla Comunicazione, Assessorato alle Politiche Educative Scolastiche della Famiglia e della Gioventù
Provincia di Roma - Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali
Regione Lazio - Presidenza e Assessorato alla Cultura, allo Spettacolo e allo Sport

Con la partecipazione di:
ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

Sponsor: Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Gioco del Lotto, UniCredit Group, Ferrovie dello Stato.

Collaboratori ufficiali: Gestore dei Servizi Elettrici – GSE, Vodafone, Istituto Luce, American Express Carta di Credito Ufficiale, Rai Teche, Samsung.

Collaboratori tecnici: Maggiore, Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Borghi International, Progress Fineart.

Ufficio Stampa Comunicare Organizzando:
Sveva Fede Cell. 336/693767 e-mail: sveva.fede@libero.it
con la collaborazione di:
Paola Saba Tel. 06/3225380, Fax 06/3224014 e-mail: p.saba@comunicareorganizzando.it
Assistente Caterina Mollica Tel. 06/3225380, Fax 06/3224014 e-mail: c.mollica@comunicareorganizzando.it

Inaugurazione giovedì 5 marzo 2009 - ore 18.00

Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere 00187 Roma
ORARI
lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30
PREZZI
€ 10,00 intero; € 7,50 ridotto

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