Spazio Juliet
Casier (TV)
piazza San Pio X 76
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Giovanni Pulze
dal 23/3/2002 al 24/4/2002
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Juliet



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Giovanni Pulze
Boris Brollo



 
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23/3/2002

Giovanni Pulze

Spazio Juliet, Casier (TV)

I lavori che qui vengono proposti ruotano attorno al tema di una figura angelica inondata di luce e che ritroviamo nei luoghi piu' impensati: sulla scogliera, sotto la pioggia battente, in mezzo al traffico caotico della citta', ai binari della stazione, e cosi' via...


comunicato stampa

Domenica 24 marzo, alle ore 11, nello spazio Juliet di Casier, si inaugura la mostra di Giovanni Pulze.

La mostra firmata da Boris Brollo si compone di quattro quadri di grandi dimensioni e di tre piccole tele appositamente realizzate per l'occasione.

I lavori che qui vengono proposti ruotano attorno al tema di una figura angelica inondata di luce e che ritroviamo nei luoghi più impensati: sulla scogliera, sotto la pioggia battente, in mezzo al traffico caotico della città, ai binari della stazione, e così via.
Ovviamente la memoria corre subito a Wim Wenders e al suo "Cielo sopra Berlino", ma anche alle creature alate dei Camuni, agli esseri a metà tra la terra e il cielo degli Assiri-Babilonesi e degli Egizi e via discorrendo fino alle esemplificazioni bibliche che tanta parte hanno avuto nella pittura della rinascenza italiana.

Qui, però, nei quadri di Pulze, non c'è il deserto (con i suoi silenzi e il suo vento impetuoso) a far da fondale alla vicenda sacra; qui siamo in presenza di un mondo decaduto, talvolta abnorme, talvolta intriso di sconforto, di desolazione e di melanconia: qui siamo tra le mura alte e sordide della metroploli moderna, di una metropoli che non può più salire (secondo un ottimismo boccioniano), bensì può solo cadere, precipitare.
Ecco, allora, l'Angelo che soccorre con la sua presenza, con la sua eccentricità.
Un solo problema si pone a questo punto: riusciremo a intravederne il profilo? Riuscirà l'uomo dello scontro e della caduta a superare la sua condizione inferiore per ritrovare la gioia di un'emozione inaspettata e talvolta rivelata.

La pittura di Pulze è veloce e ansiosa: usando un termine antico diremmo che nell'accentuazione cromatica è molto vicina al calore che emana dai quadri di Alessandro Bazan, nel senso che cava dall'interno dell'animo l'espressione più intima delle cose, denudandole, scarnificandole. Per certi versi appartiene alla storia della modernità più travagliata, quella che si è posta al di fuori delle matrici classiche, cercando nella percezione del sacro la sua più intima ragione di esistere.

Pulze nel suoi quadri fissa un'istantanea trasognata della realtà, riprendendo le ombre taglienti e le luci artificiali, e creando un'atmosfera di esistenza provvisoria. È un mondo che talvolta può richiamare in superficie la vita moderna, dinamica e contrastata, ma che nel sottofondo nasconde sempre uno spirito romantico e spirituale. Una luce fredda e gassosa si irradia dalle cose raffigurate, per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l'oscillazione di un crepuscolo sospeso fra il preludio di un giorno lontano e la vicinanza della notte: un mare tempestoso, una laguna rosso sangue sono i termini più semplici e comprensibili di una simbologia immediata e capace di smuovere l'animo a "egregie cose".

Come bene ha sottolineato Boris Brollo, nella presentazione alla mostra, "Molti sono i miracoli che succedono sotto il cielo ed è quindi possibile che qualcosa accada, così almeno appare nella pittura da quando vi ha fatto irruzione un angelo per fare un sacro annuncio. Da quel momento l'irrompere è sempre un momento complesso che sommuove e sposta valori, emozioni e crea inquietudine, tutte valenze queste che si muovono dentro la pittura del nostro Autore".

A questo punto vien quasi voglia di parlare di abbandono del bagno di folla, ma anche di fuga alla Gauguin alla ricerca di un mondo incorrotto e lontano dalle rotte consuete dell'uomo occidentale, giù giù fino alle rotte del ramo d'oro che si confonde con quel remo capace di guidare piroghe e velieri. Questo discorso ci porta alla citazione di una preghiera che fu ritrovata fra gli averi personali di un ebreo morto in un campo di concentramento: "Signore, quando verrai nella Tua gloria, non ricordarti solo degli uomini di buona volontà. Ricordati anche degli uomini di cattiva volontà". Che cosa vuol dire tutto ciò? Che anche nella caduta, anche nell'errore c'è la speranza di una redenzione e la possibilità di salvare un'anima. La presenza angelica è proprio parte di questo progetto, e il fatto di renderla plausibile a livello pittorico non fa altro che rimescolare nell'umido e fragile fondamento delle nostre anime.

Allargando gli orizzonti a tutta la storia figurativa di questo secolo appena trascorso, si può indugiare tra un mondo d'invenzione e una brillante consapevolezza coloristica, intervenendo sul postulato di una politica fagocitatrice che del ponte culturale tra sé e gli altri fa un pretesto più che un'eleganza stilistica. Nella ridondanza dell'opera, nella sua stratificazione multistilistica, si manifesta la condizione di una tensione forte, carica di energie positive, in cui ogni inclinazione apollinea si combina nell'evento fattuale della composizione pittorica, in modo che segno grafica e lemma semantico s'incontrano per rivivere il tempo privilegiato dell'età dell'oro.

La mostra, realizzata in collaborazione con l'associazione Crossing di Portogruaro e che può diventare un buon pretesto per una gita fuori porta, proseguirà fino al 24 aprile.

SPAZIO JULIET
CASIER (TV) - p.za Pio X n. 76

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Sonia Ros
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