Sottrazioni: Fotografie. In esposizione 20 opere in bianco e nero. La mostra Sottrazioni viene presentata dalla scrittrice neorealista Fernanda Pivano.
Fotografie
sottrazioni
Giovedì 4 Aprile 2002 alle ore 20,30
presso la sala espositiva della libreria La Feltrinelli libri e musica
a Milano in piazza Piemonte, 2
Fernanda Pivano presenterà la mostra fotografica dal titolo 'Sottrazioni'
Autrice l'arch. Marcella Gallotta.
Sarà presente l'artista.
Marcella Gallotta
dopo aver vissuto in Spagna e Germania per lungo tempo, oggi vive e lavora a Napoli.
Coniuga la sua attività di architetto con quella di fotografo specializzato in architettura, collaborando con diverse riviste del settore in Italia e all'estero (Casabella, Topos,.).
Al suo attivo numerose pubblicazioni e diverse mostre.
Presso la Feltrinelli di Napoli nel 1999 Ravensbruck, lo spazio della memoria.
Il sodalizio continua presso il nuovo mega-store la Feltrinelli di Napoli con la mostra dal titolo Sottrazioni, che viene ora presentata a Milano dalla scrittrice neorealista Fernanda Pivano.
In esposizione 20 opere In bianco e nero formato 100x65 cm montate su pannelli di alluminio.
Presentazione di Fernanda Pivano: 4 aprile 2002 ore 20,30
Restera' perplesso chi è venuto a questa mostra aspettandosi di trovare immagini di facce carine, di donne carine, di nudi carini, o magari di paesaggi carini, con tramonti carini, con giardini carini.
Non è questo che si propone di fotografare Marcella Gallotta, architetto napoletano, 34 anni, teneri sogni, dolci ambizioni di scoprire il mistero del mondo. Le sue fotografie non hanno una sequenza di tempo o di luogo: la loro sequenza è basata sul concetto del chiaroscuro e delle forme. Le sue fotografie non la interessano per dove le fa e non le usa per rappresentare gli oggetti: a lei interessa soltanto lo spazio.
Così alcune fotografie rappresentano uno spazio magari noto e famoso ma irriconoscibile, a meno che si entri in sintonia con quello che la fotografia cerca davvero di rappresentare, che è sempre l'idea dello spazio; e le foto non sempre contengono un significato: sono solo delle immagini, accostamenti di colori o di chiaroscuri. Non necessariamente contengono una verità .
Per esempio una foto scattata nel 1999 nella Neue nationalgalerie di Berlino rappresenta delle persone che camminano lungo la parete, apparentemente; ma in realtà rappresenta, o vuole rappresentare, l'idea che l'architetto Mies Van der Rohe aveva di quello spazio mentre lo progettava: rappresenta il tentativo di creare uno spazio geometrico mantenendo l'evanescenza e la trasparenza dell'edificio.
Credo si possa dire che lo spazio è inteso da lei come emozione e questo cerca di rappresentare nelle fotografie. Forse fotografa spesso i musei perchè lì trova sempre qualche artista che ha a che vedere con la rappresentazione dell'emozione; e forse fotografa certi paesaggi perch hanno un impatto emotivo così intenso che riesce a leggerci dentro (e, lei spera, a far leggere dentro da chi guarda) un'architettura delle geometrie. E forse per questo non fotografa mai persone, tranne a volte personaggi intesi in modo da dare una misura allo spazio.
Anche il titolo che Marcella Gallotta ha dato alla mostra è emblematico, perchè nelle sue fotografie tutto è giocato con la luce, cio, dice, vuole rappresentare quanto la luce riesce a sottrarre al buio, allo scuro; ma è emblematico anche perchè le fotografie sottraggono allo spazio le emozioni. Per questo non le interessa che siano riconosciuti i luoghi fotografati: le didascalie sono state rese necessarie dall'organizzazione espositiva. Tanto più che spesso le foto in realtà non rappresentano luoghi o persone ma rappresentano astrazioni, sempre nel campo delle emozioni.
Così le foto sono legate al tempo e allo spazio: e non sono mai rielaborate né al computer né con dei ritocchi: Marcella Gallotta vuole fare sempre delle sperimentazioni, usando aperture del diaframma sbagliate o rullini infrarossi o altri accorgimenti tecnici che permettono unna rappresentazione diretta del suo sogno.
Per esempio per lei l'inquadratura è essenziale e spesso inquadra particolari tradizionali perchè le interessa una visione cinetica e dinamica dello spazio e del tempo, cio del vero soggetto. Che per lei sempre costituito dallo spazio e dal tempo, non necessariamente legati all'immagine reale.
Ho provato a fare un esempio con la foto scattata nel museo di Berlino. Vorrei portare altri esempi. La Cava fotografata a Ottaviano (Napoli) nel 2001 è un palazzo del Settecento abbandonato e l'idea è di rappresentare un fantasma, un ectoplasma dell'edificio.
Nelle foto di New York, la scala vista nel Soho nel 2001 vuol rappresentare un dettaglio esterno di un edificio; ma in realt gioca con le ombre: e nell'immagine non si capisce quale è l'ombra e quale la scala reale.
Anche a New York, della mostra dell'architetto Gehry del 2001 al Museo Guggenheim é stato scelto un dettaglio dell'edificio; ma per Marcella Gallotta quel dettaglio rappresenta l'intero edificio, perchè in realtà rappresenta l'idea di Frank Lloyd Wright quando ha progettato il museo; cioè, secondo Marcella Gallotta, rappresenta l'idea di creare una sorpresa quando lo si vede all'interno. Visto dall'esterno sembra buio e invece all'interno sembra un'esplosione di luce; ed è uno spazio dinamico nella percezione di chi lo guarda perchè tutto lo spazio viene percorso dallo sguardo attraverso una spirale.
Ancora a New York nel 2001 del Rockfeller Center una fotografia mostra la scultura di bronzo di un ragno che risulta più grande dell'edificio mastodontico del Center; perchè piaceva a Marcella Gallotta l'idea di un ragno più grande dell'edificio, cioè l'idea di una scultura più importante dell'architettura.
Forse una delle foto più poetiche, ma anche più comprensibili, è quella scattata nel 2001 a New York nell'ingresso della Columbia University. Questo appare uno spazio molto sereno: una porta, un lampadario, una scultura non figurativa che sembra una sottile colonna alta fino al soffitto. La luce è naturale: Marcella Gallotta ha detto che le piaceva la luce naturale che entrava dall'ingresso.
Più catalizzanti sono forse le foto dello Sri Lanka, della nostra amata ex-isola di Cylon, veramente irriconoscibili non per incapacità ma per caparbia volontà di renderle tali. C'è una fotografia intitolata Il lago, scattata nel 2000, che in realtà per Marcella Gallotta non rappresenta un vero lago ma la natura attraverso il tempo e lo spazio; con una barchetta sfuocata, per dire irriconoscibile, che percorre il tempo attraverso l'acqua.
Nella cascata, ripresa nello Sri Lanka nel 2000 nella zona di Kandy, si vede un'acqua spumeggiante molto idealizzata, e si dovrebbero vedere, forse alcuni vedono, delle persone che stanno facendo il bagno.
Il caso forse limite è quello della fotografia intitolata La scala scattata con l'artificiale (cioè la scala) insieme al naturale (cioè le rocce). La scala è rappresentata da alcuni gradini visti dall'alto nel fondo della grotta e le nuvole bianche sui lati della fotografia sono in realtà le rocce della grotta. Vorrei suscitare ricordi nostalgici, emozioni irripetibili, privilegi intellettuali di chi ha visto il modello reale, qui davvero irriconoscibile in termini di realtà , degli splendori indimenticabili di Sigyria.
Artisti raffinati, architetti sapienti, fotografi smaliziati saranno più in grado di me, rozza scrittrice neorealista, di apprezzare questo sforzo creativo straordinario di Marcella Gallotta, io però posso augurarle, con la mia stima, il successo di comunicazione che Marcella Gallotta sicuramente merita.
Fernanda Pivano
Orari:
lunedì dalle 12 alle 20
dal martedì al giovedì dalle 10 alle 22
venerdì e sabato dalle 10 alle 23.
domenica dalle 10 alle 20
La Feltrinelli, Libri e Musica
Milano, Piazza Piemonte 2