Sur le quais de Bari. Le multiformi opere dell'artista tendono all'astrazione, all'uso macroscopico del dettaglio, ed esprimono un fascino per le forme di degrado (rovine, statue mutilate, affreschi sgretolati, facciate lebbrose, ruggine).
Jean-Luc Defromont, francese nato in Marocco, ha vissuto a lungo a Casablanca, a
Parigi, a Bari. E' docente universitario e traduttore. Da anni, dipinge, fotografa e
realizza fotocomposizioni e fotomontaggi. Le sue opere tendono all'astrazione,
all'uso macroscopico del dettaglio, ed esprimono un fascino per le forme di degrado
(rovine, statue mutilate, affreschi sgretolati, facciate lebbrose, ruggine), non
solo per nostalgia romantica, ma anche per il potenziale emotivo della bellezza in
preda al tempo, la quale acquisisce in qualche modo una bellezza seconda, che passa
spesso inosservata. La ruggine rappresenta forse la più spettacolare di queste
metamorfosi. Durante le sue numerose visite al porto di Bari - "il museo di arte
contemporanea" della città -, il fotografo è stato colpito dalla tavolozza infinita
degli scafi che sfoggiano sfumature insospettabili, la paradossale ricchezza della
povertà (o rivincita della natura) che dispensa generosamente attraverso l'allegria
i suoi colori più accesi: e guardarle è come tuffarsi negli abissi della materia,
tra ombre e sfavillii. Ha fotografato da vicino "quadri" di metallo dipinto
dall'uomo e ridipinti dal tempo e dalla salsedine.
Oltre a questi cromatismi, ha
voluto cogliere altre atmosfere, altri paesaggi che compaiono / scompaiono sotto lo
sguardo e altre fantasie e chimere filigranate: il paravento giapponese della
chiglia rossa, i coralli su sfondo marino della chiglia blu. Gioielli d'oro, di rame
e d'argento. Esplorazione geologica. Tachisme. Impressionnisme. Partendo dalle
fotografie, Defromont ha realizzato fotocomposizioni per creare immagini più
astratte di ruggini, sfruttando determinate gamme di colori con effetti di
trompe-l'oeil. Ha scelto con cura i supporti di stampa: carta di cotone, preziosa e
materica per le foto, che non sono incorniciate per consentire l'accesso diretto
alla grana e alla profondità della materia. Per le fotocomposizioni, invece, ha
scelto supporti più tecnologici per creare un effetto di contrasto con il degrado
rappresentato, per ridar lustro al metallo corroso, per farne "quadri" veri e
propri: carta più o meno materica, talvolta plastificata, pannelli di alluminio.
Inaugurazione 28 marzo ore 19
Museo Nuova Era
Strada dei Gesuiti, 13 - Bari
Orari: 17- 20 chiuso la domenica e lunedì
Ingresso libero