Zelle Arte Contemporanea
Palermo
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A compass needle for our starry universe
dal 22/4/2009 al 24/5/2009
mart-sab 17-20

Segnalato da

Zelle Arte




 
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22/4/2009

A compass needle for our starry universe

Zelle Arte Contemporanea, Palermo

Gli artisti di questa selezione affrontano la tradizione scandagliando le possibilita' di adattamento, di mimesi, o di astrazione da tempi e luoghi, affidandosi a memorie intime o collettive.


comunicato stampa

A cura di Guillaume Von Holden

Zelle Arte Contemporanea presenta “A compass needle for our starry universe”, la prima collettiva dal carattere internazionale della nuova stagione, la cura è affidata a Guillaume Von Holden, antropologo attento da anni alle connessioni tra la storia dell’uomo e gli sviluppi dell’arte contemporanea. Così come afferma lo stesso Von Holden, l’artista è un’utile, seppur intuitiva, cartina al tornasole per le scienze antropologiche, generando una concatenazione infinita di elementi tradizionali cesellati puntigliosamente sul nastro polveroso del tempo, un’arte dichiaratamente figlia e mai genitrice, seppur capace di provocare temporanee amnesie.

Gli artisti di questa selezione affrontano la tradizione scandagliando le possibilità di adattamento, di mimesi, o di astrazione da tempi e luoghi, affidandosi a memorie intime o collettive.

Una sorta d’infinita scatola scenica capace di accogliere e ingoiare ogni tempo ed ogni luogo, tracciando attraversamenti trasversali di carattere narrativo così come puramente concettuale. Dalla credulità / incredulità popolare descritta da Zavattieri nei suoi falsi storici, attraverso il ponte di congiunzione tra perfezione cristallina della natura e pensiero applicato alla (dis)funzione, delineato dal “new object di Marco Bernacchia; dai cortocircuiti innescati dal greco Tsitsopoulos, tra decadenza barocca e disillusione contemporanea, sino ai ritratti di piccolo formato, con i quali Federico Lupo sembra piegare la tipica ritrattistica nobiliare ad un registro popolare, abbracciando infine il mood tragico, di “Stroke” di Carlos Llavata, non resta altro se non la chiosa chiarificatrice di Leo & Pipo, un esplicito invito a guardarsi indietro e specchiarsi in un passato costantemente ricodificato.

MARCO BERNACCHIA. Nato a Senigallia nel 1979, vive e lavora a Senigallia
I rami, ibridati da innesti a-funzionali, si trasformano per Bernacchia in monoliti lontani da una qualsivoglia definizione temporale, abbandonati ad una staticità funerea che rinnega la vita.
Natura oltre la natura, estratta e sezionata, rincorrendo quell’umanissima ricerca di “senso” che annega nel paradosso, sovvertendo l’ordine delle cose e riordinandole in strutture dal sapore domestico, quotidiano, eppure assolutamente straniante.

VITO DRAGO. Nato a Palermo nel 1973, vive e lavora a Londra
Dal ciclo sui libri, simulacri del “sapere” manipolati e ricostruiti, sino alla fascinazione per le anatomie radiografate e sintetizzate, Drago affronta una costante, stravolta, rimappattura dei territori di confine. Dai confini del corpo a quelli del sapere, sempre in bilico tra la vita e la morte, dinamiche più che leggibili nelle versioni di “Mors tua vita mea” dove il rito del nutrimento come funzione vitale, la ciclicità, la gerarchizzazione, divengono spina dorsale di un carnale attaccamento alla vita.

LEO & PIPO. Nati a Parigi nel 19xx, vivono e lavorano a Parigi
Dopo aver passato la loro infanzia tra la dolcezza e la quiete della periferia parigina, Leo & Pipo hanno difficoltà ad adattarsi all'austera Parigi, spinti dalla noia che popola le strade di questa ''città-museo'' che sembra respingerli, di riflesso tentano di catturarla. Figure anonime, d'altri tempi, comparse della vita dei quartieri, che non dicono nè giudicano, più semplicemente guardano la gente sperando che la stessa abbia voglia di guardare indietro.

CARLOS LLAVATA. Nato a Quart de Poblet, Valencia nel 1964, vive e lavora a Madrid
Polvere da sparo, parodia e cinismo. Esplosioni che sembrano aggredire, ferire, umiliare l’artista, un feticcio capace di incarnare le nostre paure. Ambiguo nel fornirci un punto di vista del tutto antitetico, quello di un carnefice dal sorriso beffardo stampato in faccia. Spettacolarizzazione giocata sull’effimero, dove la violenza è ritualizzata è mandata in fumo. Un’indagine sulle fragilità, sulla morte come possibilità di congiunzione alla vita.

FEDERICO LUPO. Nato a Palermo nel 1984, vive e lavora a Palermo
La perdita dell’innocenza e l’enigmatico, conseguente, slittamento della visione. L’immaginifico ritrovamento di un prezioso oggetto capace di ricondurre i nostri occhi ad una visione distorta e caleidoscopica sulla scia pulviscolare della memoria, un nastro consunto pronto a dissolversi.

FILIPPOS TSITSOPOULOS. Nato ad Atene nel 1967, vive e lavora a Madrid
Un innesto tra decadimento barocco e sfottente nichilismo punk, irrisolto tentativo di camuffare “la perdita della tensione ideale” nascondendo a fatica un grigiore spirituale in bilico tra suadente lirismo e fascinazione per lo scarto.
Se la bellezza è mimeticamente capace di nascondere la realtà, Tsitsopoulos sembra rendere mimetica la perversione, affidandosi ad un sottotesto che incanala l’attenzione sulla sofferenza, sulla pena come definitiva categoria dello spirito.

SERGIO ZAVATTIERI. Nato a Palermo nel 1970, vive e lavora tra Palermo, Valencia e Berlino
La natura scandagliata attraverso una struttura estetizzante che allude alla caducità della vita è il marchio di fabbrica che Zavattieri pone a sigillo della sua attuale ricerca. La presenza dell’uomo inavvertibile, né causa né frutto. A distanza di qualche anno dall’inizio del ciclo “Botanica”, l’uomo sembra invadere uno degli scatti dell’ultimo ciclo “Unidentified flying object”, dove non è l’arrivo di un disco volante, ormai familiare clichè sci-fi, ad apparire estraneo alla natura circostante, bensì l’uomo, nella veste marginale di comparsa senza copione.


Zelle Arte Contemporanea
via Matteo Bonello, 19 - Palermo
Dal martedì al sabato dalle h.17.00 alle h.20.00
Ingresso libero

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