Big city lights. I lavori in mostra sono accomunati dalla presenza delle luci: dalle insegne delle metropoli ai luna park. Vi sono i quadri che raffigurano Tokyo e New York, quelli invasi dai manga, una videoinstallazione e 2 lavori che sperimentano un'interazione tra video e pittura.
Venerdì 24 Aprile alle ore 19:00 presso la galleria Nuvole Arte Contemporanea di Montesarchio (BN) sarà inaugurata la personale dell'artista torinese
Marco Cerutti, dal titolo “Big city lights”.
I lavori presentati in questa mostra sono di quattro differenti tipologie, accomunate tra loro dalla presenza delle luci, siano esse quelle delle insegne
delle metropoli o quelle delle giostre dei luna park.
Vi sono i quadri che raffigurano Tokyo e New York, quelli in cui Tokyo viene “invasa” dai manga, un'audiovideoinstallazione multimediale interattiva e due
lavori raffiguranti luna park italiani, che vogliono sperimentare un'interazione tra video e pittura.
L’opera multimediale interattiva You are my cartoon! viene così descritta dal critico d’arte Ivan Quaroni: “Nella più recente video installazione, intitolata
You are my cartoon!, l’artista torinese crea un rapporto d’interazione tra il quadro e la realtà circostante. L’opera raffigura una strada di Tokyo con
alcune persone in primo piano.
Tra queste, c’è un autoritratto dell’artista, con un televisore sottobraccio. Tramite una webcam installata in apposito foro
nella tela, l’artista registra i movimenti prodotti dagli osservatori, proiettandoli su una porzione della superficie dipinta. In questo modo, Cerutti
dimostra di voler superare i limiti imposti dalla rappresentazione bidimensionale per cercare di approdare ad una sorta di expanded painting, capace di
contaminare la fabula pittorica con una serie di fulminee incursioni nella realtà ordinaria, allo scopo di far riflettere lo spettatore sul meccanismo
stesso della visione.”
Le mie più recenti opere, che uniscono video e pittura, intendono creare un connubio tra due mie grandi passioni: quella per le metropoli, per le luci ed i
colori artificiali introdotti in esse dall’uomo, e quella per il voyeurismo: uno spiare la gente in stile “Grande Fratello”.
Ma non intendo il voyeurismo del Grande Fratello della tv, bensì quello orwelliano.
Di per sé l’idea del Grande Fratello televisivo potrebbe essere anche un interessante esperimento sociologico, ma il concetto di base viene sviluppato
male, rendendo il tutto una becera trasmissione in cui un gruppo di persone rinchiuso in cattività non riesce a fare altro che dare il peggio di sé.
Quello che io intendo realizzare nei miei lavori non è focalizzarmi su un gruppo di persone estraniato dal proprio contesto, bensì puntare la telecamere
su un contesto, su un luogo, e riprendere ciò che realmente accade in quel luogo, senza nessun intervento da parte dell’uomo, senza nessun canovaccio,
senza tantomeno consapevolezza da parte delle persone riprese.
Una vera e propria “candid camera”, nella quale tutto può accadere, ma l’importante è che se qualcosa accade non è perché ci sono le telecamere, ma
perché sarebbe accaduto comunque: se io riprendo una banca, ho una minima probabilità di riprendere una rapina o qualcosa di interessante, ed
un’altissima probabilità di riprendere invece normali clienti che entrano ed escono dalla banca.
Ma è proprio l’incognita di quello che accadrà nella realtà, nel vero futuro, che ormai è passato ripreso, fermato e fossilizzato nell’opera, ciò che
m’interessa.
Quando io filmo una giostra, con tanto di passeggeri, potrà esserci chi si diverte, chi sta male e forse anche chi precipita da quella giostra, ma
l’importante è che io ho ripreso la realtà e ho trasformato in attori inconsapevoli persone normali, come avviene peraltro con le innumerevoli
telecamere di sicurezza che invadono ormai le nostre città.
Ma la mia telecamera non intende tutelare la sicurezza di nessuno, bensì immortalare un attimo e renderlo arte, lasciando l’incognita su tutto ciò che è
accaduto prima alle persone riprese e su tutto ciò che capiterà loro dopo: l’importante non è il chi, ma il dove.
E’ la città ad essere protagonista, ed un angolo diventa involontario palcoscenico di tante storie.
Questo angolo non invade l’intero quadro, ma solo una piccola porzione, proprio per rendere l’idea che, mentre la pittura ferma, come la fotografia, un
istante, per riprodurlo su tela, il video ha il potere di raccontare molti attimi, molte storie, ripetendole in un loop ossessivo che determina un’irreale
deformazione del tempo, unendo all’infinito la fine con l’inizio, creando così una sorta di realtà parallela in cui un attimo prima sei più vecchio ed un
attimo dopo sei più giovane, seppur solo di qualche secondo, minuto, ora o giorno, a seconda della durata del video che viene messo in loop.
Mi affascina l’unione di questo punto A, l’inizio del video, con il punto B, la fine, per cui l’istante BA in cui il video si ripete può essere un piccolo salto
impercettibile, come un enorme sbalzo in cui tutto è irrimediabilmente cambiato.
Inaugurazione Venerdì 24 Aprile alle ore 19
Nuvole Arte Contemporanea
via IV Novembre (1 traversa) - Montesarchio (BN)
Orari: Lun./Sab. 9:00/13:00 – 17:00/20:00. Domenica su appuntamento
Ingresso libero