Clara Brasca
Italo Chiodi
Francesco Correggia
Ale Guzzetti
Franco Marrocco
Felice Martinelli
Stefano Pizzi
Beppe Sabatino
Tarshito
Andrea B. Del Guercio
Nelle dimensioni limitate ma avvolgenti della Cappella si confrontano 10 opere di: Clara Brasca, Italo Chiodi, Francesco Correggia, Ale Guzzetti, Franco Marrocco, Felice Martinelli, Stefano Pizzi, Beppe Sabatino, Tarshito.
Il sistema contemporaneo dell’arte: nuovi intrecci fra soggettività e tradizione.
Prof. Andrea B. Del Guercio
Titolare Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea - Accademia di Belle arti di Brera Milano.
Lungo questi dieci anni di indagini e di ricerche, dopo aver riverificato e ricontrollato risultati conosciuti e sconosciuti nell’epoca moderna attraverso la ricollocazione nella coscienza critica e nell’esperienza creativa, ma soprattutto lavorando concretamente-lungo questi dieci anni- con la cultura artistica contemporanea, dove si intende la predisposizione di un vasto sistema espressivo, multilinguistico e multigenerazionale, specifico e mirato sulle proprie leggi e valori, scorporata la prassi della citazione dal patrimonio iconografico, coscienti - lungo questi dieci anni - fino a sradicare la diffusa tendenza all’autoreferenzialità dell’arte contemporanea nel sistema globale, si è giunti ad aprire, all’interno del concetto di ‘arte sacra’, una stagione nuova nel rapporto tra arte, architettura, teologia e liturgia, per proiettare riflessione e produzione sulla forbice ampia, immensamente diversificata tra testimonianza e funzione, dell’“estetica del sacro”.
Si è ben compreso ormai anche in Italia, in ritardo rispetto al patrimonio diffuso in area franco-tedesca, l’urgenza, da tempo (dagli anni ’60) sollecitata da più parti (da Alberto Burri a Dan Flavin) di affrontare con responsabilità, con reciproco confronto nella forza dell’autonomia che produce valore, di attraversare e frequentare il borderland insito nell’esperienza estetica del sacro, della confessione religiosa, dell’interconfessionalità che unisce anche nelle differenza e che arricchisce l’esperienza spirituale e la ricerca di fede.
Il primo dato è il superamento della retorica del ‘mistero’ dell’atto creatore dell’arte e dell’artista, riconsegnando attraverso un processo antropologico in regress (C.Costa) l’essenza esperienziale estetica posta all’origine dell’arte sacra, nata con la volontà di memoria dell’icona, con la sua fissità concettuale, immobilità fotografica, centralità verso la grande astrazione della fruizione.
Sappiamo che la storia dell’arte moderna e contemporanea ha definito il ritorno della centralità dell’icona, di un’opera che ha escluso, che ha archiviato il ‘racconto’, che ha privilegiato il rigore della notizia, la sua incisività aperta, la sua manipolazione nella fruizione attraverso l’interferenza ed il confronto, lo scambio, tra sottolineatura e cancellazione; abbiamo reintrodotto il ‘mistero’, direttamente nell’opera, riconsegnandole la complessità che le è propria solo nel processo di fruizione, nello spazio della fruizione, nella natura dell’habitat, nella sua istallazione.
Il secondo dato riguarda l’azione espressiva individuale condizionata dal confronto con il patrimonio storico globale e studiato all’interno del proprio sistema linguistico; l’artista contemporaneo, che appartiene per scelta e per verifica alla cultura contemporanea dell’arte, riconosce ed approfondisce, con valore di contributo specifico, i valori della fede, sottolinea i suggerimenti teologici, esalta l’azione liturgica nell’opera; il suo procedere è lento ma progressivo, mirato ma largo nello spettro di manipolazione, attento a perdersi tra i dati e le emozioni.
Questo processo appare solo una parte ed in parte nell’opera, dove la redazione si configura solo come atto parziale, nascosto e riservato; l’opera contemporanea è una realtà oggi autonoma rispetto al suo artefice in ragione di una vita interna che le è propria ed in conseguenza della sua collocazione; l’opera contemporanea non è storica anche se riconoscibile, non ha esperienza che di se stessa e muove i primi passi nello spazio, nel procedere che cambia mutando se stessa, crescendo e rinnovandosi, sfuggendo alla conservazione per essere in vita.
In base a questi due dati l’arte sacra contemporanea appare religiosamente contemporanea, naturalmente in cammino, spiritualmente animata da passione, liturgicamente attiva nella fruizione. Ma nelle nostre chiese essa non trova collocazione, è spesso sola e isolata nel vuoto, nel silenzio e nell’asetticità del bianco, non vive nel confronto con i suoi simili e con gli uomini; l’opera non è adorabile ma lo potrebbe anche essere, l’opera non racconta ma invita a pensare perché il racconto cresca rinnovandosi fino a farsi esperienza e testimonianza nel tempo presente; l’opera che scrive è una costante della contemporaneità, dove la parola non è una citazione ma un’iscrizione che rinnova il suo messaggio; l’opera è colore e luce, si può espandere nello spazio ed avvolgere contaminandosi con il respiro dell’anima umana; l’opera è nella forma della materia e nelle sue proprietà e nei suoi processi di produzione per essere organismo che interagisce attivamente ed obbligatoriamente; l’opera è suono che attraversa l’energia della comunicazione collettiva nello spazio consacrato; l’opera definisce lo spazio, interagisce con e sostiene, rinnova e prolunga, rianima la consacrazione attraverso la fruizione, l’ascolto e la parola, il gesto ed il segno; l’opera è un caleidoscopio che appartiene a se stessa per agire, come ognuno di noi, con gli altri, ottenendo dagli altri ragione e senso alla sua esistenza.
Ho visto opere ascoltare il sacro, consacrare lo spazio, suggerire la fede; opere diverse, del tutto diverse l’una dall’altra come ognuno di noi per appartenere poi ad un’unica famiglia. Lungo il percorso della cultura contemporanea dell’arte si potrà chiedere, invertendo un’abitudine del pensiero (G.R.) ad un “pittore che non crede di esprimere messaggi religiosi” ma anche “chiedere a un cieco di parlare della luce e dei colori, oppure chiedere a un sordo di parlare di rumori, di suoni e di musica” .
Trenzano, ChiesettaGENTILIZIA Ducco.- Clara Brasca, Italo Chiodi, Francesco Correggia, Ale Guzzetti, Franco Marrocco, Felice Martinelli, Stefano Pizzi, Beppe Sabatino, Tarshito.
Nelle dimensioni limitate ma avvolgenti della Cappella, seguendo il filo continuativo delle pareti, ho predisposto la distribuzione espositiva di dieci grandi opere d’arte; si è trattato infatti di scegliere nella produzione degli artisti singole opere che potessero contemporaneamente dichiarare un’interiore volontà espressiva ma anche predisporsi al confronto con un sistema articolato di valori diversi.
Lo spazio offre infatti per sua natura liturgica la compresenza di momenti individuali e di processi collettivi; ogni opera appare una voce, o la lettura di un Salmo, l’ascolto di una preghiera, mentre tutte insieme danno emblematicamente senso alla coralità dell’esperienza spirituale; nella scelta delle opere vanno ad interagire momenti iconografici chiaramente riconoscibili nella cultura estetico-teologica mentre altre opere indagano nuovi confini tematici, elaborano esperienze religiose interconfessionali ritracciando elementi di comunione e di differenziamento.
Indubbiamente l’esperienza che la fruizione è invitata a cogliere necessita di grande disponibilità e di quella volontà di abbandono di dati e nozioni certe e consolidate per ritrovare maggiore ricchezza di sfumature, di radici antropologiche e di sensibilità contemporanea.
Trenzano, Nuovo Auditorium
Quando ho concepito l’idea di un’area espositiva dedicata ai giovani artisti ed agli studenti delle Accademie di Belle Arti di Milano e di Brescia ipotizzavo sulla nuova sede dell’auditorium un percorso di opere pittoriche di grandi dimensioni, e su questa base ho predisposto gli inviti e orientato la creatività; in breve tempo sono affluite immagini e soluzioni progettuali molto diverse ed articolate sul piano dei temi, nelle soluzioni formali, nelle dimensioni e nelle tecniche. Rapidamente mi resi conto che il maggior valore di tutta l’operazione stava in quel sistema processuale fortemente sperimentale e ricco di variabili; soprattutto i più giovani dimostravano una curiosità per i temi religiosi e per l’esperienza spirituale sicuramente vivace ma anche con forti necessità di approfondimento espressivo.
La soluzione quindi è stata sul piano espositivo quella di ricreare attraverso opere e sopratutto frammenti la vitalità propria di una grande Accademia, di un laboratorio d’arte caratterizzato da spirito di ricerca e volontà di sperimentazione; mentre scrivo questo testo in realtà non sono in grado di prevedere l’allestimento nè la successione delle opere mentre penso di poter lasciare e porre al centro di questa nuova esperienza la libera creatività degli artisti; lo spazio organizzato in forma di grande galleria andrà quindi ad assorbire un caleidoscopio di immagini secondo il principio di un accumulo di idee e di suggestioni, di appunti e di forme definitive.
Al momento ho potuto notare nella gran quantità di materiale raccolto quanto la creatività dei giovani artisti risulti attenta ai contenuti della sacralità che avvolge la vita e l’esperienza umana; nel risultato complessivo il patrimonio iconografico fatto di citazioni e simboli è attentamente indagato ed estrapolato con approfondimenti specifici e personali; anche sul piano cromatico si osserva una scelta analitico-creativa determinata dall’unicità del rosso, quindi con valore di passione, il giallo che apporta tensione ed illuminazione ed il blu tendente ad un’idea di spiritualità intima e salvifica. Accanto alla pittura e dentro di essa, tra soluzioni figurative ed astratto-gestuali, trova significativo spazio il sistema di comunicazione scritta, di parola incisa; ma in crescente affermazione linguistico-visiva si rileva la presenza dell’indagine fotografica, sia nelle soluzioni compositive che di documentazione interpretativa di eventi e manifestazioni sociali.
Inaugurazione ore 19.30 Nuovo auditorium
Cappella Gentilizia Ducco
via Castello - Trenzano (BS)