Bernd e Hilla Becher
Paola De Pietri
Olafur Eliasson
Elger Esser
Candida Hofer
Louise Lawler
Sophy Rickett
"Assenza di voci in paesaggi naturali, in luoghi testimoni di un passato industriale, in spazi pubblici; ma anche mancanza di titolo - chiave di lettura suggerita dall'artista che rende piu' esplicita la narrazione - o di punto di vista univoco nella lettura dell'immagine." In mostra opere di: Bernd e Hilla Becher, Paola De Pietri, Olafur Eliasson, Elger Esser, Candida Hofer, Louise Lawler, Sophy Rickett.
Silenzi: assenza di voci in paesaggi naturali, in luoghi testimoni di un passato
industriale, in spazi pubblici; ma anche mancanza di titolo - chiave di lettura
suggerita dall'artista che rende più esplicita la narrazione - o di punto di vista
univoco nella lettura dell'immagine.
Apre l’esposizione una coppia di Water Tower di Bernd e Hilla Becher, fotografate
negli USA. La scelta del bianco e nero, raffinatissimo nelle due opere presentate,
la tipologia ripetuta della stessa struttura di archeologia industriale, la sua
dimensione sempre uguale e la sua centralità nell’inquadratura, la luce neutra senza
ombre fanno lo stile inconfondibile dei due artisti tedeschi. Ma le due torri
d’acqua sono qui meno decontestualizzate che in altre fotografie della stessa serie:
minuscole case e alberi dai rami graficamente ben definiti costituiscono uno sfondo
particolare che, nell’assoluto rigore dell’immagine, aumenta la monumentalità del
soggetto ritratto.
Anche nel lavoro di Olafur Eliasson le singole fotografie sono parte di un insieme
che le raggruppa per tipo di soggetto e che rende evidenti aspetti formali come
l’uguaglianza di dimensione o la regolarità della linea dell’orizzonte che le
attraversa tutte alla stessa altezza. Guardate una per volta, ognuna mostra in ricco
dettaglio le caratteristiche di un particolare aspetto della natura islandese,
geologicamente giovane e potente, in costante evoluzione. Nelle fotografie delle
Iceland series, che ritraggono paesaggi ghiacciati da cui emergono coni di lava, i
dettagli del ghiaccio e della roccia sono fissati con chiarezza cristallina sotto la
luce piatta di una coltre omogenea di nuvole attraverso cui si intravede il sole.
Il continuo rimando tra individualità e serialità è presente anche nel lavoro di
Sophy Rickett Twelve Trees, M40. Ogni fotografia mostra un albero che si staglia
isolato su uno sfondo perfettamente nero, decontestualizzato dall’ambiente
circostante. Scelta formale e concettuale che evidenzia l’unicità di ciascun albero,
di cui risaltano i minimi dettagli, ma nello stesso tempo lo mostra come un
esemplare della specie di cui si vogliono descrivere i caratteri. Nell’ambiguità dei
confini nell’interpretazione della natura e del paesaggio, Rickett va oltre la
sottolineatura romantica di un ritratto in cui gli alberi sembrano brillare nel buio
circostante, per collocarli in una più fredda e più scientifica griglia di
rappresentazioni.
La ricerca di Elger Esser si muove su una linea che sta tra documentazione
fotografica e riferimenti pittorici all’arte del passato. Le sue immagini di grandi
dimensioni ritraggono paesaggi in cui l’acqua è l’elemento prevalente, i colori sono
ridotti all’essenziale e spesso virano al giallo, la luce è lattiginosa, l’atmosfera
rarefatta e densa di suggestioni. Sembra di percepirvi un diffuso senso di
immobilità e silenzio. Nonostante il titolo definisca esattamente il luogo ritratto
- in mostra Montlouis, France -, nelle fotografie di Esser c’è una sorta di
astrazione che produce una tensione affascinante tra il paesaggio incontrato
dall’artista e quello di cui lo spettatore ha avuto diretta esperienza emozionale.
Nelle fotografie del deserto di Paola De Pietri, immagini che sembrano dipinte, la
poesia prevale sull’informazione, la funzione simbolica su quella comunicativa.
L’artista analizza e indaga, e poi di fatto contempla la realtà da cui estrae
immagini godibili per la loro bellezza figurale. «Per riposizionare lo spettatore
nel punto occupato tradizionalmente dal contemplatore, Paola De Pietri attraversa il
paesaggio. […] Così facendo ella restituisce le cose al tempo piuttosto che allo
spazio […] Per lei fotografare significa darsi la possibilità di rallentare il
battito del tempo, il fluire delle visioni, l’impressione della realtà stessa.
Questo rallentamento apre a inedite esperienze: lascia varchi all’altro e
all’inatteso». (dal testo Un altro tempo, un altro da me di Sergio Risaliti nel
catalogo della mostra aprile – maggio 2008).
In San Augustin, Mexico Candida Höfer ha fotografato la chiesa in una fase di
ristrutturazione che rende ancora più evidenti la purezza e il rigore
dell’architettura dell’ambiente spoglio, in cui due serie di statue appoggiate ai
pilastri si fronteggiano simmetricamente. In Zentralinstitut für Kunstgeschichte,
München la perfetta scansione spaziale orizzontale e verticale incornicia un insieme
di statue classiche che “affollano” la sala. Chiesa e museo, due luoghi pubblici
tipici dell’archivio fotografico dell’artista, come sempre ripresi in assenza di
persone, ma non per questo meno significativi. Luoghi sospesi in una pausa della
loro funzione, in un silenzio quasi metafisico che li carica di particolare
intensità. Se li si sa ascoltare, quegli spazi raccontano ciò che solitamente
nascondono alla vista.
La ricerca fotografica di Louise Lawler indaga sull'arte e il suo ruolo.
Fotografando opere d'arte in musei, fondazioni e in collezioni private, l’artista
mostra le modalità con cui queste sono selezionate ed esposte, sottolinea
l'influenza del contesto sulla percezione dell'oggetto artistico e si interroga sul
significato dell’arte nella nostra società. In mostra è presentata Nantes II, in cui
l’equilibrio delle forme e dei colori trasforma le opere fotografate in “segni
estetici” che possono assumere significati diversi a secondo del contesto.
"And art is always a collaboration with what came before you and what comes after
you". Louise Lawler
Immagine: Paola De Pietri, senza titolo (Vajont), 2003 cm. 108x135,5. Ink jet print su carta ed.5
Inaugurazione: venerdì 15 maggio 2009 dalle ore 18.00 alle 23.00
Galleria Alberto Peola
via della Rocca, 29 - Torino
Orario: da lunedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30 mattino su appuntamento
Ingresso libero