60 fotografie documentano, attraverso le immagini delle architetture della citta', le trasformazioni di Berlino. Le opere indagano i rapidi processi di metamorfosi della citta' e la sua storia, dagli edifici voluti dal re di Prussia alle rovine della II Guerra Mondiale fino alla ricostruzione dopo la caduta del Muro e le nuove architetture contemporanee.
La Triennale di Milano, nell’ambito di Triennale Architettura, presenta la mostra di Giovanni Chiaramonte In Berlin: un selezione di 60 fotografie di medio e grande formato, che documentano, attraverso le immagini delle architetture della città, le trasformazioni di Berlino. Le opere di Chiaramonte indagano i rapidi processi di metamorfosi della città e la sua storia, dalle architetture volute dal re di Prussia alle rovine della seconda guerra mondiale fino alla ricostruzione a seguito della caduta del Muro di Berlino e le nuove architetture contemporanee.
Il lavoro di Chiaramonte a Berlino inizia nel dicembre 1983, inviato da Lotus a fotografare learchitetturedi Alvaro Siza e l’insediamento di Oswald M. Ungers a Lützow Platz. Nel 1984, il fotografo viene chiamato dall’I.B.A. a produrre un’opera su Berlino da esporre alla Martin Gropius Bau, e negli anni successivi grazie a finanziamenti del DAM di Frankfurt/M., della Triennale di Milano e di altre istituzioni pubbliche e private, riscopre e sviluppa nelle proprie immagini l’architettura della città, chiave di volta della storia tedesca e della tragedia europea del secolo scorso.
Tra le colonne classiche di Glienicke, i busti degli imperatori romani di Charlottenburg e i castelli di Potsdam, le sue fotografie rivelano il progetto del re di Prussia teso a edificare Berlino su modello di Atene e Roma, con la volontà di dimostrare come la città potesse essere l’unica capace di far proseguire nella storia il destino della civiltà occidentale.Il fotografo indaga poi le grandi rovine e i vuoti lasciati dalla Seconda Guerra Mondiale tra Anhalter Banhnhof e Potsdamer Platz, seguendo l’epopea della ricostruzione della città a partire dagli anni ’80 del secolo scorso sino alla caduta del muro. Nel passaggio dall’immagine quadrata alla veduta panoramica sul doppio quadrato, Chiaramonte celebra l’edificazione della Berlino contemporanea come capitale della Germania riunita e come centro propulsore dell’identità europea.
Con il suo lavoro, il fotografo non vuole stabilire confronti fra il periodo precedente e quello antecedente la caduta del muro di Berlino, non si pone in modo celebrativo ma contemplativo. Da osservatore, Chiaramonte attraverso la fotografia vuole rivelare la vera e più profonda natura della città. Il fotografo dedica un’attenzione totale ai fatti, svelando così aspetti nascosti e tratti latenti della città e della sua storia, puntando a sollecitare la curiosità dell’osservatore.
In Berlin consolida ulteriormente il rapporto fra Giovanni Chiaramonte e la Triennale di Milano, un rapporto che dura da oltre vent’anni e che ha visto la partecipazione del fotografo a mostre come La ricostruzione della città, Oltre la città la metropoli, Le città immaginate, Il progetto domestico, Il centro altrove, Asfalto: il carattere della città. Chiaramonte ha inoltre esposto in Triennale la prima opera fotografica di Wim Wenders, Scritto nel West.
Dal 1994 al 1997 è il fotografo ufficiale delle mostre della XIX Triennale. Nel 1996 è presente con un’ampia sezione di sue fotografie sull’identità italiana nella sezione di Italo Rota alla XIX Esposizione Internazionale. Nel 2000, con l’allestimento di Pierluigi Nicolin e con elementi architettonici di Enzo Mari, espone la personale Milano. Cerchi della città di mezzo. Ha curato nel 2002 la sezione di fotografia della mostra Le città in/visibili. Nel 2007, realizza una sequenza creativa all’interno del nuovo Triennale Design Museum.
Biografia
Nato nel 1948 a Varese da genitori di Gela, Giovann i Chiaramonte inizia la sua attività artistica alla fine degli anni sessanta. Si dedica alla relazione tra luogo e identità dell'uomo, e al destino dell’Occidente, con i volumi: Giardini e paesaggi ,1983, Terra del ritorno, 1989, Penisola delle figure, 1993, Westwards, 1996, Ai confini del mare, 1999, Milano. Cerchi della città di mezzo, 2000, Pellegrinaggi occidentali, 2000, Frammenti dalla Rocca-Cefalù, 2002, Dolce è la luce, 2003, Abitare il mondo: EuropE, 2004, Berlin. Figure, 2004, Attraverso la pianura, 2005, Senza foce, 2005, Come un enigma_Venezia, 2006, Nascosto in prospettiva, 2007.
Queste opere sono state accompagnate dai testi dei poeti e scrittori Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Luca Doninelli, Umberto Fiori, Roberto Mussapi, Giovanni Raboni, Davide Rondoni e dai testi critici di Gianni Canova, Michele Cometa, Enrico Gusella, Elena Pontiggia, Arturo Carlo Quintavalle, Roberta Valtorta, Francesco Zanot.
Nel 1983 viene chiamato dall’arch. Pierluigi Nicolin a collaborare alla rivista “Lotus International” e nell’anno successivo, su incarico dell’arch. Josef Kleihues, fotografa la nuova Berlino edificata dall’IBA. Le immagini berlinesi vengono esposte nelle più importanti gallerie europee e americane, tra cui il Deutsches Architekturmuseum di Frankfurt, il Museo di Arte Contemporanea di Caracas, la Triennale di Milano, la Biennale di Venezia. La fotografia di architettura di Giovanni Chiaramonte attraversa consapevolmente la parabola del Moderno, analizzando le opere di K.F. Schinkel, A. Antonelli, M. Piacentini, G. Muzio, G. Ponti, M. Van der Rohe, D. Pikionis, S. Lewerentz, P. Portoghesi, J. Nouvel, O. Niemeyer, J. Stirling, A. Siza, F.O. Gehry. Per le sue fotografie di architettura hanno scritto Ph. Johnson, O.M. Ungers, K. Forster, M. Zardini.
Il 25 ottobre 2005 gli viene conferita la laurea Honoris Causa in Architettura dall’Università degli Studi di Palermo, per la ventennale collaborazione sul tema della città e dell’abitare con le riviste e le istituzioni nazionali e internazionali. Nel 2006 gli viene assegnato il Primo Premio Friuli-Venezia Giulia per la Fotografia e nel 2007 l’Oscar della Fotografia di Benevento.
Giovanni Chiaramonte ha fondato e diretto collane di fotografia per Jaca Book, Federico Motta Editore, Società Editrice Internazionale ed Edizioni della Meridiana, Ultreya-Itaca, accompagnando il suo lavoro artistico con una riflessione storica e teoretica dedicata agli autori a lui più vicini, tra cui Paul Strand, Minor White, Eugene Smith, Robert Frank, Paolo Monti, Mario Carrieri, Andrej Tarkovskij, Joel Meyerowitz, Wim Wenders, Robert Adams.
Dal 1984 al 1998 ha insegnato Storia della Fotografia e Storia della Visione Ottica rispettivamente alla Civica Scuola di Fotografia e alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Nel 1998 ha tenuto il Corso Fotografare la Città alla Facoltà di Architettura di Darmstadt.
Dal 2000 al 2003 ha insegnato Drammaturgia dell’Immagine alla Facoltà Teologica di Sicilia, e dal 2004 al Master di Fotografia presso Forma a Milano. Dopo le Università di Palermo e di Parma, attualmente è docente di Storia e Teoria della Fotografia allo IULM di Milano.
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Inaugurazione 12 maggio 2009, ore 19
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6
Orari: martedì-domenica 10.30-20.30
giovedì 10.30-23.00
ingresso libero