La mostra, dal titolo 'Profili, tra pittura e fotografia...', vede protagoniste sia nuove opere di commistione tra pittura e fotografia, sia opere esclusivamente pittoriche. A cura di Paolo Barozzi.
a cura di Paolo Barozzi
Nuova mostra personale di Ottavio Pinarello, dal 15 maggio al 26 giugno 2009 (salvo proroghe), organizzata a Venezia da Paolo Barozzi in concomitanza con l'inizio della Biennale. L'evento, dal titolo "Profili, tra pittura e fotografia...", vedrà protagoniste sia nuove opere di commistione tra pittura e fotografia, sia opere esclusivamente pittoriche, esposte in un luogo di riferimento per l'arte contemporanea come lo Studio Barozzi alle Zattere.
Paolo Barozzi, già amico e assistente personale di Peggy Guggenheim negli anni ' 60, è diventato successivamente un noto gallerista e promotore d'arte tra Venezia e Milano; oltre ad aver esposto i più grandi nomi del panorama nazionale (da Rotella a Vedova, da Parmeggiani a Dorazio...), è stato uno dei primi a proporre ed esporre in Italia, visto anche il suo contatto con Leo Castelli, artisti come Jasper Johns, Dennis Hoppenheim, Lichtenstein, Rauschenberg, Andy Warhol, Allan Kaprow, Joseph Kossuth solo per ricordarne alcuni; dato l'interesse di Barozzi anche per il cinetico e l'optical, è da ricordare anche il suo legame con la Galleria Denise René di Parigi, con cui ha organizzato varie mostre, soprattutto di Victor Vasarely. “[….] Barozzi da tempo segue il percorso artistico di Pinarello, che, dopo una lunga fase astratta nella quale esprimeva sensazioni ed emozioni tramite la rappresentazione del flusso e reflusso della materia in continuo stravolgimento, negli ultimi anni è progressivamente passato ad un periodo più prettamente simbolista-concettuale, che gli permette di trasmettere le emozioni avvertite in maniera forse anche più immediata rispetto alla precedente fase informale.
Complici di questa volontà sono stati forse gli studi classici dell’artista, che lo hanno portato ad approfondire tematiche umanistiche e filosofiche, e principalmente anche una sua naturale e spiccata tendenza alla riflessione sui concetti significanti della realtà e dell’esistenza. Questa volontà di approfondire l’indagine introspettiva e di affrontare il percorso tra i sentimenti e le sensazioni umane lo porta quindi all’inserimento forte e deciso nelle sue opere dei simboli della figura umana e soprattutto del profilo del volto umano: una semplice forma stilizzata posta spesso sui precedenti sfondi informali. Attraverso questa operazione Ottavio Pinarello apre tutta una lunga serie di situazioni e di riflessioni profonde che trasmigrano dal suo essere alla tela, e alle sue esecuzioni in generale, e successivamente si infondono nell’osservatore, stimolato a sua volta alla riflessione e all’indagine interiore. L’artista realizza così una sorta di trasferimento delle sue visioni concettuali nelle proprie realizzazioni, che in questo modo divengono, per trasfigurazione, specchio dell’enigmatica e ambigua complessità umana. Tocca poi agli osservatori più sensibili e attenti trasmigrare a loro volta nell’opera, quasi immedesimandosi nei profili ritratti, per decifrare e fare propri i concetti espressi, proprio grazie alle chiavi di lettura inserite dall’artista.
Ed è anche nella pluralità di letture possibili che la tematica dell’artista si concretizza: letture diverse in fasi diverse, anche in base ai differenti stati d’animo con cui uno stesso osservatore si confronta con la medesima realizzazione. Il fatto poi di inserire questi simboli in sfondi informali o in scenari vagamente metafisici, ma comunque senza una precisa connotazione spazio-temporale, contribuisce a dare alle opere e ai loro significati un senso di universalità che travalica i normali riferimenti. La ricerca ha portato poi Pinarello ad utilizzare in alcuni suoi lavori anche lo strumento della fotografia, che in passato teneva separato dalla pittura, per analizzare ed approfondire in maniera alternativa i concetti già oggetto di indagine all’interno del suo caratteristico percorso simbolista ed anche per esplorarne di nuovi. Opere di commistione tra fotografia e pittura hanno quindi visto la luce. I particolari scatti fotografici realizzati dall’artista, e le immagini che ne trae, assumono ancora il valore di autoanalisi e conseguentemente di esplorazione concettuale dei meandri della mente umana.
L’immagine fotografica (o sue porzioni) viene successivamente impressa su parte della tela, che a sua volta subisce un successivo intervento pittorico non certo indirizzato a coprire e ricalcare l’immagine fotografica stessa, che deve rimanere visibile come tale e leggibile come istantanea di una realtà interiore, ma rivolto piuttosto a contenere e a motivare ulteriormente la foto medesima e i suoi significati; quasi come se la realtà trasfigurata dello scatto fotografico fosse contenuta e rivelata in un’altra dimensione simbolica rappresentata pittoricamente, e da questa traesse quindi maggiore forza e incisività. [….]” (di Giovanna Le Noci – brano estratto da un articolo di Arte Contemporanea, numero di maggio-giugno 2008).
Inaugurazione 15 maggio dalle ore 19 alle 21
Studio Barozzi
Dorsoduro 401 - Venezia
Per informazioni e visite: 041 5231331