La pratica artistica di Campanini trova la sua origine in ibride composizioni scultoree, in oggetti ritrovati e assemblati in equilibri precari. Sono strutture fini a se' stesse, composti effimeri, destinati a perdersi, che sopravvivono unicamente come traccia nella resa pittorica.
La pratica artistica di Campanini trova la sua origine in ibride composizioni scultoree, in oggetti
ritrovati e assemblati in equilibri precari. Le sue sculture resistono all’individuazione semantica,
sono strutture fini a sé stesse; eppure divergono dall’opera disinteressata modernista, non
ricercano alcun nucleo di purezza né hanno pretese di autonomia. Sono composti effimeri,
destinati a perdersi, sopravvivono unicamente come traccia nella resa pittorica. La pittura di
Campanini svolge rispetto alla scultura un ruolo paragonabile all’indice semiotico: esiste un
rapporto di contiguità tra i due termini ma non di identità. La pratica pittorica è interpretata infatti
come procedimento impersonale, che introduce una distanza tra l’artista e la scultura. La nozione
di indice era stata esplorata a fondo da Marcel Duchamp, che in essa aveva visto la possibilità di
indagare il rapporto tra casualità e predeterminazione presente nella genesi dell’opera.
E’ ciò che
interessa anche a Campanini: la pittura non è uno strumento per appropriarsi intimamente
dell’oggetto, ma è invece una pratica di distanziamento, che segna una lontananza tra l’autore e
ciò che è ritratto.
Il procedimento tecnico è il mezzo che permette all’assemblaggio scultoreo di risultare estraneo e
per questo di riproporsi come semplice presenza tangibile che viene ritrovata dall’artista. Le
sculture acquistano così un’autonomia rispetto all’idea e al progetto dell’artista, in modo da
presentarsi come scoperte.
Nei suoi ultimi lavori Campanini ricorre alla grafite e al bianco e nero, procedimento che crea
un’ulteriore distanza tra l’autore e il soggetto pittorico. Le sue sculture non sono più sospese in
un neutro sfondo atemporale, ma sono immerse nella vegetazione, a sottolineare come tra la
nascita di una forma e il germinare della vegetazione non esista molta differenza, in quanto
entrambe seguono procedimenti sia predeterminati che casuali. Le sue fragili composizioni
acquistano quindi quella qualità di anonimato rispetto all’autore che permette loro di
riconfigurarsi come un’ipotesi di esistenza abitudinaria, scontata, negli assolati esterni in cui sono
immerse.
Pierpaolo Campanini è nato a Cento (Ferrara), dove vive e lavora.
Tra le sue recenti mostre personali: Blum and Poe, Los Angeles (2008), Corvi-Mora, Londra
(2007), Salon 94, New York (2006), francesca kaufmann, Milano (2005), Statements, Art Basel,
Basilea, Spazio Aperto, Galleria d'Arte Moderna, Bologna (2004). Ha inoltre partecipato alle
seguenti mostre collettive: Italics, Palazzo Grassi, Venezia, Residenza d'Artista, Museo Carlo Zauli,
Faenza (2008), Apocalittici e integrati, MAXXI, Roma (2007), Quadriennale di Roma (2005).
Inaugurazione 26 maggio 2009 ore 18
Galleria Francesca Kaufmann
via dell'Orso, 16 - Milano
Orario: Da martedì a venerdì: 11 - 19:30 sabato: 14 – 19:30
Ingresso libero