Maria Antelman
Rosa Barba
Kerstin Bratsch
Philippe Decrauzat
Haris Epaminonda
David Maljkovic
David Noonan
Lisa Oppenheim
Ryan Trecartin
Lizzie Fitch
Enrico Baj
Cecilia Alemani
Germano Celant
La mostra Solaris presenta i lavori di 10 artisti internazionali, che in un gioco di rimandi continui tra passato e futuro, tracciano paesaggi immaginari nei quali si muovono creature fantasmatiche, visioni oniriche e forme ipnotiche. A cura di Cecilia Alemani. L'esposizione 'Enrico Baj. Mobili Animati' presenta su due piani, una scelta di 50 opere dell'artista. A cura di Germano Celant.
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SOLARIS
a cura di Cecilia Alemani
Maria Antelman, Rosa Barba, Kerstin Brätsch, Philippe Decrauzat, Haris Epaminonda, David
Maljkovic, David Noonan, Lisa Oppenheim, Ryan Trecartin / Lizzie Fitch
La galleria Giò Marconi è lieta di annunciare la mostra Solaris, a cura di Cecilia Alemani.
Il titolo della mostra è ispirato all!omonimo romanzo di fantascienza di Stanislav Lem, autore di culto
degli anni Sessanta. Ambientato su un pianeta abitato da un!intelligenza aliena, Solaris narra di un
mondo in cui i desideri si avverano sotto forma di allucinazioni. I ricercatori che vivono nell!orbita di
Solaris sono affetti da una misteriosa psicosi: i loro ricordi più dolorosi, le passioni più dolci e i sensi di
colpa repressi si concretizzano fisicamente sotto forma di “ospiti”, replicanti perfetti degli amori e degli
affetti che gli astronauti hanno abbandonato sulla terra.
La mostra Solaris presenta i lavori di dieci artisti internazionali, molti dei quali espongono per la prima
volta in Italia. In un gioco di rimandi continui tra passato e futuro, gli artisti in Solaris tracciano
paesaggi immaginari nei quali si muovono creature fantasmatiche, visioni oniriche e forme ipnotiche.
Appropriandosi di tradizioni che spaziano dall!arte optical alla psichedelica, dall!architettura
modernista al cinema documentario, gli artisti in mostra – tutti più o meno trentenni – esplorano mondi
possibili in cui affiorano memorie sepolte e profezie di civiltà future.
Accostando i film nostalgici di Rosa Barba – che quest!anno espone alla Biennale di Venezia – alle
rovine desolate di David Maljkovic, mescolando le geometrie frattali di Philippe Decrauzat con le
identità multiple di Ryan Trecartin, la mostra compone un atlante di una nuova geografia del
desiderio. L!americana Lisa Oppenheim presenta una serie di tramonti fotografati da soldati americani
in Iraq, mentre Maria Antelman scruta la superficie della luna non ancora violata dai passi dell!uomo. I
collage di Haris Epaminonda – che ha di recente esposto alla Biennale di Sharjah – ritraggono équipe
di scienziati e speleologi che sondano le profondità della terra.
Un!atmosfera di stupore cosmico pervade la mostra che include più di trenta opere esposte su due
piani della galleria. Nei grandi dipinti di Kerstin Brätsch si materializzano intarsi preziosi di vortici
astratti e immagini auratiche. Nelle serigrafie su lino dell!australiano David Noonan – tra gli artisti
invitati all!ultima Triennale della Tate Britain – si avvicendano volti mascherati e corpi contorti.
Nell!installazione degli americani Lizzie Fitch e Ryan Trecartin esplode un nuovo teatro dell!assurdo in
cui avatar, cloni e altre creature geneticamente modificate cambiano sesso e identità seguendo solo
la traiettoria segreta dei nostri sogni.
Cecilia Alemani e! curatrice indipendente e critica che divide il suo tempo tra Milano e New York, dove
dirige lo spazio non profit X. Recentemente ha lavorato alla mostra *Italics. Arte Italiana tra tradizione
e rivoluzione,1968-2008*, curata da Francesco Bonami a Palazzo Grassi, Venezia (2008) e al
Museum Of Contemporary Art, Chicago (2009). Dal 2007 al 2008, ha lavorato come curatrice dei
progetti speciali di Artissima, Torino. Scrive regolarmente per artforum.com, Mousse e Domus.
Ufficio stampa: Cristina Pariset T. 02 48 12 584 F. 02 48 12 486 cristina.pariset@libero.it
Per ricevere informazioni ed immagini della mostra, inviare richiesta a: info@giomarconi.com
Inaugurazione: 26 Maggio 2009, dalle 18 alle 21
Contemporaneamente inaugureranno Kaleidoscope con Jos De Gruyter & Harald Thys, la galleria
Raffaella Cortese con Jana Sterbak e la galleria francesca kaufmann con Pierpaolo Campanini.
Gio' Marconi
via Tadino, 15 Milano
Da martedì a sabato 10:30-12:30, 15:30-19
Dal 08 giugno al 24 luglio 2009 da lunedì a venerdì 10:30-12:30, 15:30-19
ingresso libero
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curated by Cecilia Alemani
Giò Marconi Gallery is pleased to present the group show Solaris, curated by Cecilia Alemani.
Borrowing its title from the cult sci-fi novel by Stanislav Lem, Solaris presents the works of ten
international artists, many of whom are exhibiting in Italy for the first time. Set on a planet inhabited by
an alien intelligence, the novel Solaris depicts a world in which desires come true in the form of
hallucinations. The researchers living in the orbit of Solaris are affected by a mysterious psychosis:
their most painful memories, their sweetest passions and their repressed fears materialize as 'guests':
these imaginary beings are perfect copies of the loved ones the astronauts had left behind on earth.
Hovering between the past and the future, the artists in Solaris draw imaginary landscapes inhabited
by fictional creatures, dreamy visions and hypnotic forms. Appropriating traditions that range from op
art to psychedelia, from modernist architecture to documentary cinema, the artists in this group show
– all more or less in their thirties – seem to be exploring new, possible worlds in which hidden
memories and prophecies of future civilizations come to the surface.
By juxtaposing the nostalgic films of Italy-born Rosa Barba – whose work is also included in this
year!s Venice Biennale – to the desolated ruins of Croatia-born David Maljkovic, and by mixing the
fractal geometries of Swiss artist Philippe Decrauzat with the multiple identities of American artist
Ryan Trecartin, the exhibition composes an atlas of a new geography of desire. American artist Lisa
Oppenheim presents a series of images of sunsets photographed by US soldiers in Iraq, while Greek-
born Maria Antelman inspects the surface of the moon before it was violated by human presence. The
collages of Cypriot artist Haris Epaminonda, who recently exhibited at the Sharjah Biennal, portray
scientists and speleologists exploring the depth of the earth.
An atmosphere of cosmic amazement pervades the exhibition, which includes more than thirty works
presented on two floors of the gallery. Precious inlays of abstract whirls and auratic images appear in
the large drawings of German artist Kerstin Brätsch. In the linen silkscreens by Australian artist David
Noonan – who was featured in the last Tate Triennial - masked faces alternate with twisted bodies.
The installation of the American artists Lizzie Fitch and Ryan Trecartin explode in a new theater of the
absurd, in which avatars, clones, and other genetically modified creatures continuously change their
sex and identity, following the uncontrollable stream of their dreams.
The exhibition is curated by Cecilia Alemani, an independent curator who lives in Milan and New York,
where she is Curatorial Director of the new not-for-profit space X. She has recently worked on the
exhibition Italics. Italian Art Between Tradition and Revolution, 1968-2008, curated by Francesco
Bonami at Palazzo Grassi in Venice (2008) and at the Museum Of Contemporary Art, Chicago (2009).
From 2007 to 2008, she served as Curator of Special Projects for Artissima, Turin, Italy. She is a
regular contributor to Artforum.com, Domus Magazine, and Mousse Magazine.
Maria Antelman, Rosa Barba, Kerstin Brätsch, Philippe Decrauzat, Haris Epaminonda, David
Maljkovic, David Noonan, Lisa Oppenheim, Ryan Trecartin / Lizzie Fitch
Opening: Tuesday 26th May 2009 h18
During the same evening the openings of Kaleidoscope with Jos De Gruyter, of Jana Sterbak at
Raffaella Cortese gallery and of Pierpaolo Campanini at francesca kaufmann gallery will take place.
Gio' Marconi
via Tadino, 15 MIlano
From Tuesday to Saturday 10:30-12:30, 15:30-19
From 08th June to 24th July, from Monday to Friday 10:30-12:30, 15:30-19
free admittance.
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ENRICO BAJ. Mobili Animati
a cura di Germano Celant
Il 26 maggio 2009 si inaugura, presso la Fondazione Marconi, la mostra di Enrico Baj dal titolo Mobili Animati. L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’Archivio Baj, presenterà, su due piani, una scelta di cinquanta opere dell’artista.
Germano Celant curerà la pubblicazione del volume, edito da Skira, che include, oltre a una selezione di immagini, lo studio critico relativo a questa serie di opere, realizzate agli inizi degli Sessanta, tra le più sorprendenti e affascinanti dell’artista.
Il presupposto surrealista della mutabilità è per Baj la capacità di qualsiasi cosa di trasformarsi in qualsiasi altra attraverso la lettura ironica della realtà: quindi, come il Generale è generato dalla Montagna, i Mobili derivano da quel simbolo archetipo dell’artista negli anni Cinquanta: l’Ultra-corpo. Infatti i primi Mobili, qualcuno del 1960, ma altrimenti del 1961, sono delineati con la stessa materia dei “personaggi” coevi, sono cioè di ovatta pressata e applicata a collage sul fondo di stoffa da tappezzeria. Su questa sagoma di mobile sono applicate cornici, pomelli, passamanerie e fregi di serrature a sostituzione dei tratti somatici, serbando così un’ambiguità tra l’animale e il “mobile”; nelle opere successive Baj ne definisce con più esattezza la fisionomia attraverso l’uso della materia propria del mobile, il legno, utilizzando fogli d’impiallacciature arricchiti dalle caratteristiche tarsie in fregi tipici del repertorio artigiano. Gradualmente, anche il materiale impiegato segue un processo di evoluzione facendosi sempre più diretto e provocatorio, finché la preziosità Kitsch esibita dai “mobili” li rende oggetti ironici e vanitosi nel loro pavoneggiarsi in tarsie, pomelli, cornici o specchi.
In tutta l’opera di Baj è riscontrabile una tendenza “antropomorfizzante” alla quale neanche i mobili si sottraggono: già buona parte di essi suggerisce una personificazione delle forme, infine compiono il loro processo metamorfico portando Baj ad abbandonare il disegno di ante e cassetti a favore della figura. Nascono così personaggi veri e propri, esuberanti ed elegantissimi nel loro corpo di tarsie e profilati su stoffe nere damascate: lontani dunque dall’aggressività dei personaggi precedentemente creati da Baj. Questi personaggi sono composti da elementi estremamente semplici: corrispondono a un momento di divertimento immaginativo dell’artista. Gli intarsi così impiegati, giocando cioè su iterazioni assolutamente elementari, perdono la carica Kitsch per disporsi a corollario di un’immagine tesa a essere fantastica apparizione.
Octavio Paz così definiva i Mobili di Baj: “Non ci riflettono, non sono metafore, simboli e nemmeno idee. Sono mobili. Liberi, eternamente alieni, senza niente dentro. Pura esteriorità. Sono annegati nel loro essere, collocati nella loro realtà. Baj ci restituisce una delle sensazioni più sconvolgenti e salutari: quella delle identità delle cose con se stesse, lo stupore di essere quello che siamo”.
Enrico Baj nasce a Milano nel 1924 e, dopo gli studi all’Accademia di Brera, si impone come uno dei principali protagonisti dell’avanguardia italiana. Dopo la prima personale alla Galleria San Fedele di Milano nel 1951, fonda il Movimento Nucleare che ha l’appoggio critico di Giorgio Kaisserlian e di cui hanno fatto parte Joe Colombo, Sergio Dangelo, e il poeta Beniamino Dal Fabbro. Nel 1954 promuove insieme a Asger Jorn il Movimento Internazionale per un Bauhaus immaginista, e l’anno seguente fonda la rivista “Il Gesto”, a cui collaborarono anche Manzoni e Fontana. Nel 1957 pubblica il manifesto “Contro lo stile”, sottoscritto da vari esponenti dell’avanguardia internazionale, e nel 1963 fonda l’Institutum Pataphysicum Mediolanense per promuovere la “scienza delle soluzioni immaginarie”. Erede dello spirito surreal-dadaista, sperimentatore di tecniche e soluzioni stilistiche inedite, realizza collages e assemblages polimaterici avvalendosi dei materiali più diversi, come stoffe, tappezzerie e fodere di materassi, medaglie e frammenti metallici, specchi e vetri colorati.
Dai Generali ai Mobili in stile, dalle Dame al Giardino delle delizie, la sua produzione mostra uno spirito dissacrante dalle sottili implicazioni politiche, che si fanno più evidenti n opere come I funerali dell’anarchico Pinelli. Ha un’intensa attività espositiva fin dalla seconda metà degli anni cinquanta, con numerose personali organizzate in tutto il mondo e con la partecipazione a grandi rassegne d’attualità. A partire dal 1967 espone regolarmente allo Studio Marconi, e negli anni settanta ha le prime importanti retrospettive (Palazzo Reale, Milano; Museum Boymans van Beuningen, Rotterdam; Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, Palazzo Grassi, Venezia, Museum of Contemporary Art, Chicago).
Tra le ultime mostre va ricordata l’ampia antologica allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2001-2002. Dopo la morte dell’artista, avvenuta il 16 giugno 2003, una grande retrospettiva ha coinvolto diverse sedi milanesi (Spazio Oberdan, Accademia di Belle Arti di Brera, Galleria Giò Marconi, Fondazione Mudima). Nel 2007 la Fondazione Marconi dedica un’importante mostra ai noti cicli di Dame e Generali.
Inaugurazione, martedì 26 maggio 2009 ore 19
Fondazione Marconi – Arte Moderna e Contemporanea
Via Tadino, 15 - MIlano
Da martedì a sabato, 10.30-12.30, 15.30-19
ingresso libero