I paesaggi di Tiziano Martini hanno come pretesto vedute boschive, paludi, angoli isolati dove la vegetazione evoca la figura umana assente. La pittura di Maurizio Bongiovanni si situa nello spazio tra atmosfere antiche e rilucenti superfici tecnologiche, tra patina e ridondanza.
La doppia personale Abstraction-Action, dal 17 giugno al 12 settembre 2009
allo Studio d¹arte Cannaviello, continua il ciclo di presentazioni di nuove
proposte nel campo della giovane pittura italiana. I protagonisti sono
Tiziano Martini e Maurizio Bongiovanni.
Tiziano Martini (Soltau, 1983) esordisce nel 2008 con i suoi ritratti di
piccolo e piccolissimo formato. Quasi un archivio di volti qualunque, che
egli compenetra con la materialità dello spazio che li circoscrive, maschere
dai connotati alterati in cui la fisiognomica si fonde con la struttura
della pittura. I suoi paesaggi, immediatamente successivi, hanno come
pretesto vedute boschive, paludi, angoli isolati dove la vegetazione evoca
la figura umana assente, o presente solo come apparizione quasi spettrale.
Il soggetto diventa così strumento per costruire dei motivi, dei moduli in
cui le compenetrazioni delle pennellate intendono indagare sul fenomeno
della pittura. Pittura intellettualizzata, in cui la gestualità appare a
prima vista istintiva ma è racchiusa in una struttura definita, un sistema
che stabilizza l'apparente impermanenza dei soggetti.
Maurizio Bongiovanni (Tettnang, 1979) si situa nello spazio tra atmosfere
antiche e rilucenti superfici tecnologiche, tra patina e ridondanza.
L'equilibrio che trova tra le due dimensioni è certamente la cifra più
interessante della sua pittura, che supera le idiosincrasie e i pregiudizi
che dominano il gusto pittorico corrente.
Tutto rimanda al suo contrario, in
una benefica confusione di ruoli: l'astrazione alla figurazione, la
tecnologia all'umanesimo. Forme robotiche diventano affascinanti
germinazioni di geodi, frammenti di natura generano invece lisergiche
proliferazioni di forme virtuali (è il caso dei volatili dalla cui ala si
generano rifrazioni di colori).
Entrambi gli artisti, come sottolinea il titolo, rimescolano le carte di
figurazione e astrazione, mettendo a fuoco cosa sia oggi la realtà e cosa
l'immaginario. Se la realtà oggi è usurpata dal dominio dell'immaginario
tecnologizzato della comunicazione, allora è doveroso ridefinire il concetto
di astrazione. Registrare questa inversione tra realtà e immaginario è il
compito che assumono con coscienza i due artisti: da qui l'azione del
titolo, un attivismo che tende a riappropriarsi dei confini tra fantasia e
realtà.
La mostra è accompagnata da un catalogo con le riproduzioni di tutte le
opere e un testo critico del curatore Stefano Castelli.
Inaugurazione 17 giugno 2009 alle ore 18
Studio Cannaviello
via A. Stoppani 15 - Milano
dal martedì al sabato, dalle 10.30 alle 19.30
Ingresso libero