Basilica Palladiana
Vicenza
piazza dei Signori
0444 323681
WEB
Marco Prestia e Luca Caimmi
dal 18/6/2009 al 31/7/2009
orario continuato

Segnalato da

Archivio Zanchetta




 
calendario eventi  :: 




18/6/2009

Marco Prestia e Luca Caimmi

Basilica Palladiana, Vicenza

Due mostre nell'ambito del progetto Osservatorio. La rassegna prevede due location: la prima dedicata ad una ricognizione sulla pittura e sul disegno; la seconda alla scultura e all'installazione. Attraverso le sculture di Prestia ci si trova di fronte a una nuova, autentica, mythos-logia: a un racconto favoloso, a una narrazione leggendaria. La tecnica di Caimmi e' una sapiente commistione di arte grafica e stampa popolare dal segno asciutto e minimale.


comunicato stampa

a cura di Alberto Zanchetta

SISTEMI DI CONTEMPORANEO è un progetto culturale dedicato all’arte contemporanea. Il ciclo di rassegne promosso e organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza coinvolge gli spazi espositivi di AB23 e di Casa Cogollo, con mostre tematiche curate da Stefania Portinari, unitamente a eventi espositivi in esterno, curati da Alberto Zanchetta, che coinvolgono parchi, piazze, vie ed edifici della città.

Nell’ambito dei SISTEMI DI CONTEMPORANEO si inserisce la programmazione di EPIDE®MIE, rassegna curata da Alberto Zanchetta che presenta il progetto OSSERVATORIO. In attesa della riapertura della Basilica e del Salone Grande, un segnale “di lavori in corsi” arriva dall’interno dello stesso edificio. Nel loggiato saranno infatti allestite otto vetrine, come fossero le bacheche di un piccolo museo sotto vetro. Si tratta di una sorta di esposizione en petit che sarà propedeutica ai futuri eventi e alle grandi rassegne che si realizzeranno nella Basilica. La rassegna prevede due location: la prima, OSSERVATORIO#1, è dedicata ad una ricognizione sulla pittura e sul disegno; la seconda, OSSERVATORIO#2, è dedicata alla scultura e all’installazione. La programmazione dei due spazi si svolgerà in parallelo e ospiterà durante tutto l’arco dell’anno otto mini-personali, ognuna delle quali è legata al tema dell’ibridazione.

Marco Prestia

Da sempre l’uomo ha nutrito un morboso interesse per gli incubi, il lugubre e il deforme. L’arte, a sua volta, si è soffermata spesso nell’analisi e nella rappresentazione di figure grottesche; dagli albori della figurazione, attraverso il Medioevo, passando per l’antichità greca e romana, via via fino ai giorni nostri, il filone fiabesco-onirico-mitologico ha avuto per [s]oggetto la commistione di antropomorfo e zoomorfo, e talvolta addirittura di fitomorfo, fomentando un genere a dir poco variegato. Seppur associabili a tale tradizione, le sculture di Marco Prestia se ne discostano, sia nell’intento sia nell’esito. Esse agiscono da cerniera, mettendo in continuità le mutazioni organiche con la rifondazione ex novo di una simbologia post-umana. L’artista sembra infatti voler abbandonare l’aura del sacro per ritornare a un carattere magico del moderno: quello della biogenetica.

La consapevolezza topografica del corpo viene scissa in due emisferi, superiore e inferiore, aspetto che riporta alla mente la figura del Satiro greco o del Fauno romano. Ma, rispetto ad un’iconografia classica stilisticamente definita, i Bio-morfi di Prestia ne sovvertono l’anatomia e le peculiarità. A dispetto di ogni facile speculazione sulla natura divina della razionalità, la testa e il tronco – sedi dell’intelletto e delle emozioni – vengono ricondotte al regno animale, mentre il ventre, le gambe e i piedi – a cui le pulsioni più ferine pervengono e competono per diretta afferenza col contatto terrestre – sono invece umane.

Nell’opus contra naturam di Prestia la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione, è come se si venisse risucchiati in “un tempo al di là del tempo cronologico” (tempo che dialoga costantemente con l’inconscio mitico e con una realtà improbabile, ma non per questo inimmaginabile). Ci si trova cioè di fronte a una nuova, autentica, mythos-logìa: a un racconto favoloso, a una narrazione leggendaria. Non si tratta tuttavia di una mitologia d’invenzione, o meglio, proprio di questo si tratta, ma solo nel senso in cui essa rende possibile il rinvenimento di contenuti nascosti, di oggetti smarriti, di storie occultate. A livello inconscio queste opere generano impressioni fra loro contrastanti, giammai in contraddizione, in quanto una parte di esse rimane legata ad una sorta di inesplicabilità di fondo.

In questa mirabile ambiguità simbolico-teratologica, la fantasia si trasforma in possibilità di esistenza, in un’occasione di metamorfosi che eccede il male e il bene al punto da rientrare nella normalità, riequilibrando così il dissesto dell’ordine naturale. La casistica ingegnosa e meravigliosa di Prestia attiene dunque alle creazioni originali – nel senso in cui divengono indipendenti da una tradizione a cui sono fortemente ancorate – rifondando nuove correlazioni di senso. L’ambiguità di queste opere si connatura nelle antitesi, negli opposti che si contengono l’uno dentro l’altro, e nel terrifico che si annida all’interno della dialettica che oppone il consueto all’ignoto.
Marco Prestia “addomestica” il perturbante e ci invita a fare altrettanto, in una perenne oscillazione tra la realtà del fiabesco e la fantasia del concreto. Perché niente è inverosimile, tutto è possibile.

Marco Prestia è nato a Sesto San Giovanni (MI) nel 1975, vive e lavora a Palermo.

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Luca Caimmi

Per il progetto “Osservatorio#1” Luca Caimmi propone due cicli di lavori, stilisticamente differenti ma contigui sotto il profilo concettuale, che sviluppano il tema dell’accumulo di sostanze nutritive e la loro, eventuale, minaccia.
Nel primo caso l’artista ricorre al collage in una forma installativa, nell’intento di invadere e animare lo spazio scenico. Nel caso specifico, l’intervento ha per soggetto degli sciami d’api che si affastellano in volo, e benché sembrino convergere verso il favo potrebbero viceversa evacuarlo. Si innesca quindi un evidente rapporto metonimico, cui Caimmi ricorre sempre nelle sue opere, ossia lo scambio tra l’esterno e l’interno (ma anche tra l’automatismo e la ragione) in una dimensione architettonica e vitale.

Michael Ende spiegava che «L’ape non si trova confrontata con il problema se debba costruire una cella esagonale oppure pentagonale. Nell’ape l’improvviso cambiamento delle forme costruttive dovrebbe essere causato da una mutazione fisica. L’ape non deve decidere, è già decisa dalla natura. L’uomo invece deve decidere in continuazione, ossia deve farsi un’immagine di se stesso e a questa immagine deve poi cercare di assomigliare. Gli tocca prima realizzare mentalmente il terreno su cui intende collocarsi». Se l’uomo deve creare da sé la propria immagine, ciò significa che deve assoggettare l’ambiente alle sue esigenze. In questo senso l’artista propone l’altro ciclo di lavori, che consiste in una serie di disegni al tratto. L’algida dicotomia dei bianchi e dei neri restituisce alla vista le lande desolate di un paesaggio artico in cui alcuni Inuit si trovano alle prese con i rituali della sopravvivenza. Ne nasce un rapporto tra l’uomo e l’animale, tra l’ambiente e la cultura, che porta a una connivenza a volte idilliaca, tal’altre spietata.

La tecnica di Caimmi è una sapiente commistione di arte grafica e stampa popolare; il segno asciutto, minimale, reso con uno stile di marginale (ma consapevole) naiveté, può infatti ricordare gli stilemi dell’illustrazione. Il colore della china riempie allora i fogli di intuizioni e di suggestioni, di forme botaniche e organiche che finiscono per intrecciarsi e mescolarsi vicendevolmente.
Disegno dopo disegno il bianco rimane sfuggente mentre il nero esalta ed accentra le minuzie delle singole scene, denunciando l’ovvietà dietro cui si trincerano le cose semplici, così come la loro “presunta” innocenza. Luca Caimmi non si limita alla fedele trascrizione della realtà, cerca semmai di indagarne le contingenze per suggerirne gli stati emotivi ed esprimere una personalissima visione del mondo.

Luca Caimmi è nato a Fano nel 1978, dove vive e lavora.

info Assessorato alla Cultura
tel. 0444 222122 - 222114
uffmostre@comune.vicenza.it

Inaugurazione venerdi 19 giugno 2009

Loggiato della Basilica Palladiana
Piazza dei Signori, Vicenza
orario continuato
ingresso libero

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