La mostra indaga la fotografia sovietica nel periodo tra la Rivoluzione d'ottobre e la Grande Guerra patriottica (1920-1930). Le immagini provengono dall'archivio Fotounion Russia, dall'Agenzia Fotosoyuz e dall'archivio familiare di A.Rodchenko. Nell'ambito di Spilimbergo Fotografia 2009.
Gli anni 1920 – 1930 nella storia della fotografia russa del ventesimo secolo furono senza ombra di dubbio drammatici. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 aveva portato nel Paese l’ideologia dell’uguaglianza sociale e il potere dava una enorme importanza alla propaganda di queste idee ed alla agitazione per una loro rapida messa in pratica.
Alla fine degli anni venti ed all’inizio degli anni trenta si formarono e diventarono prevalenti tre indirizzi fondamentali della fotografia sovietica:
- fotografia di arte e di studio, propagandata da tutta la Società Fotografica Panrussa (fondata prima della rivoluzione) i cui leaders furono Aleksandr Grinberg, Nikolaj Andreev, Vasily Ulitin e che continuava la tradizione della scuola pittorica europea e, per come veniva considerata dalla critica di allora, aveva un carattere apertamente borghese;
- i nuovi reporter sovietici che lavoravano di regola nei quotidiani e nei giornali di partito chiamavano ad analizzare i reportages come strumento di lotta di classe ed a propagandare i successi nel campo industriale, nell’agricoltura e nel vivere quotidiano della gente. La fotografia “proletaria” più di tutto veniva riflessa nelle opere di Arkady Shaikhet e di Semion Fridland.
- Terzo, la direzione fotografica creata dal fronte di sinistra dell’arte dal gruppo artistico Oktiabr che più espressamente era rappresentato da Aleksandr Rodchenko e da Boris Ignatovich e che inventarono nuovi modi di vedere la fotografia con una visione dinamica sulla base di una composizione costruttiva. Ciò aveva un’importanza enorme nell’acquisire da parte della fotografia una propria lingua espressiva che non salvò però i suoi leaders dall’attacco della critica sovietica. Accusato di formalismo, il gruppo Oktiabr si estinse infatti alla fine del 1932.
Tuttavia già alla metà degli anni ’30 tutte queste correnti lentamente si esaurirono poiché il Partito Comunista guidato da Stalin portò una seria “pulizia” sul fronte ideologico e pose fine sia alla corrente di sinistra sia alla corrente di destra nell’arte sovietica.
Già prima della chiusura di Oktiabr, nel 1930 venne smembrata la Società Fotografica Panrussa e i membri più importanti, da A. Grinberg a V.Ulitin vennero mandati per lunghi periodi nei Gulag con l’accusa di essere elementi socialmente pericolosi. Non si salvò da contatti spiacevoli con il NKVD (KGB) neppure Arkady Shaikhet, e l’idea della fotografia “proletaria” come per tutta l’arte proletaria, perse la sua attualità già nel 1932. Verso la fine degli anni ’30, nell’arte sovietica era completamente confermata la teoria del realismo socialista, e l’epoca dell’ottimismo nata sull’onda dell’entusiasmo postrivoluzionario e della fiducia sincera delle persone negli ideali del futuro luminoso, seppure produttiva fu molto corta.
La nostra mostra per la prima volta rappresenta questo periodo della fotografia sovietica nel periodo tra la Rivoluzione d’ottobre e la Grande Guerra patriottica. Le immagini provengono dall’archivio Fotounion Russia e dall’Agenzia Fotosoyuz e dall’archivio familiare di A.Rodchenko. Il catalogo verrà introdotto da un saggio di Aleksandr Lavrentiev, noto storico di fotografia e pronipote di Rodchenko e conterrà anche un testo di Walter Liva sulla storia della fotografia in Russia tra il 1900 e la seconda guerra mondiale.
Inaugurazione venerdì 3 luglio 2009, ore 18.00
Chiesa di San Lorenzo
via Amalteo - San Vito al Tagliamento (PN)