La Galleria apre con una mostra di opere inedite, appositamente create, considerando l'opera di Maraniello compagine fra passato e presente. L'artista, ha utilizzato i tre piani della galleria, che si aprono a materiali e chroma diversi, per ordinare un percorso attorno alla sua opera
Si inaugura l’11 di maggio a Venezia il nuovo spazio espostivo di Flora
Bigai. Situata a pochi passi da Piazza San Marco, nella Frezzeria, area
storica della città lagunare, la nuova Galleria, si sviluppa su tre piani
per una superficie complessiva di 200 mq. Un’attenta ed efficace
ristrutturazione unisce la storia di queste "calli" allo spazio dedicato all
’arte contemporanea, dove, l’incontro fra passato e presente risulta
particolarmente armonioso.
La Galleria apre con una mostra di opere inedite, appositamente create, di
Giuseppe Maraniello, e, considerando l’opera di Maraniello: compagine fra
passato e presente, non poteva esservi connubio migliore.
L’artista, ha utilizzato i tre piani della galleria, che si aprono a
materiali e chròma diversi, per ordinare un percorso attorno alla sua opera
che egli stesso compie.
Le tre sezioni della mostra Rebis, ripropongono, infatti, quasi come fosse
un riassunto, l’intero cammino artistico di Giuseppe Maraniello, che si
potrà percorrere partendo dalle sculture in bronzo dai riflessi bruni o
ramati della prima sezione, per proseguire con le opere in oro e argento
dallo splendore eccessivo e ridondante della seconda sezione e giungere
infine nel bianco abbagliante e nei marmi candidi delle opere dell'ultima
parte.
E, mentre le opere in bronzo, consentono un colpo d'occhio suggestivo e
possono essere immediatamente catturati e compenetrati dallo sguardo,
svelando immediatamente la loro essenza estetica e plastica, le opere
realizzate in oro e argento celano i propri contorni e ingannano la vista
che vi rimbalza, accecata quasi, da riflessi e baluginii.
Non mancano i personaggi, che come nei lavori degli anni Ottanta e Novanta
si sono moltiplicati e variegati, ispirati da progenitori illustri quali
quelli dipinti nella Tomba del tuffatore di Paestum o scolpiti nella
plastica etrusca, ma si confondono con gli sfondi, si perdono nel tono su
tono che contraddistingue le composizioni. L'insieme scivola via, e
ricostruirlo a partire dai particolari non è impresa facile. L'artista, per
ripercorrere altre tappe del suo cammino, quelle legate agli utlimi due
decenni dei secolo, deve riconsiderare il lungo lavoro effettuato sui
colori, sui rapporti tra complementari, sui modi e sulle regole della
percezione, e lo fa riassumendo l'intero spettro cromatico nelle due
gradazioni della preziosità . I suoi pezzi hanno completato l'allontanamento
dai condizionamenti della formazione, si sono via via arricchiti di
elementi, hanno considerato e messo in pratica l'uso della bicromia
stridente, della contrapposizione, dell'antropomorfismo, dell'espressivitÃ
infantile, in alcuni casi dell'ironia. Non è venuta mai a mancare la
coerenza e il rigore consequenziale di un lavoro col successivo, ma le serie
si sono sviluppate in più direzioni. L'oro e l'argento, colori non colori,
metalli simbolici per antonomasia, non solo ricordano la libertà estrema e
la gioia di creare dell'artista, ma per il loro saper confondere i contorni
possono perfettamente rappresentare l'esagerazione degli anni Ottanta,
quando tutto è concesso, la società riflette un millantato boom economico e
il mondo dell'arte si avvia ad esplorare territori prima vietati, o
impensati, o inconsueti. Non ci sono parole per descrivere quel periodo, non
c'è mai spazio sufficiente per riassumerlo, e l'artista finisce per
raccontarlo nei bagliori gialli e grigi dell'oro e dell'argento, nella
difficoltà , ancora oggi esistente, di individuare e codificarne gli elementi
cardine.
Poiché l'arte a un'esplosione fa spesso seguire l'implosione, e
all'esasperazione il ritorno nei codici e il bisogno di riflessione, la fine
degli anni Novanta ha rallentato notevolmente le spinte eccessive e
libertarie del periodo precedente. Lo sguardo creativo si è ritirato in se
stesso, ha smesso di cercare di stupire, ha cercato senso nella quotidianitÃ
e nei valori immediati. Ha rinunciato agli splendori neobarocchi. Maraniello
riassume il bisogno d'intimità , che nel suo lavoro segue lo sguardo gettato
sull'assoluto del mondo, per esempio sulle caratteristiche espressive del
colore e delle forme spontanee, con l'uso del bianco, con lo spegnimento
d'ogni ansia, con il rallentamento del racconto e del ritmo. Nella sala
conclusiva di Rebis, il secondo piano, la materia cessa di essere evidente,
il colore non ne tradisce la consistenza e la pesantezza, mancano stridenti
contrasti tra le parti delle costruzioni. Tutto è diventato morbido, tenue,
delicato, come in un momento di raccoglimento. Che fa pensare stia per
succedere, tra non molto, ancora qualcosa di nuovo e stupefacente.
La mostra, sarà inaugurata l’11 maggio p.v. e chiuderà il 20 Settembre p.v.
L’11 di maggio alle ore 11,30 alla presenza dell’artista è prevista l’anteprima per la stampa
Inaugurazione: 11 maggio ore 18,30
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 20.00, ingresso gratuito
Il catalogo sarà edito da Grafiche Antiga
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