Rebecca Agnes
Felipe Aguila
Elena Arzuffi
Wojtek Bakowski
Maura Banfo
Chiara Camoni
Diego Canato
Jessica Carroll
Gordon Cheung
Marco Cordero
Marco De Luca
Isola e Norzi
Igor Eskinja
Flavio Favelli
Erica Fenaroli
Marta Fernandez Calvo
Francesca Gagliardi
Soska Group
Nicus Luca'
Andrea Macchia
Plinio Martelli
Andrea Massaioli
Davide Oddenino
Daniela Perego
Alessandro Quaranta
Pietro Reviglio
Gino Sabatini Odoardi
Andrea Salvatori
Carlo Steiner
Markus Tarkawian
Enrico Tealdi
Saverio Todaro
Fabio Viale
Francesca Solero
La cantina come luogo di conservazione dei beni preziosi del territorio. Caveau nascosto, protetto, sacro e nobile, in cui le opere d'arte si confrontano con lo spazio e la sua dimensione simbolica, tra l'essere espressione materiale di un dialogo con il luogo ed il frammento di fermenti creativi piu' ampi che anelano l'altrove. Tra gli artisti in mostra: Rebecca Agnes, Felipe Aguila, Elena Arzuffi, Wojtek Bakowski, Maura Banfo, Diego Canato, Jessica Carroll, Gordon Cheung, Isola e Norzi, Igor Eskinja, Flavio Favelli, Erica Fenaroli, Francesca Gagliardi e molti altri.
a cura di Francesca Solero
La cantina come luogo di conservazione dei beni preziosi del territorio. Caveau nascosto, protetto, sacro e nobile, in cui le opere d’arte si confrontano con lo spazio e la sua dimensione simbolica, tra l’essere espressione materiale di un dialogo con il luogo ed il frammento di fermenti creativi più ampi che anelano l’altrove.
Il Centro d’Arte Contemporanea Castello di Rivara apre le cantine: inedito e stimolante spazio espositivo ricavato dal vespaio progettato dal De Andrade durante la ristrutturazione della Villa Neobarocca. Attraverso questo percorso di rilettura viene valorizzato il potere simbolico ed evocativo delle cantine, che associa il luogo del sotterraneo, del vespaio delle case antiche e delle cascine, alla conservazione di beni preziosi. Quasi un caveau, un luogo nascosto e protetto, “sacro e nobile” in cui venivano custoditi i prodotti del territorio.
Il progetto espositivo si sviluppa intorno all’idea di abitare le cantine e le nicchie in pietra in cui veniva riposto il vino, chiamando l’opera d’arte a riempire di senso lo spazio come bene prezioso e collegamento simbolico con il luogo. È nella cantina che il tempo si deposita sulla materia, trasformandola. Il suo trascorrere (invecchiamento, conservazione) conferisce ad essa particolari caratteristiche, nell’orizzonte previsto dalla composizione alchemica degli elementi e dei processi attuati. Le idee si incontrano, fermentano. L’opera si struttura e si affina. La cura e la costanza rivoltale la caricano di un valore che sarà, dal tempo e nel tempo, scoperto e confermato.
La particolare geometria spaziale dei vespai dilata la fisicità temporale del luogo e ne attiva una percezione simbolica che induce alla contemplazione e all’ascolto dello scorrere di questa dimensione, mista tra alto e basso, ascensione e immersione. La tensione mistica incontra nel sotterraneo le pulsioni ed i fermenti del presente. Le celle ricordano vecchie cripte sotterranee o le celle monastiche in cui ritirarsi e concentrare la propria attenzione ed energia, nell’anelito verso un altrove, fisico, geografico, storico o misterico. In questo senso la cantina può essere concepita come fucina in cui trasformare gli elementi o luogo sacro in cui depositare ed immettere la propria opera quale preziosa espressione materiale, ricamo del dettaglio mentale o manuale. È il luogo del distacco e dell’attesa, della risposta della storia; ma è anche il luogo del tempo consumato e ridotto all’istante, dei sensi immediatamente soddisfatti, con passione fedele e goliardica.
Le opere che abiteranno questi spazi si misureranno con questa sensibilità a cavallo tra desiderio di eternità e consumo vorace, nel limite tra trascendenza ed immanenza, rigore espressivo o ironica riflessione del proprio istante creativo. Nel corso della serata di inaugurazione verrà presentata la ballata teatrale Storie di acqua e di vino, messa in scena dal gruppo Teatro Cultura Lo Zodiaco di Caluso per raccontare il mito della nascita della ninfa Erbaluce, attraverso gli occhi di un pescatore.
In occasione dell’inaugurazione della stagione artistica autunnale verrà inoltre presentata un’edizione limitata di vini canavesani (Rosso del Canavese, Nebbiolo del Canavese ed Erbaluce di Caluso) a marchio Castello di Rivara, per celebrare il riconoscimento ricevuto da un vino presentato dal Castello di Rivara stesso in occasione dell’Esposizione Universale di Torino del 1911.
In concomitanza:
Plinio Martelli, Reliquie
Inedita “tassonomia” di oggetti di un culto sincretico e promiscuo. Reliquie, in fondo, di una moderna idolatria.
Davide Oddenino, Zenit
Gli scorci metropolitani di Oddenino guadagnano, nella nuova serie di dipinti, un punto di osservazione virtuale: uno zenit simbolico, che inquadra volumi sempre più assoluti, visioni sempre più mentali.
Pietro Reviglio, Physika
Il lavoro fotografico dell’astrofisico e artista torinese registra la risposta di materie diverse a processi fisici come riflessione, rifrazione e assorbimento di fotoni. Con un risultato tra il grafico e il pittorico.
A cura di Franz Paludetto e Diletta Benedetto
Inaugurazione venerdì 18 settembre 2009 dalle ore 18
Castello di Rivara
Piazza Sillano, 2 - Rivara (TO)
orario: sab-dom 10.00-12.30;14.30-18.30 su appuntamento