Oggi lo storico dualismo tra artificiale e naturale, virtuale e reale del colore trova una possibilita' di integrazione e sintesi nelle nuove modalita' di produrre la luce nei mezzi espressivi. Con i media digitali, i colori si propongono come i figli naturali nati da un processo tecnologico dalle possibilita' infinite.
Alessandro Giovannini
Oggi lo storico dualismo tra artificiale e naturale, virtuale e reale del colore trova una possibilità di integrazione e sintesi nelle nuove modalità di produrre la luce nei mezzi espressivi.
Con i media digitali, i colori si propongono come i figli naturali nati da un processo tecnologico dalle possibilità infinite.
La tradizionale distinzione tra artificiale e naturale diviene quindi un ossimoro che concilia le due realtà contrastanti in un unico risultato.
Dai frame di colore del computer, che propongono schermi di colore interagenti col fruitore, all'uso del colore con l'applicazione di algoritmi (frattali) che consentono di riprodurre gli effetti naturali della luce e dei colori degli oggetti, la realtà del colore è divenuto una nuova natura dalle variazioni infinite prodotta dalle tecnologia.
Il colore, è per Alessandro Giovannini, quel tramite che apre lo sguardo alla visione e consente uno sfondamento della realtà nella memoria secondo una sua duplice intepretazione: la memoria intesa come ricordo e rimenbranza di vicissitudini personali; e la memoria intesa come citazione di stili appartenenti alla storia dell'arte.
Nel primo caso è la fotografia il referente più preciso (o le still fotografiche tratte da suoi video personali) a cui Alessandro Giovannini consegna il ruolo di ricostruire il passato.
Nelle sue opere più recenti si ritrovano delle rielaborazioni pittoriche da immagini fotografiche che appartengono al suo passato, che l'artista interpreta attraverso una diversificazione della patina iconica riprodotta in nuances e virazioni diverse di luce.
I suoi autoritratti, o i ritratti di persone che hanno segnato la sua vicenda biografica, si ricompongono in immagini in cui si ha destrutturazione del reale e un'approfondimento della realtà nel colore.
Questo debordare nella mimesis produce il trasporto automatico dell'immagine reale nei meandri più profondi della memoria. L'occhio sente questo sbilanciamento nel ricordo proprio assumendo il colore come calore diffuso e distribuito in zone diverse d'ombra delle superfici frammentate come da tanti piccoli pixel di sfumature depositati su una patina sensuale di cromìe diverse.
Sul piano tecnico e stilistico, invece, il lavoro di Giovannini s'inoltra nelle zone più remote della pittura di fine ottocento, senza che questo divenga però la via unica alla pittura.
E' evidente infatti, ad un primo sguardo, riconoscere nelle sue tele un riferimento storico al divisionismo francese, ovvero da quel movimento artistico cui diedero vita nel 1884 Georges Seurat ed altri, con l'intento di andare oltre l'Impressionismo e dare un fondamento scientifico al processo visivo e operativo della pittura.
Ma il melange optique di Seurat, ossia la mescolanza ottica dei colori, che l'artista francese conduceva comtemporaneamente agli studi scientifici sul contrasto simultaneo messi in atto da parte del chimico francese Chevreul, sono solo una parte della sua sperimentazione in pittura.
Le zone informali, i chiaroscuri accentuati in alcuni casi dalla totale assenza di colore, o i lavori a matita, riportano gli stili assunti dalla storia su quell'elemento spurio, ma determinante del lavoro, che è la memoria individuale.
Nell'epoca del colore digitale, Alessandro Giovannini vive ancora la pittura nelle sue potenzialità visionarie per esplorare un passato lontano da rivivere in un album di frammenti nel presente fuori dal tempo dell'arte.
ANGELO CAPASSO
Galleria Nicola Ricci
via del Marzocco-43
Pietrasanta (LU)