Juegos de poder. In mostra vengono presentate azioni che l'artista ha realizzato negli ultimi 2 anni. Immigrazione, nudita', empatia, potere, rabbia, sadismo, costrizione e liberta' sono le parole attorno a cui si articola il discorso artistico della Galindo. Nel lavoro che da il titolo alla mostra, l'artista segue pedissequamente le istruzioni di un ipnotizzatore; un pezzo che si inserisce in una lunga ricerca sulla natura sadica e sulla sete di liberta' incontrollata del potere.
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Prometeogallery di Ida Pisani è lieta di annunciare l’apertura
presso il proprio spazio di Milano della personale di Regina José
Galindo dal titolo Juegos de poder (Giochi di potere), in cui
verranno presentate azioni recenti che l’artista guatemalteca ha
realizzato negli ultimi due anni tra il suo paese, gli Stati Uniti,
il Sud America e l’Italia.
Immigrazione, volontà, nudità, empatia, biologia, potere, rabbia,
sadismo, disperazione, costrizione e libertà sono le parole attorno a
cui si articola da sempre il discorso artistico di Regina José
Galindo. Nelle performance a queste parole presta il suo corpo,
usandolo come se non le appartenesse, come uno specchio.
Nel lavoro che da il titolo alla mostra Regina José Galindo segue
pedissequamente le istruzioni di un ipnotizzatore.
Questo pezzo si
inserisce in una lunga ricerca sulla natura sadica e sulla
irrefrenabile sete di libertà incontrollata del potere. Su questa
faglia insiste il lavoro di Regina. L'attenzione ricade
sull'incapacità psicologica del potere di colmare il suo stesso vuoto.
Quando la Biennale de L’Avana le chiede di partecipare con un suo
lavoro, l'artista con molta ironia invia un suo mezzo busto, opera
che distrugge il mito dell'artista politico e allo stesso tempo lo
rafforza.
In America's family prison vive per 24 ore dentro una cella assieme
alla sua famiglia e poi la lascia aperta in modo che il pubblico
possa esperirla come se fosse un oggetto d’arte. Per Curso de
supervivencia para hombres y mujeres que viajarán de manera ilegal a
los Estados Unidos organizza per dei futuri clandestini una serie di
lezioni in cui si apprende come resistere alla fatica, come
orientarsi e leggere le mappe, nozioni di primo soccorso, come
accendere un fuoco e come scalare un muro, insomma come riuscire a
sopravvivere in condizioni estreme. In Let's Rodeo si sottopone ad
un’estenuante prova di resistenza a cavallo di un toro meccanico nel
vano tentativo di domarlo.
Nell’ultima fase della sua produzione Regina José Galindo ha
iniziato ad includere il pubblico nel ruolo di rivelatore e
liberatore del suo corpo. In una recente azione realizzata a Livorno
nel luglio di quest’anno – Libertad condicional – l'artista è
sdraiata sulla ghiaia e incatenata al centro di uno spazio definito
solo da uno spot luminoso. Davanti a lei un ricco mazzo chiavi,
mentre intorno si aggira il pubblico. Appagata la vista, dopo un po'
qualcuno si avvicina, la tocca e l'accarezza a lungo sulle mani e sul
volto come a sentire di cosa è fatta, poi prova a liberarla. Subentra
un'altra persona e un'altra ancora, finché il lavoro è compiuto, le
catene sono sono sciolte. Questa volta la libertà dipende dagli altri.
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Regina José Galindo (Città del Guatemala, 1974) ha partecipato alla
Biennale di Venezia nel 2001 e nel 2005, edizione nella quale ha
vinto il Leone d’oro come miglior artista under 35. Quest’anno è
presente a Venezia nel progetto speciale “The Fear Society –
Pabellón de la Urgencia” curato da Jota Castro per la regione di
Murcia. Il suo lavoro è stato esposto – tra gli altri – al PS1 di
New York, a Le Plateau a Parigi ed è parte di numerose collezioni
pubbliche e private. Ad ottobre inaugurerà una sua importante
personale a New York presso Exit Art e in dicembre sarà presente ad
Art Basel Miami nella sezione Art Nova.
Prometeogallery di Ida Pisani is pleased to announce the forthcoming
opening in its Milan premises of the solo exhibition of works by
Regina José Galindo. Entitled Juegos de poder (Power Games), it shows
recent actions that the Guatemalan artist has created over the past
two years in her own country and in the United States, South America,
and Italy.
Immigration, determination, nudity, empathy, biology, power, anger,
sadism, desperation, coercion, and freedom are the words around which
Regina José Galindo’s artistic concepts and actions have always
revolved. In her performances she lends her body to these words,
using it as though it were not her own – as though it were merely a
mirror.
In the work that gives the exhibition its title, Regina José Galindo
slavishly follows the instructions of a hypnotiser. It is one piece
in a long artistic investigation into the sadistic nature of power
and its irrepressible thirst for uncontrolled freedom. It is along
this fault line that Regina’s work focuses. Her attention is on the
psychological inability of power to fill its own void.
When the Havana Biennale asked her to take part with a work, she very
ironically sent a half-length bust of herself, as a work that
explodes the myth of the political artist, while at the same time
reinforcing it. In America’s Family Prison, she lives for 24 hours
in a cell together with her family, and then she leaves the door open
so that the public can try it out as though it were an art object. In
Curso de supervivencia para hombres y mujeres que viajarán de manera
ilegal a los Estados Unidos she organises a series of lessons for
future illegal immigrants, teaching them how to resist fatigue, how
to take bearings and read maps, with an introduction to first aid,
and how to light a fire and climb a wall. In other words, how to
survive in extreme conditions. In Let’s Rodeo she submits herself to
an exhausting resistance test astride a mechanical bull, in a futile
attempt to tame it.
In her most recent works, Regina José Galindo has started to involve
the public, giving them the task of revealing and liberating her
body. In Libertad condicional, a recent action she put on in Livorno
in July this year, the artist lies down on the gravel, chained to the
centre of an area marked only by a spotlight. A big bunch of keys is
in front of her, while the public move around her. Satisfied by the
sight, after a while someone goes up to her, touching her and
stroking her hands and face at length, as though to feel what she is
made of, and then attempting to free her. Another person joins in,
and then another, until the work is complete, and the chains are
released. This time, freedom depends on others.
Regina José Galindo (Guatemala City, 1974) took part in the Venice
Biennale in 2001 and also in 2005, when she won the Golden Lion for
Best Artist under 35. This year she is in Venice with the special
“The Fear Society – Pabellón de la Urgencia” project curated by
Jota Castro for the region of Murcia. Her works have been exhibited
at many venues, including PS1 in New York and Le Plateau in Paris,
and they are now in several public and private collections. In
October she will be opening an important solo display at Exit Art in
New York, and in December she will be in the Art Nova section of Art
Basel Miami.
Inaugurazione 18 settembre 2009 alle 19
Prometeogallery
Via G. Ventura 3, Milano
orari. mart-sab 11-14, 15-19
ingresso libero