Acquemarine. Colori dal Mediterraneo. Una trentina di opere pittoriche dell'artista che raccontano di mari, fiori, costellazioni, fondali incantati: nei suoi dipinti e' il colore a costruire forme e immagini.
La mostra “Acquemarine. Colori dal Mediterraneo”, ospitata al Complesso del Vittoriano dal 19 settembre all’11 ottobre 2009, vuole far conoscere l’universo pittorico dell’artista Simona Capitini attraverso una trentina di opere che raccontano di mari, fiori, costellazioni, fondali incantati, cieli che esplodono in nuvole blu di Prussia, fissati con un linguaggio lirico e astratto che si abbandona all’amore entusiastico per la pittura pura e la magia del colore.
La mostra, che si avvale del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, allo Spettacolo e allo Sport -, della Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali -, del Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia, sarà inaugurata venerdì 18 settembre alle ore 18.30 presso il Complesso del Vittoriano. Interverranno Paolo Portoghesi, Claudio Strinati, Francesco Del Drago.
Fiorentina di nascita, Simona Capitini ha vissuto a Bari e a Roma. Dopo gli studi di Accademia si è dedicata a tempo pieno alla pittura con importanti mostre e riconoscimenti in Italia e all’estero. Ha esposto a Chicago, Montecarlo, Düsserdolf, Edimburgo, Colonia, Madrid, New York, Milano, Roma, Bologna, Torino, Firenze, Trevi, Revere, Bari.
Nelle opere esposte al Vittoriano, colpisce subito la singolare forza gioiosa e la straordinaria energia vitale.
Il senso e l’uso del colore si rifanno a comportamenti istintuali primigenii, sostanziando luce e materia in modo che soltanto il colore ne detiene il governo. Sempre in equilibrio precario, rivolto ad un teorico “ fuori “, i luoghi, i soggetti e gli scenari assumono forme e toni ai quali spesso sembra che escatologiche profondità - per lo più marine - conferiscano il privilegio dell’esistenza ed il senso dirompente della vita che promana, colto un attimo prima del nobile “caos” primario cui sembrano ispirarsi.
Come scrive Claudio Strinati, “i suoi Fiori, i suoi Pesci, le immagini del volo che attraversano i dipinti come una folata di vento cromatico tale da definire e movimentare lo spazio, sono altrettanti “soggetti” che tutti insieme vogliono significare la libertà di espressione e la felicità della visione. Si verifica allora quell’equilibrio tra immediatezza e meditazione che sembrerebbe un po’ la quintessenza dell’arte di Simona Capitini. E’ interessante, così, rimarcare la compresenza tra metodo e spontaneità nella nostra artista. Le opere sono strettamente interconnesse eppure mai nulla ritorna uguale da un quadro all’altro in un flusso creativo continuo e teso come un arco in cui il colore costruisce le forme e le immagini con la stesso acume visivo e la stessa efficacia conseguiti da tanti e celebrati antichi maestri attraverso la figura”.
Tra i molti richiami, attivi come memoria e contaminazione, il fare pittura della Capitini, da Lescaux a Pollock, nell’estesa area della grande famiglia dell’action painting, si distingue – ed è subito percepibile - per l’innata capacità ed il dono di rappresentare in modo armonico il flusso poetico dell’esistenza allo stato di colore endogeno che si fa disegno, che si fa quadro.
“Osservando i dipinti di Simona Capitini si ha la sensazione che uno dei suoi obiettivi è quello di lasciare che, dopo un gesto iniziale intenzionale e preciso, la materia si auto-organizzi, dia quindi una risposta sensibile, dialogica a questo gesto che apre una partita a due, quasi sempre gioiosa e consonante, ma non per questo equilibrata… Ma forse ancora più importante del processo che mette in atto e del dialogo che ne consegue è la ragione che sta alla base di tutto questo: che è quella di poter gioire “a pieno ritmo” del fare, del vedere e del veder–vedere, del vedere cioè negli altri un riflesso della propria gioia.” (P.Portoghesi).
Il logos espressivo ampio e solare di un modo di dipingere vasto ed aristocraticamente artigiano, nel senso più alto della parola, trova riferimento nell’esclusione della serialità e nella cura compiuta piuttosto di ogni singola ispirazione, presentata come emozione vitale e frase del lungo colloquio che l’artista ha da tempo intrapreso con la natura, cui ogni opera indulge sotto forma di ragionamento arcaico, ovvero come archetipo ideale, colto prima della dissoluzione allo stato di massimo fulgore e candore.
E’ proprio questo che rende ogni opera unica ed in qualche misura un piccolo capolavoro, visione straordinaria e testimonianza di amore per l’incomprensibile mistero naturale - le cui radici possono essere soltanto intuitivamente note a ciascuno - che l’artista è capace di cogliere e racchiudere in uno squarcio visivo profondamente evocativo della condizione primaria previtale, che appartiene come il DNA alla memoria inconscia di ognuno di noi.
Organizzazione generale e realizzazione: COMUNICARE ORGANIZZANDO
Catalogo: Gangemi
Ufficio Stampa Comunicare Organizzando: Paola Saba
tel. 06/3225380, fax 06/3224014, cell. 329/9740555
e-mail: p.saba@comunicareorganizzando.it
con la collaborazione di: Caterina Mollica
tel. 06/3225380, fax 06/3224014
c.mollica@comunicareorganizzando.it
Inaugurazione: venerdì 18 settembre ore 18.30
Complesso del Vittoriano, Sala Giubileo
Via San Pietro in Carcere - Roma
Orario: tutti i giorni 9.30-19.30
ingresso gratuito