Diverse sedi
Venezia, Padova e il Cadore

I mondi di Galileo
dal 22/9/2009 al 27/9/2009
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Ufficio stampa Ex Libris




 
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22/9/2009

I mondi di Galileo

Diverse sedi, Venezia, Padova e il Cadore

Conferenze, mostre, spettacoli, laboratori, eventi fra Venezia, Padova e il Cadore. Tante sfaccettature di una personalita' ricchissima, celebrata dall'evento attraverso un ventaglio eterogeneo di proposte, linguaggi, incontri e discipline.


comunicato stampa

Da mercoledì 23 a lunedì 28 settembre 2009, Venezia cambia volto e si trasforma per una settimana nel mondo di Galileo Galilei. Anzi, ne I mondi di Galileo. Realizzato dalla Regione Veneto e dalla Fondazione Scuola di San Giorgio, in collaborazione con Codice. Idee per la cultura, questa manifestazione intende celebrare il quattrocentesimo anniversario dalle prime osservazioni astronomiche del grande scienziato, compiuto proprio durante il suo quasi ventennale soggiorno tra Padova e Venezia.

I Mondi di Galileo si svolge in occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia, su progetto della Regione Veneto e in collaborazione con alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali e artistiche del comprensorio veneziano (Fondazione Giorgio Cini, Università degli Studi di Padova, Università Ca’ Foscari, Circuito teatrale regionale Arte Ven, Fondazione Peggy Guggenheim, Fondazione Teatro La Fenice), il grande evento intende celebrare il quattrocentesimo anniversario dalle prime osservazioni astronomiche dello scienziato pisano, compiute proprio durante il suo quasi ventennale soggiorno a Padova, ospite della Repubblica veneziana.

Figura chiave della rinascita del pensiero occidentale, responsabile della formulazione delle basi metodologiche della ricerca scientifica moderna e protagonista di una ridefinizione del rapporto tra filosofia, scienza e religione, Galileo non fu solo astronomo, ma anche sperimentatore, precursore dei tempi, spirito inquieto e dall’ingegno multiforme. Dedicare una mostra a Galileo, limitandosi al suo pur fondamentale ruolo nel campo dell’astronomia sarebbe però riduttivo. Cinque sfaccettature di una personalità ricchissima, alle quali sono dedicati i cinque percorsi tematici in cui si sviluppa la manifestazione, attraverso un ventaglio eterogeneo di proposte, linguaggi, incontri e discipline.

Sotto il cielo di Venezia sono attesi esponenti di spicco del panorama scientifico internazionale come il premio Nobel (2004) per la fisica David Gross, lo scopritore degli anelli di Nettuno André Brahic, e l’esperto di meccanica quantistica del MIT di Boston Seth Lloyd, divulgatori come il giornalista e science writer Kim Stanley Robinson, artisti come il pluripremiato giapponese Norimichi Hirakawa, che nella città lagunare porta l’installazione con cui ha vinto il Prix Ars Electronica 2008. Il mondo della scienza si fonde con quello dell’arte in spettacoli come il concerto electro-jazz Space Is The Place (con Arve Henriksen, Jon Balke, Furio Di Castri, Patrice Heral) e la prima europea di Connoisseurs of Chaos, della celebre compagnia di danza newyorchese diretta da Karole Armitage. E poi ancora lectio magistralis, dibattiti informali, mostre, momenti di intrattenimento per avvicinare in modo divertente il pubblico di tutte le età alle complessità e alle meraviglie dell’Universo.

Un’esplorazione che parte dal genio di Galileo e dalle sue prime e pionieristiche osservazioni con il cannocchiale del 1609 per giungere fino al progresso tecnologico dei giorni nostri, sfruttando tutti gli spazi più suggestivi offerti dalla città lagunare, come la sede della Fondazione Cini, la Fondazione Peggy Guggenheim, il Telecom Future Centre.

Nell’area di Mestre presso il Parco Albanese, dal 24 al 27 settembre, è invece presente Incredibile Enel, un villaggio itinerante e interattivo sull’energia di oggi e di domani, ma anche un luogo di incontro e uno spazio ludico per informare e sensibilizzare su un utilizzo corretto e sostenibile delle risorse energetiche: dalla produzione al consumo consapevole, con approfondimenti scientifici, esperimenti, dialoghi e giochi. Il programma si articola in laboratori didattici per le scuole e i giovani, incontri serali con grandi divulgatori scientifici, spettacoli di teatro e proiezioni cinematografiche, spettacoli di intrattenimento.

L’associazione astronomica Cortina di Cortina d’Ampezzo e il Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore hanno contribuito invece alla realizzazione di Dalla Terra al Cielo. 400 anni di osservazioni astronomiche da Galileo ai giorni nostri: una serie di eventi che occuperanno sia la stagione estiva sia quella autunnale, a beneficio di turisti e residenti, tra mostre, cene sotto le stelle, osservazioni delle stelle e delle Perseidi con astrofili ed astronomi professionisti e un ciclo di quattordici conferenze sui temi di Galileo e delle implicazioni delle sue scoperte nei secoli successivi. Nel corso dell’autunno saranno inoltre organizzati corsi di approfondimento per gli studenti delle scuole superiori e per i cittadini, proiezioni cinematografiche e serate musicali, oltre a una rappresentazione di una Vita di Galileo, tratta dall’opera di Bertold Brecht, messa in atto dalla Compagnia Teatrale Lavori in Corso di Valle di Cadore. Completano il ricco palinsesto la mostra Con il cannocchiale alla scoperta delle stelle, presso il Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore, e la mostra Stars & Mountains al Comune Vecchio di Cortina d’Ampezzo.

Galileo l’astronomo
Cosa sarebbe la storia dell’astronomia senza Galileo? La sua figura è cruciale, così come le sue scoperte, con le quali nei primi anni del diciassettesimo secolo ha contribuito a ridisegnare la mappa del firmamento. Le “stelle medicee”, i “satelliti gioviani”, una migliore definizione della superficie della Luna, ma anche lo studio approfondito delle “stellae novae”, degli anelli di Saturno, del fenomeno delle macchie solari: sono solo alcune delle eredità lasciate dal Galileo astronomo, a cui viene dedicato un percorso eclettico e multidisciplinare.

La bellezza dell’Universo viene rappresentata dalla mostra fotografica Beyond - Visions of Planetary Landscapes, nella quale il giornalista e fotografo americano Michael Benson raccoglie oltre cinquant’anni di spettacolari testimonianze visive frutto dell’esplorazione spaziale iniziata nel 1957 con il lancio del primo Sputnik. Un viaggio fino ai confini conosciuti del Sistema Solare che l’autore, che collabora con “The New Yorker”, “The Atlantic Monthly” e “The Washington Post”, ha presentato in anteprima nel 2007 all’American Museum of Natural History di New York, ottenendo il plauso della critica americana per la sua capacità di rivelare le meraviglie e i misteri dello spazio infinito, in una riuscita “commistione di arte e scienza” (“LA Times”).

Il cosmo vuole essere interpretato anche attraverso il linguaggio dei suoni, e in un’operazione dalle sfumature sensoriali quasi sinestetiche, il concerto Space is the Place cerca di stabilire un contatto tra la poesia della musica e quella dell’universo, immaginando un percorso di note in volo tra satelliti, pianeti, scienza e miti astronomici. Sul palco un quartetto internazionale composto da due fuoriclasse della nuova scena electro-jazz scandinava (il trombettista Arve Henriksen e il tastierista Jon Balke), uno dei più quotati contrabbassisti italiani (Furio di Castri) e un talento della scuola francese (il batterista Patrice Heral). Tra samples, jazz, groove, atmosfere rarefatte e suggestioni elettroniche.

Il terzo momento del percorso, indirizzato maggiormente a indagini, riflessioni e suggestioni della ricerca, è costituito dal programma di conferenze, che affiancando a incontri di grande spessore scientifico momenti di confronto più informale con il pubblico vedono protagonisti alcuni tra i più importanti esponenti del panorama internazionale nei campi dell’astronomia, dell’astrofisica e della storia della scienza. Tra gli altri, lo scopritore degli anelli di Nettuno Andrè Brahic (Universitè de Paris VII), Tommaso Maccacaro (presidente INAF), Pierre Léna (Universitè de Paris VII e Observatoire de Paris), Francesco Paresce (responsabile scientifico del Very Large Telescope Interferometer dell’Osservatorio del Paranal, in Cile).

Galileo lo sperimentatore
Si dice che quando ebbe notizia dell’esistenza “di un occhiale, col quale le cose lontane si vedevano così perfettamente come se fossero state molto vicine”, pur senza aver mai visto lo strumento originale, Galileo impiegò pochi giorni per capirne il funzionamento e fabbricarne uno. Poi provò anche a venderlo al Governo veneto, senza troppa fortuna. Se il Galileo venditore dunque ogni tanto faceva cilecca, lo sperimentatore era costantemente all’opera. Al punto da considerare le “sensate esperienze” come cardine assoluto del suo metodo d’indagine, fin dai primi esperimenti sui pendoli e sulle leggi del moto condotti durante gli anni padovani (1592-1610). Ancor più della conoscenza teorica, era la via esperienziale a guidare lo scienziato verso nuovi orizzonti.

Una via che Galileo percorreva conservando non solo un grande temperamento e un approccio di perenne curiosità, ma mettendo in mostra anche doti artigianali non indifferenti, che gli permettevano di progettare e costruire personalmente le macchine, gli strumenti e i telescopi necessari per le sue ricerche. Questo volto forse meno noto è al centro di una sezione imperniata proprio sui laboratori, sugli esperimenti e sul rapporto – affascinante e complesso – che lega l’arte alla scienza. In Galileo Mobile, laboratorio realizzato in collaborazione con la Fondazione Peggy Guggenheim, viene tracciato un parallelo tra il percorso dello scienziato pisano, che partì dall’osservazione degli astri per scoprire leggi fisiche e matematiche, e quello dello scultore statunitense Alexander Calder, che trasse invece dal moto e dalla dinamica degli astri i segreti per creare le sue opere più celebri.

Anche in questa sezione non può mancare poi uno spazio riservato alla riflessione e all’analisi storica del protagonista dell’evento: una lectio magistralis che racconta le diverse sfaccettature della personalità del Galileo “da laboratorio”, attraverso il contributo di protagonisti nei campi della storia della scienza e della tecnica come Mario Biagioli (Harvard University), Enrico Bellone (Università di Milano), Matteo Valleriani (Max Planck Institut di Berlino).

Galileo il precursore
Quando si pensa alla teoria della relatività, il primo nome che viene in mente è sempre quello di Albert Einstein. Eppure non furono i lavori del 1905 del fisico svizzero-tedesco a inaugurare gli studi nel campo della relatività. Fu invece proprio Galileo, tre secoli prima, a delineare le leggi che regolano il movimento dei corpi in moto relativo uno rispetto all’altro, fornendone una descrizione di ammirevole semplicità e rigore in uno dei passi più belli del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

Non solo astronomo e sperimentatore, ma anche precursore di molte delle nostre conoscenze attuali nel campo della fisica, della cosmologia e dell’astronomia, Galileo viene celebrato anche sotto questo aspetto attraverso un programma di eventi orchestrati tramite diversi mezzi espressivi: dalla performance di danza alla lectio magistralis, al gioco a squadre interattivo.

Connoisseurs of Chaos è uno spettacolo messo in scena dalla compagnia newyorchese Armitage Gone! Dance e presentato in prima europea, dopo il debutto al Joyce Theatre di New York nel 2008. Otto danzatori a piedi nudi si muovono seguendo le suggestioni dell’opera Patterns in a Chromatic Field di Morton Feldman, in un crescente contrasto tra liricismo e caos, tradizione e modernità. Conosciuta come la “punk ballerina”, per il suo coraggio nel forzare i confini della danza classica, inserendo movimenti geometrici e figurati, la direttrice della compagnia Karole Armitage, Direttrice della Biennale Danza nel 2004, è conosciuta dal grande pubblico per le coreografie di alcuni videoclip di Madonna e Michael Jackson. A Venezia è protagonista sia dello spettacolo che di un dibattito sui temi che ne hanno ispirato musica e coreografia.

Nell’era dei quiz televisivi, Bræinstein si propone come esperimento di vero e proprio spettacolo e sfida collettiva. Un modo per avvicinare il pubblico alla scienza attraverso un linguaggio popolare e conosciuto. Un presentatore conduce l’evento, sottoponendo alle squadre formate dal pubblico domande legate alle teorie della relatività di Einstein. Quindi un tutor, all’interno di ogni squadra, si occupa di illustrare regole e leggi scientifiche, in modo da introdurre i giocatori in modo leggero e divertente nel grande laboratorio della ricerca e dell’analisi fisica.

Più specialistico e approfondito è lo sguardo offerto nella sezione dedicata alle conferenze, che si avvale di fisici teorici, cosmologi e grandi pensatori come il premio Nobel per la Fisica David Gross (Kavli Institute for Theoretical Physics), Seth Lloyd (Massachussetts Institute of Technology di Boston), Paul Steinhardt (Princeton University), Paolo Saraceno (INAF) e Paolo De Bernardis (Università la Sapienza).

Galileo l’inquieto
Oltre che alle sue scoperte astronomiche e alla definizione del metodo di ricerca sperimentale, la fama di Galileo è certo dovuta a due eventi che caratterizzarono gli ultimi anni della sua vita pubblica. La pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo nel 1632 e la famigerata lettura dell’abiura, cui fu costretto circa dodici mesi dopo nella chiesa di Santa Maria della Minerva a Roma. L’attacco contro i suoi detrattori (“i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile e non sopra un mondo di carta”) e il conflitto con le autorità ecclesiastiche ci ricordano quanto – ancora oggi, dopo quattro secoli – le problematiche connesse ai rapporti tra scienza e fede siano attuali. E ci ricordano anche un aspetto centrale nel percorso umano di Galileo, la sua “mente inquieta”, che lungo tutto il corso della sua esistenza lo spinse sempre più avanti nel percorso di ricerca della conoscenza.

Su questo aspetto della biografia dello scienziato, sono chiamati a ragionare esperti e storici come Antonio Beltrán Marí (Università di Barcellona) e Kim Stanley Robinson (giornalista e autore scientifico). A loro spetta il compito di inquadrare, analizzare e raccontare gli aspetti più controversi e interessanti di queste tematiche, attraverso una serie di conferenze e interventi.

Galileo il multiforme
Ma Galileo Galilei non era solo scienziato, era anche molto altro. Uomo dal multiforme ingegno, con i suoi studi, le sue opere e la sua vicenda umana ha influenzato non soltanto matematici e scienziati, ma anche artisti e scrittori. “Usava il linguaggio con una coscienza letteraria, con una continua partecipazione espressiva, immaginativa, addirittura lirica”, scriveva di lui Italo Calvino, che arrivò a definirlo in più occasioni il più grande scrittore italiano. Osservava il mondo con uno sguardo onnivoro, quasi leonardesco nell’approccio nei confronti delle arti e delle scienze. Uno sguardo che esercita il ruolo di stella polare nel percorso più variopinto e caleidoscopico allestito all’interno del programma di I mondi di Galileo.

Il Galileo commentatore della Divina Commedia è protagonista della conferenza del fisico e scrittore Jean Marc Lévy Leblond, nella quale si raccontano le lezioni che il giovanissimo scienziato tenne sull’Inferno dantesco. Il Galileo acuto osservatore della Luna è il punto di partenza per l’emozionante viaggio di Non senza qualche meraviglia. Sussurri dalla luna, spettacolo a cura di PACTA dei Teatri che – partendo dalla sua prima lettera scritta in italiano volgare – esplora quattrocento anni di emozioni, passioni e riflessioni suscitate dal nostro satellite, passando attraverso le esortazioni di Kant, le palpitazioni di Leopardi, le meditazioni di Montale, gli struggimenti di Calvino, arrivando fino al primo uomo sulla Luna raccontato da Pasolini. Visioni d’autore, accompagnate da effetti musicali e proiezioni video.

Al rapporto tra arte e scienza è dedicato l’evento Famiglie in Festa tra le stelle, promosso dalla Collezione Peggy Guggenheim, nel quale i visitatori più piccoli vengono invitati a non essere semplici spettatori, ma a produrre piccole opere e a scoprire direttamente attraverso alcuni telescopi i segreti del cielo e della luna. L’interattività è al centro anche di Passatempo per osservatori a riposo - A Plaything for the Great Observers at Rest, installazione del giapponese Norimichi Hirakawa in cui si propone un modello semplificato di sistema solare, costituito solo dal Sole e dalla Terra, a disposizione del pubblico per essere modificato nelle sue dinamiche essenziali (la velocità di rotazione e di rivoluzione del nostro pianeta, l’inclinazione dell’asse di rivoluzione).

In un crescendo di contaminazione sensoriale e spettacolare, si muovono i padiglioni delle meraviglie, tensostrutture che stravolgono la natura di corti, calli e campielli, riproducendo le magiche atmosfere dei parchi dei divertimenti dell’Ottocento, con l’obiettivo di creare un immaginario Mondo di Galileo, attraverso installazioni, ambientazioni e narrazioni curate da Antonio Catalano. L’immaginazione e il genio dello scienziato sono infine i semi dal quale germoglia Sphera, lo spettacolo di teatro-danza e circo poetico di Giorgio Rossi che rende omaggio alla figura di Galileo attraverso i movimenti, i salti e le piroette di dieci saltimbanchi. Un evento che si conclude su quello che è forse il più simbolico e suggestivo intreccio della manifestazione, quello tra il pensiero dello scienziato pisano e i disegni di Leonardo sull’uomo vitruviano: vestigia luminose e ancora oggi fondamentali della grandezza della ricerca, della tecnica e dell’arte nella storia del nostro paese.

Il cielo come laboratorio
In un’ottica di celebrazione dell’eclettica figura di Galileo - filosofo, scienziato, tecnologo e imprenditore – non si può tralasciare il ruolo cruciale svolto da Padova, dove Galileo insegnava all'Università e che con il proprio contesto culturale e socioeconomico contribuì a creare l’humus ideale a far esplodere la sua creatività. Oggi come 400 anni fa, l’Università di Padova svolge un ruolo fondamentale nella divulgazione della ricerca scientifica. Ed è in questo solco che si inserisce da ormai dieci anni il progetto educativo Il cielo come laboratorio, ideato da Piero Rafanelli e promosso dal Dipartimento di Astronomia dell’Università.

Il progetto, che intende introdurre al metodo galileiano gli studenti delle scuole superiori di tutte le province del Veneto, avvicinandoli alla moderna astrofisica attraverso l’esperienza diretta di osservazione al telescopio - momento cruciale per far comprendere come il cielo possa essere considerato il naturale laboratorio in cui verificare e misurare fenomeni non riproducibili sulla Terra - è stato ulteriormente ampliato sulla spinta del 2009 Anno Mondiale dell’Astronomia. In particolare, si prevede di utilizzare il telescopio di Asiago (VI) non più sul posto ma in remoto, attraverso l’istituzione di alcune scuole-polo nelle varie province. Un importante primo tassello per trasmettere l’importanza culturale del metodo sperimentale-interpretativo, che richiede agli studenti di imparare a confrontarsi in modo diretto con l’oggetto di indagine e utilizzare il linguaggio matematico per descrivere i fenomeni: uno dei più grandi lasciti del pensiero galileiano, un formidabile strumento per indagare e comprendere la realtà. Al progetto di osservazione del cielo, che durerà da ottobre 2009 ad aprile 2010, si affiancherà da ottobre a febbraio un ciclo di dialoghi e spettacoli teatrali, nell’intento di tenere assieme i due versanti, spesso separati, della cultura: quello umanistico e quello scientifico.

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