Una serie recente di opere grafiche dell'artista. "Insieme al concetto di cancellatura, centrale e costante nei lavori di Isgro', e' originaria la continua coesistenza tra le parole e le immagini. Le scritte dialogano con le immagini fotografiche, espedienti che diventano perni imprescindibili per comprendere l'opera". (Achile Bonito Oliva)
Artista nonchè poeta, scrittore, giornalista e uomo di teatro, Emilio Isgrò nasce a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina)
nel 1937. Dopo gli esordi letterari si trasferisce a Milano, dove vive e lavora, dedicandosi anche alla poesia visiva come
“arte generale del segno”, nel doppio ruolo di teorizzatore ed artista. Nel 1964 espone le sue prime Cancellature decre-
tando la morte della parola e creando nel tempo una vera e propria “arte cancellatoria” con esiti sempre sorprendenti
per la varietà delle forme e degli stili.
Dagli anni ‘70 realizza installazioni quali l’opera storica Chopin per 15 pianoforti, realizzata per il Teatro alla Scala di
Milano (1979), L’ora Italiana, installazione per 20 elementi ispirata al tragico attentato alla stazione di Bologna (1976)
e il gigantesco Seme d’arancia, dedicato alla città natale e simbolo di rinascita civile e sociale per i popoli del Mediter-
raneo (1998).
Presente più volte alla Biennale di Venezia, vince il primo premio alla XIX Biennale di San Paolo del Brasile.
Il gesto cancellatorio di Isgrò giunge a risultati pittorici senza cedere alla pittura; scavalca la dualità fra parola e imma-
gine, propria della poesia visiva nel momento in cui la parola cancellata grazie a questo gesto poetico radicale risorge
dalle proprie ceneri nobilitata in una metafora di distruzione e ricostruzione: “ si distrugge per ricostruire, si taglia per
ricucire”
“Insieme al concetto di cancellatura, centrale e costante nei lavori di Isgrò, è originaria la continua coesistenza tra le parole e le
immagini. Le scritte dialogano con le immagini fotografiche, espedienti che diventano perni imprescindibili per comprendere l’opera.
Elemento linguistico e percezione visiva interagiscono suggerendo una più profonda lettura dell’opera che va al di là del semplice
impatto estetico: lo spettatore è indotto a una riflessione ideologica e interpretativa del soggetto. Con la poesia visiva il corpo dell’arte
sale sul palcoscenico della pagina, luogo della rappresentazione poetica, in cui agiscono dimensione spaziale e temporale: ecco così
l’artista, nel 1971, addentrarsi con dichiaro di non essere Emilio Isgrò nel campo di competenza dell’immagine figurativa, sfiorando
contemporaneamente pittura, scultura, performance, architettura, scenografia e teatro”.
(Achile Bonito oliva, catalogo mostra, “dichiaro di essere Emilio Isgò”, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Prato, 2007).
Immagine: Emilio Isgrò, Mappamondo, 2008, cm 30x32
Inaugurazione sabato 10 ottobre - ore 18
viamoronisedici spazioarte
via moroni 16a, Bergamo
orari d’apertura da martedì a sabato, ore 16 -19.30
ingresso libero