'L'ultima stanza', l'installazione eseguita appositamente per la Galleria Milano e' una specie di mausoleo, di cella di una tomba egizia realizzata con scatole in plastica trasparente, al cui centro una mummia in creta e' stesa su di un catafalco sempre di scatole trasparenti. Le scatole contengono gli oggetti piu' disparati da portare con se' nell'ultimo viaggio.
"L'ultima stanza"
"L' ultima stanza", l'installazione eseguita appositamente per la
Galleria Milano è una specie di mausoleo, di cella di una tomba egizia
realizzata con scatole in plastica trasparente, al cui centro una
mummia in creta è stesa su di un catafalco sempre di scatole
trasparenti. Le scatole contengono gli oggetti più disparati da
portare con se nell'ultimo viaggio. Alcuni blocchi informi di creta ( il
materiale con cui, secondo una delle cosmogonie fu creato l'uomo) e
oggetti d'uso quotidiano nel passato sovietico: un vecchio stivale,
pesci secchi, mozziconi di sigarette, occhiali da sole, per "proteggere
gli occhi dalla luce abbagliante, quando si uscirà dal tunnel" e
medicine scadute "per completrare la guarigione già in corso grazie al
corredo di oggetti portati con se".
Brodsky è già noto al pubblico milanese per avere vinto nel 2001 il
primo premio della città di Milano "Museo del Presente" con "Coma"
una monumentale installazione esposta alla Triennale nella mostra
"Milano Europa 2000 - I semi del futuro". Nato a Mosca nel 1955, studia
architettura e si laurea nel 1978 . Da allora, fino a metà degli anni
novanta, lavora a quattro mani con l'amico e collega Ilya Utkin. In
disaccordo con i progetti del dipartimento di urbanistica della loro
città , Brodsky e Utkin fondano un movimento chiamato "architettura su
carta". Con i loro lavori decidono di partecipare ai grandi concorsi
internazionali, dai quali escono quasi sempre vincitori. Nel 1982 con
"Crystal Palace" vincono il primo premio alla Central Glass Competion,
Tokyo, nel 1985 il secondo premio, sempre a Tokyo, alla Shinkenchiku
Competition con "Bulwark of resistance", nel 1988 primo premio per
l'architettura a "East meets West in design competition" della Jakob K.
Javits Convention Center, N.Y., e così via.
Le "architetture su carta" sono lavori concettuali che fondono
architettura utopistica, arte, arte applicata e letteratura. I testi
poetici che li accompagnano, illustrano il contenuto del progetto e
potenziano l'incantesimo del segno.
Dal 1995 Brodsky espone grandi installazioni sia in Europa che in
America, realizza grandi sculture in aree pubbliche e private, come ad
es."Palazzo Nudo" per la piazza del Cultural Center di Pittsburgh, e
lavora anche come architetto.
"Gray matter", una grande installazione esposta nel 1999 alla Galleria
Ronald Feldmann di New York, presentava un lunghissimo tavolo su cui
erano affastellati un numero infinito di oggetti di uso comune in
disuso. Tutti gli oggetti, piccole e grandi sculture in creta non
cotta, grigia, leggermente imprecise e distorte come nella memoria,
ricordano reperti archeologici di una città coperta dalla cenere di
una improvvisa e inaspettata eruzione vulcanica. Il motivo delle tracce
e della memoria, che sono parte integrante di ogni essere umano,
ricorre in tutti i lavori di Brodsky senza melanconia o nostalgia, ma
piuttosto come una annotazione, una presa di coscienza, talvolta
ironica, della fatalità e della continuità fra passato e futuro.
Persino Coma, uno dei suoi lavori più provocatori, prima ancora di una
tragica metafora è un commento ironico all'inevitabilità del fato.
La grande città di creta che viene gradualmente semisommersa da olio
nero, quando si riflette nei fiumi e canali neri è più bella di
prima.
Il tema della città torna nell' installazione presentata alla Biennale
di Sao Paulo 2002 "20 garbage containers", questa volta però visibile
solo da piccole fenditure praticate nei grandi contenitori per la
spazzatura.
Il lavoro adombra forse anche la questione dei paesi in via di sviluppo
divenuti discarica di rifiuti dell'occidente.
Brodsky ha aperto solo recentemente uno studio di architettura, eppure
si è sempre considerato anzitutto un architetto. Così, mentre le
opere artistiche possono essere considerate frammenti di un grande
progetto architettonico, i suoi progetti di architettura risentono
l'effetto liberatorio dell'arte.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo con un testo introduttivo di Gabi Scardi.
Inaugurazione : Giovedì 23 Maggio 2002 alle ore 19,00
Orario: da martedì a venerdì ore 10-13 e 16-20, lunedì 16 - 20,
sabato per appuntamento
Galleria Milano
20121 Milano - Via Manin, 13 - Via Turati, 14
Tel. 02- 29 00 03 52 - Tel e Fax 02- 29 00 32 83