La cena delle beffe. Gabbie contenenti storie quotidiane. Adriana Chiari crea opere intere, attraverso l'assemblaggio di oggetti scovati in mercatini e fiere antiquarie.
Mostra personale
" LA CENA DELLE BEFFE "
"Gabbie contenenti storie quotidiane" di ADRIANA CHIARI, l'artista che crea opere intere, attraverso l'assemblaggio di oggetti scovati in mercatini e fiere antiquarie.
a cura di ANTONIO d'AVOSSA
GABBIE DENTRO GABBIE FUORI
"Davanti a questa gabbia la mia anima è rimasta incagliata , non riesco a distogliermi, vedo entro ad essa tutto un mondo di forme che si muovono, si agitano ; io e quel mondo siamo vicini ma separati, non ci mischiamo , come in due mondi paralleli, eppure io lo vedo .
Sento lo spirito e le sensazioni, che animano questa gabbia; lo spirito è vicino, è distante, si esibisce, ma io non posso interagire o forse non voglio;
forse anche a me quelle sbarre vanno bene;
forse siamo noi a crearci le gabbie per viverci dentro tranquilli,
ma poi siamo dentro o siamo fuori?"
A.CHIARI
il canarino giallo
lasciate lavorare la materia grigia
feng shui
sogni e realta'
la mecca
dorate sbarre
il leader
il carrozzone delle fiere
un mondo di saggezza
la cena delle beffe
non morde piu'
alieni a parigi
Gabbie contenenti storie quotidiane:
La gabbia del fengshui, progettata secondo le regole del fengshui.
L'artista, che peraltro e' una sostenitrice delle filosofie di origine veda, si raccomanda di fare attenzione a non esagerare con le tendenze di moda.
Ne la cena delle beffe , ironia alla " noburessia ", dove il titolo serve da richiamo agli aspetti della cultura italiana.
Nel carrozzone delle fiere dove superdonne e donne dei fumetti vengono trasportate da un trattorista pilota super finto
Il canarino giallo e' dedicata a tutti i sindaci italiani che non riescono a risolvere in modo adeguato il problema traffico. (e' la gabbia preferita dal sindaco di arona in occasione della mostra aronese)
Il dirigibile d'oro e la mecca mettono a confronto usi e costumi delle due civilta' quella cattolica e quella mussulmana. in entrambe le culture esistono dei forti condizionamenti, che vanno al di la del libero arbitrio e dell'autonomia nel prendere coscienza delle proprie responsabilita' .
Ne i sogni e la realta viene messo a confronto il mondo dei sogni leggiadri come piume, cangianti come biglie di vetro , dorati come magici pesci volanti; nell'altro settore della voliera, cavalieri in corsa per la carriera , spade di damocle, mafiosi e gabbie.
Lasciate lavorare la materia grigia e' una provocazione agli impresari e agli intellettuali:
quale materia grigia? il cemento, ossia la concretezza e la pratica o i pensieri e i voli pindarici.
Un mondo di saggezza
E' una formula magica per arrivare a un mondo migliore: un po' di saggezza , un pizzico di leggerezza e tanta ironia
Non morde piu' un muso chiuso da una museruola di ferro .lascia aperto a tutte le interpretazioni possibili
Alieni a parigi?
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Gabbie e Microstorie
La cena delle beffe
In gabbia
L'arte di Adriana Chiari consiste nel raccontare storie o microstorie, di ambientarle e di creare con oggetti piccoli e grandi delle vere e proprie situazioni narrative. Si tratta di microcosmi dove gli oggetti vengono ad assumere ruoli differenti da quelli per i quali sono stati creati. In questo modo Adriana Chiari raggiunge un luogo quello del racconto, a partire da una oggettistica, come pensiero del simulacro. Le sue ambientazioni riguardano alla vita dell'oggetto in termini nuovi. Ma a questo ci aveva abituati. I pesci che si ricollocano in quadri e parole, tra umori e rumori, tra acque e travestimenti, le piccole vetrine-scatole dove il dialogo avveniva sul filo surreale delle situazioni a confronto, le grandi vetrine (esposte al Forum di Omegna) su
temi differenti dove i giocattoli e gli oggetti trasferivano alla trasparenza il loro essere animato.
Ora sembra ancora sorprenderci. Si tratta di gabbie, spesso con una vita precedente, recuperate nei mercatini o assemblate per semplici legnetti. E' sulla trasparenza e sulla intoccabilità che giocano le nuove storie di Adriana Chiari. Ma esse avvengono all'interno di un territorio che è insieme virtuale e fisico, oggetto e scultura, ready-made e assemblaggio. C'è un richiamo, quasi un ritornello che corre sul filo della sospensione delle forme di queste gabbie. Penso alle gabbie più famose della storia dell'arte contemporanea: Why not Sneeze Rose Sélavy di Marcel Duchamp, una gabbietta contenente finte zollette di zucchero, in realtà erano di marmo e alle Affinità elettive, una tela di Renè Magritte che rappresenta una gabbia che contiene un enorme uovo. E' a questi esempi eccelsi che le gabbie di Adriana Chiari sembrano richiamarsi. Ma non in termini di citazione quanto attraverso un ritornello, un richiamo che configura una variante rispetto alla costante della gabbia-contenitore. Perché a differenza dei due episodi storici appena citati, le gabbie di Adriana Chiari superano la funzione di contenitore per configurare una immagine di contenuto oltre la trasparenza della gabbia stessa, infine per irraggiare una storia che comunica l'umorismo stesso del fare arte, con oggetti che si relazionano alla gabbia in termini di territorio della commedia del mondo, dal consumo visivo al consumo narrativo. E' per questo che le sue gabbie non ingabbiano storie ma le liberano ai territori del pensiero e dell'arte come veri e propri messaggi-oggetti-storie. Infine la libertà di ingabbiare intesa come una sospensione della commedia della vita nei luoghi dell'arte. Un tributo all'arte attraverso una risata liberata, direi. E' questa impossibilità di ingabbiare l'immaginario che si legge attraverso la trasparenza di queste gabbie. Perché queste microstorie non si danno per parole ingabbiate da regole grammaticali o da codici visivi, quanto piuttosto come facoltà dell'immaginazione ad aprire le porte della fantasia e, perché no, dell'umorismo nell'arte.
Del resto la gabbia suggerisce l'idea di una prigionia. E' qui che si organizza la grande storia che Adriana Chiari vuole narrarci. L'invito dell'artista è: sprigionate la vostra immaginazione! Queste gabbie sono oggetti d'arte che non contengono storie ma le sprigionano agli orizzonti della fantasia, e questa semplicità del volo è molto alta.
A.d'A.
INVITO ALLA STAMPA Martedì 28 maggio 2002 h. 18.30
orario: da martedì a sabato :15.30 - 19.30
Galleria MILARTE
Milano - via Solferino, 42 - tel. (02) 62690448
Chi non beve con noi , peste lo colga