I gioielli come le microsculture sono espressioni di uno spirito ironico che distanzia la realta', mettendo in relazione l'eterogeneita' dei materiali, l'oro e il rame, il puro e l'impuro.
Le forme bizzarre, insolite tradiscono le intenzioni progettuali dell'artista per un'elaborazione in corso d'opera che risponde, nella maggior parte dei casi, alla grammatica del lavoro artistico. Ferro, cera, plexyglass, tessuto, ecc. sono solo alcuni dei materiali con i quali Monica Cecchi realizza le sue opere, assemblando i diversi elementi tra loro saldati e ricomposti secondo le suggestioni che la materia suscita quand'è combinata alle forme rappresentative.
I gioielli come le microsculture sono espressioni di uno spirito ironico che distanzia, in apparenza, la realtà mettendo in relazione dialettica l'eterogeneità dei materiali, l'oro e il rame, il puro e l'impuro, in una economia politica che si fa garante dell'uguaglianza dei materiali impiegati a scapito delle differenze. L'oro non assume la forma di equivalente generale n'è tanto meno la latta o il rame quello di valore relativo; le classi di metalli non sono artatamente combinati ma dialogo tra loro in ragione di una forza creativa che li rende egualmente espressivi sul piano comunicativo e artistico.
L'usurarsi di certi materiali rispetto ad altri denuncia, inoltre, la loro inarrestabile deperibilità sotto l'incessante azione del tempo. I temi della transitorietà e della temporalità sono presenti dunque, in tutta l'opera di Monica Cecchi. Alcuni lavori, i teneri calchi di bambole modellate in cera, arricchiscono la poetica dell'artista aggiungendo quel senso di precarietà all'esistenza, apertura angosciosa verso l'orizzonte temporale che scolora e dissolve il presente, che sconfina nell'estraniamento di possibilità sempre più identitaria delle condizioni proprie dell'uomo contemporaneo.
Tempo declinato al passato, alla ricerca strettamente congiunta con l'esperienza della memoria d'infanzia, dove al gioco fa eco la libertà di ricomporre il reale in una trama di discorso che privilegia i momenti, non privi di dolore, dell'abbandono e del disincanto. Ma il tempo viene percepito, quì, insieme alla spazialità degli elementi la cui matericità contrassegna, sul piano espressivo, il corpo in movimento. Corpo mutevole, vivo, ferito dal tempo; corpo dell’ altro, sulla cui superficie si oggettivano le tracce visibili del mio essere in dialogo col mondo; esteriorità che palesa vicinanza al prossimo, in sé sconosciuto, ignoto.
Il relazionarsi all' altro configura dunque, nella sua immanenza etica, l'impegno irrecusabile dell'artista nell'opera di trascendenza
Lorenzo Valentino
Inaugurazione 12 novembre ore 18.30
Galleria Previtali
via Lombardini, 14 - Milano
Orario: da martedì a sabato ore 16-19,30
Ingresso libero