Galleria Gentili
Prato
via del Carmine, 11
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Getting Nowhere - voglio essere proprio qui
dal 13/11/2009 al 15/1/2010
mart-sab 14-19

Segnalato da

Galleria Gentili




 
calendario eventi  :: 




13/11/2009

Getting Nowhere - voglio essere proprio qui

Galleria Gentili, Prato

Il progetto presenta installazioni e opere pensate appositamente per lo spazio. Martin Boyce, Jose Davila, Loris Greaud, Alexis Harding, Sergej Jensen e Paolo Parisi indagano nuove ipotesi di praticare e pensare lo spazio fisico e quello percepito come una dimensione allo stesso tempo personale e collettiva, ponendo attenzione alla possibilita' di rappresentare questa tensione.


comunicato stampa

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a cura di Lorenzo Bruni

Martin Boyce, Jose Davila, Loris Greaud, Alexis Harding, Sergej Jensen, Paolo Parisi

Il 14 novembre alle ore 18,00 la Galleria Gentili di Prato inaugura la mostra collettiva a cura di Lorenzo Bruni dal titolo “Getting Nowhere – voglio essere proprio qui” ( fino al 16 gennaio 2010). Il progetto, ideato da Lorenzo Bruni, presenta installazioni di grandi dimensioni e opere pensate appositamente per lo spazio. Per “Getting nowhere”, Martin Boyce, Jose Dávila, Loris Greaud, Alexis Harding, Sergej Jensen e Paolo Parisi, artisti internazionali, molti presentati in Italia per la prima volta, indagano nuove ipotesi di praticare e pensare lo spazio fisico e quello percepito come una dimensione allo stesso tempo personale e collettiva, intima e pubblica, ponendo particolare attenzione alla possibilità di rappresentare questa tensione; tentativo che paradossalmente non è soddisfatto da tutti i mezzi di riproduzione e distribuzione di immagini che abbiamo a disposizione oggi. Le opere degli artisti in mostra stabiliscono nuovi parametri di orientamento nella galleria conducendo così il visitatore ad una modalità di esperienza dello spazio differente da quella utilizzata nella pratica del quotidiano. Inoltre questo approccio porta il soggetto, che si confronta con quel “nuovo contesto spaziale”, a ripensare a nuove ipotesi di progettazione dello spazio urbano in quanto spazio sociale. Il progetto apre dunque una riflessione sul punto di vista, sul “tempo della fruizione”, e sulla sua manifestazione, mettendo in evidenza non solo ciò che si vede ma il come e la necessità di condividerlo con “gli altri diversi da sé”.

Alcune delle opere in mostra, pensate appositamente per l’occasione, vanno dalla grande silhouette attraversabile della parete in metallo di Martin Boyce, ai monocromi che dialogano con le forme di particolari di mappe geografiche di Paolo Parisi, dalle foto sgualcite di grandi grattacieli salvate metaforicamente dalla spazzatura da Jose Dávila, alla griglia modernista di Alexis Harding, la stessa sia dei piani urbani americani che dei quadri astratto-geometrici, che scivola per troppa materia dalla tavola di legno, e ancora dall’installazione sonora di Loris Greaud che si rivela strumento con cui minare la sicurezza dell’architettura stessa della galleria, fino alla grande tela di Serghej Jensen con trama astratto-geometrica che può essere percepita anche come un tappeto o viceversa. Queste sono alcune tipologie di intervento, oltre ad ulteriori progetti, disegni, sculture che puntano alla stimolazione della percezione degli spettatori per una nuova reazione e misurazione di questi “luoghi” (evocati e indicati).

Lo spazio diviene reale, convalidato, solo quando viene percorso e attraversato dal fruitore. In questo caso l’attenzione è posta sulla presenza dello spettatore stesso per mezzo di questi spazi o meglio “presenze di spazialità”. Infatti, queste opere sono tutte accomunate dal tentativo di eliminare il confine, o meglio rendere compresente, lo spazio rappresentato e quello vissuto, lo spazio osservato e quello percorso, per stabilire un nuovo equilibrio e dialogo tra la percezione fisica e la progettazione mentale dello spazio sociale da parte del singolo soggetto. Per fare questo gli artisti affrontano sia una riflessione sui codici dell’architettura, nata come organizzazione dello spazio esterno-interno, sia su quelli della pittura astratta, nata per evitare l’illusione della rappresentazione di uno spazio “altro”. Tutto ciò ci introduce in una nuova riflessione non retorica sul modernismo poiché ne affronta non le ideologie ad esso collegabili bensì gli strumenti e la loro attualità.

Tra le molte mostre internazionali a cui hanno partecipato questi artisti ricordiamo per Martin Boyce (Glasgow, Scottish, 1967; vive e lavora a Glasgow) la sua partecipazione all’ultima Biennale di Venezia nel padiglione scozzese, per Jose Dávila (Guadalajara, México, 1974; vive e lavora a Messico City) la mostra collettiva Megastructure reloaded a Berlino nel 2007, per Loris Greaud (Eaubonne, France 1979; vive e lavora a Parigi) la sua personale al Palais de Tokio a Parigi nel 2008, per Alexis Harding (London, 1973; vive e lavora a Londra) la mostra collettiva all’University of the Arts a Londra nel 2008, per Sergej Jensen (Maglegaard, Denmark 1973; vive e lavora a Berlino) la recente mostra al KW di Berlino; per Paolo Parisi (Catania, 1965; vive e lavora a Firenze) la mostra personale al Centro Pecci di Prato nel 2008/2009. Lorenzo Bruni, critico e curatore indipendente, sta attualmente scrivendo per Silvana Editoriale il libro “E’ tutta questione di spazio” che prende in esame le ricerche degli artisti che hanno saputo offrire una soluzione inedita relativa agli scambi sempre fruttuosi intervenuti fra arte e architettura tra gli anni Settanta ad oggi.

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Curated by Lorenzo Bruni

Martin Boyce, Jose Davila, Loris Greaud, Alexis Harding, Sergej Jensen, Paolo Parisi

The 14th of November at 6 pm, the Galleria Gentili in Prato inaugurates the group exhibition curated by Lorenzo Bruni entitled Getting nowhere – voglio essere proprio qui (November 16- January 16, 2010). The project curated by Lorenzo Bruni, presents large-scale works and projects designed specifically for Galleria Gentili's space. For this exhibition Martin Boyce, Jose Davila, Loris Greaud, Alexis Harding, Sergej Jensen and Paolo Parisi, a group of international artists, some exhibiting for the first time in Italy, investigate the possible connections between real space and representational space in order to create a new hypothesis concerning the role of organization in urban space. The artists present a new paradigm, regarding the observation of space as public vs. personal and physical vs. perceptual creating a new collective social space, a space in which the tensions that they attempt to underline are paradoxically impossible to recreate with current methods of image distribution. Their works establish new parameters for orienting the visitors to the gallery, thus creating an experience of the space that is unique and distinct from the ways in which we approach space in our daily life. This approach draws the viewer to speculate on a new organization and use of urban space as social, collective space. The project reflects on the idea of “time as a fruition”, highlighting not only what we see but also the need to share this with “others different from ourselves.”

Some of the works created specifically for this exhibition include, Martin Boyce's metal wall silhouette, the monochromes that create a dialog with the details of geographical maps of Paolo Parisi, the crumpled photos of sky scrapers metaphorically “saved” from the trash-bin by Jose Davila; modernist grids that recall the urban maps of American landscapes, the abstract geometrical landscapes by Alexis Harding that slide by the sheer weight of the excess paint from the wooden canvas and onto the floor; Loris Greaud's sound installation undermines the safety of the architecture of the gallery, the abstract geometrical painting of Serghej Jensen, that can be read as a tapestry or vice-versa, these are some of the works along with additional projects, drawings, and sculptures, that make up the space of the Galleria Gentili for Getting nowhere, works that stimulate the perception of the viewer and illicit new reaction to and measure of the space.

The space becomes real and valid only after being experienced by the viewer. Importance is placed on the viewer as not only a spectator but through their presence, as a means to interpret the space. These works all attempt to eliminate the boundary and allow for the coexistence of represented and physical space establishing an equilibrium and dialogue between physical and mental perception of social space by the visitor. They achieve this through a reflection on architectural codes that use both internal and external methods of spatial organization as well as through the codes of abstract painting that negate the illusion of a represented “other” space. Their works introduce a new non-rhetorical reflection on modernism through a discussion of the instruments of modernism as are currently relevant and not its ideologies.

Some of the international exhibitions that these artists have participated in include, Martin Boyce’s (Glasgow, Scotland 1967; lives and works in Glasgow) participation at this year’s Venice Biennale in the Scottish pavilion, Jose Davila’s (Guadalajara, Mexico, 1974; lives and works in Mexico City) work in the collaborative exhibition Megastructure Reloaded in Berlin in 2007, Loris Greaud’s (Eaubonne, France 1979; lives and works in Paris) solo exhibit at Palais the Tokio in Paris in 2008, Alexis Harding (London, England 1973; lives and works in London) the group exhibition at the University of the Arts in London in 2008, Sergej Jensen’s (Maglegaard, Denmark 1973; lives and works in Berlin) solo exhibition at KW in Berlin; Paolo Parisi’s (Catania, Italy 1965; lives and works in Florence) solo exhibition at the Centro Pecci in Prato in 2008/2009. Lorenzo Bruni, is a critic and independent curator. His current project for Silvana Editoriale is the book entitled, “E’ tutta questione di spazio” (It’s all a Question of Space); it examines the research by artists that have reflected on the relationship between art and architecture from the 1970s to today.

Inaugurazione sabato 14 novembre ore 18

Galleria Gentili
via del Crmine 11, Prato
orario: martedi al sabato, dalle 14 alle 19
ingresso libero

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