Monstrum. Per l'artista l'umano e' un mostro, ma non in senso accidentale, neppure nel modo in cui viene definito dal pubblico moralizzato o dalla legge internazionale. L'umano e' un mostro come parte della sua costituzione.
a cura di Augustine Zenakos
Che cosa è un mostro?
Durante la stesura, mentre un altro accusato sta andando al processo all’ Aia, noi siamo di nuovo invitati a guardare nel cuore dell'oscurità. Questo, dicono, è il male assoluto: la straordinaria forza innaturale che, ogni tanto, impone se stessa alla nostra comunità - il mostro.
Ma che mostro è questo? Non sono mai sicuro.
Come tengo a dire, la più grande bugia del nostro tempo è che noi tutti essenzialmente siamo d'accordo. Naturalmente, sappiamo che ci sono conflitti nel mondo, guerre, crimini e ogni sorta di cose terribili, ma in qualche modo noi ci convinciamo sempre che questi eventi capitano a dispetto della nostra vera natura, come aldifuori della normalità; loro sono perversioni della “natura”, concettualmente emarginati nel regno della devianza. La democrazia liberale contemporanea sembra averci persuasi che il consenso è il nostro vero stato fondamentale, mentre la violenza - nonostante sia frequente - è meramente accidentale.
Noi inevitabilmente, in modo quasi voyeuristico, ci focalizziamo su questa violenza accidentale - cosa che Slavoj Žižek avrebbe chiamato violenza soggettiva - ciò che ne risulta è moralizzazione. L'arte contemporanea non fa eccezione a questa fallacità. Molti artisti hanno assunto il ruolo di commentatori di questo spettacolo continuo, perché, infatti, che altro c'è da fare entro i confini di un accordo universale?
Comunque, qualcuno potrebbe dire che la democrazia liberale contemporanea sta mascherando le sue origini: non è la grandezza dell’ umanità in sè, ma la realizzazione che l'umanità è capace di grandezza malgrado la sua capacità di male, che costituisce il cuore dell’ umanesimo. Infatti, il male era con noi prima di qualsiasi altra cosa, e l'umanità (humanity) - nel suo doppio significato di “humankind” e “humanness” - è una nozione più oscura e sporca di quella che si potrebbe sperare.
Una delle conseguenze di questa cecità verso le nostre implicite antinomie è la morte delle grandi narrative. La maggioranza di noi non osa toccarle, purtroppo non per qualche tipo di umiltà, ma perchè queste ci sembrano irrilevanti: in un mondo dove il consenso regna supremo, le grandi narrative sono considerate come una irrilevanza, un esercizio rétrò al meglio, il racconto di una storia consolatoria e familiare.
Quello che trovo particolarmente affascinante nell’arte di Vassilis P. Karouk è il fatto che lui non è un commentatore. Mentre il paradigma contemporaneo lo spinge constantemente in una direzione diversa, lui lotta con la grande narrativa come se fosse l’unico modo. Questo si verifica anche nei suoi ultimi quadri, come nel suo film, “ Motivo”, un tenebroso, penetrante sguardo sul perpetuo problema della divisione della ricchezza.
Per Vassilis P. Karouk l'umano è un mostro, ma non in senso accidentale, neppure nel modo in cui viene definito dal pubblico moralizzato o dalla legge internazionale. L’umano è un mostro come parte della sua costituzione. Ancora, al di sopra e oltre la sua costituzione, l’umano è anche capace di essere violento per scelta, cadendo direttamente nel truismo shakespeariano che lo condana a non essere bestia. Questo mostro umano - poteva essere qualcosa altro che umano? - lentamente appare, mentre il velo della percezione della violenza come coincidenza si sgretola, viaggiando nella narrativa.
Quello che è strano, comunque, è che diventa un mostro soltando quando siamo attrati da lui, perché, qualunque cosa l’arte di Karouk possa essere, è anche spudoratamente sincera: c’è attrazione celata nei posti più tenebrosi, abbastanza differente dal piacere voyeuristico che ricaviamo dai nostri incontri quotidiani con gli orrori del mondo. Questa attrazione non è piacevole; è più affine all’ essere soggetto ad un magnete, un’incessante attrazione verso il lato più oscuro dell’umanità.
Penso a questo specialmente oggi, dove la moralità è diventata un oggetto di attività amministrativa, tale visione è particolarmente pregnante. E`il confronto con il mostro che rende possibile la moralità, non la pretesa che esso non esista, o, ancora peggio, che esso esista, ma sia un altro.
Mentre ascolto, nel notiziario, qualcuno che cerca di convicermi che l’ordine e la normalità vengono finalmente, anche se lentamente, restaurate (L’ultima cosa che ha pronunciato era - il tuo nome). Mi sento grato per L’orrore! L’orrore! Mi sento grato che ci sia un narratore, che posso sentire il dondolare della barca, che posso vedere il canale tranquillo che sembra condurre nel cuore di un’ immensa tenebra.
Augustine Zenakos
Inaugurazione 13 novembre ore 18.30
Galleria Akneos
via Nilo, 34 (Palazzo Monte Manso Di Scala) - Napoli
Orario: mart - ven 10.30-13.30 e 16.30-19.30, sab su appuntamento
Ingresso libero