Ricci Albenda
Fikret Atay
Candice Breitz
Henry Chopin
Anne Collier
Mario Garcia Torres
Christian Marclay
Roman Ondak
Yoshua Okon
Dan Perjovschi
John Stezaker
Lily van der Stokker
Le opere esposte meditano piu' o meno direttamente sul tema della comunicazione, enfatizzando di volta in volta aspetti come la mediazione metalinguistica, il rapporto tra parola e oggetto, la plurivocita' e la perdita (o la ricerca) di significato. I lavori stessi generano un brusio in cui il suono e il silenzio convivono e si intrecciano attraverso mezzi espressivi che vanno dal disegno al pezzo sonoro, dalla fotografia alla videoinstallazione.
Ricci Albenda, Fikret Atay, Candice Breitz, Henry Chopin, Anne Collier, Mario Garcia Torres, Christian Marclay, Roman Ondàk, Yoshua Okon, Dan Perjovschi, John Stezaker, Lily van der Stokker.
"La parola è irreversibile, questa è la sua fatalità. Ciò che è stato detto non può più essere modificato, se non aumentandolo: correggere vuol dire qui, stranamente, aggiungere."(Roland Barthes)
francesca kaufmann è felice di annunciare l’apertura della sua mostra collettiva Il brusio della lingua, che inaugurerà giovedì 19 novembre alle 18.00. La saturazione è la cifra caratteristica della comunicazione contemporanea. La parola non può che procedere per addizione, voci diverse si sovrappongono ininterrottamente, annullando la possibilità del silenzio in favore di un perpetuo brusio, una polifonia dal senso impenetrabile.
Le opere esposte meditano più o meno direttamente sul tema della comunicazione, enfatizzando di volta in volta aspetti come la mediazione metalinguistica, il rapporto tra parola e oggetto, la plurivocità e la perdita (o la ricerca) di significato. La giustapposizione stessa dei lavori genera un brusio, una ‘musica del senso’ in cui l’onomatopea, la parola e la frase, il gesto, il suono e il silenzio convivono e si intrecciano attraverso mezzi espressivi che vanno dal disegno al pezzo sonoro, dalla fotografia alla videoinstallazione.
La parola allora può essere al centro della figurazione o solo evocata, allusa da gesti o da oggetti familiari, desemantizzata o nascosta dietro a rumori indistinti. La scrittura si fa disegno e il linguaggio diventa suono, la fotografia risuona di voci e il dipinto emette rumori, in un impasto sinestetico che non lascia spazio al silenzio.
Immagine: Christian Marclay
Inaugurazione giovedì 19 novembre alle 18
Galleria Francesca Kaufmann
via dell'Orso, 16 Milano
mart - ven 11-19.30, sab 14-19.30
ingresso libero