Pinacoteca di Brera
Milano
via Brera, 28
02 722631 FAX 02 72001140
WEB
Carlo Crivelli e Brera
dal 24/11/2009 al 27/3/2010
mart-dom 8.30-19.15 (la biglietteria chiude 45 minuti prima)

Segnalato da

Enrica Steffenini - Electa




 
calendario eventi  :: 




24/11/2009

Carlo Crivelli e Brera

Pinacoteca di Brera, Milano

Per il Bicentenario della Pinacoteca alcuni dipinti ritornano a Milano. La mostra offre l'occasione per rivedere l'Annunciazione di Ascoli, ma anche i pannelli che componevano le due grandi pale d'altare eseguite per Camerino: il trittico di san Domenico e il polittico del Duomo, completato dalle parti dipinte della cornice. La mostra non vuole ricostruire la carriera di Crivelli, ma riflettere sulle logiche che hanno guidato la prima organizzazione di Brera e le politiche di crescita di alcuni importanti musei stranieri.


comunicato stampa

a cura di Emanuela Daffra

Carlo Crivelli è ancora oggi un pittore che sconcerta, impossibile da catalogare con etichette complessive come ‘gotico’ o ‘rinascimento’.
Veneziano, quasi coetaneo di Bellini e Mantegna lasciò la patria dopo il 1458 e non vi tornò più, trovando nelle signorie e nelle città marchigiane il luogo dove fare apprezzare i suoi polittici, giganteschi e rutilanti di ori ma con dettagli anticheggianti in impeccabile prospettiva, o le sue tavolette dove l’occhio si perde in dettagli verissimi e commoventi.

Queste scelta di vita e di stile ne decretarono la sfortuna critica e la scomparsa quasi totale dalle trattazioni dedicate alla storia dell’arte. Stupisce dunque la scelta dei commissari napoleonici che nel settembre 1811, battendo palmo a palmo anche i luoghi più impervi delle Marche, convogliarono a Brera ben tredici tavole del pittore, due pale singole e dieci scomparti che componevano due polittici eseguiti per Camerino. Ci si chiede quale fosse la molla che spinse a radunare tante opere di un pittore sostanzialmente sconosciuto, il cui nome era sopravvissuto soprattutto grazie alle firme che compaiono, ben leggibili, in molte sue realizzazioni. Le ambizioni per la neonata Pinacoteca erano molte, la si voleva capace di testimoniare scuole pittoriche diverse, italiane e straniere. Così, molto presto alcune tavole crivellesche vennero disperse: il polittico di San Domenico, arrivato a Milano quasi integro, fu privato della cornice e le tre scene del coronamento furono cedute- come figurine doppie- per ottenere dipinti di altri artisti. Allo stesso modo furono oggetto di scambio l’Annunciazione di Ascoli, vanto della National Gallery di Londra e la Consegna delle chiavi a San Pietro, giunta infine ai musei di Berlino.

Per il Bicentenario della Pinacoteca questi dipinti ritornano a Milano, con l’unica eccezione della pala raffigurante la Consegna delle chiavi, troppo delicata per viaggiare e simbolicamente sostituita da due dei pannelli che ne ornavano la cornice. Sarà l’occasione per rivedere l’Annunciazione di Ascoli ma anche per ammirare e studiare, per la prima volta gli uni accanto agli altri, i pannelli che componevano le due grandi pale d’altare eseguite per Camerino: il trittico di san Domenico e il polittico del Duomo, completato dalle parti dipinte della cornice, che a Milano non furono mai ma che sono state individuate dalla critica.

La mostra non vuole dunque ricostruire la carriera di Crivelli, sarà un modo per riflettere, attraverso questa vicenda esemplare, sulle logiche che hanno guidato la prima organizzazione di Brera e le politiche di crescita di alcuni importanti musei stranieri, spesso in lotta tra loro per superarsi ed aggiudicarsi le opere ritenute più prestigiose, nel corso dell’Ottocento.
Inoltre il percorrere in sequenza le opere, tutte eseguite nella parte finale -spesso a torto svalutata- della carriera del pittore fa cogliere in sintesi passaggi cruciali del suo percorso artistico. Durante gli anni Ottanta del Quattrocento Crivelli abbandona la prediletta struttura del polittico sperimentando composizioni unitarie a grande scala, e sembra voler mettere alla prova le possibilità imitative della pittura.
Il polittico di san Domenico, l’opera più antica tra quelle qui radunate, è un vero e proprio tour de force illusionistico, con figure rese più reali da inserti tridimensionali (i gioielli, il pastorale, le chiavi). Nelle altre opere le applicazioni in pastiglia, le inclusioni di pietre e vetri, le lavorazioni della foglia metallica scompaiono. E’ soltanto il magistero della pittura a evocarne la presenza.
Per questo si sono voluti raccogliere, accanto ai dipinti, oggetti delle categorie più diverse, dai tessili alle ceramiche, dai tappeti alle oreficerie che dimostrano la capacità di Crivelli di tradurre col pennello effetti propri di altre tecniche (valga per tutti la restituzione dei broccati allucciolati, cioè con i fili d’oro che creano degli occhielli).

Essi testimoniano anche come queste pitture visionarie e talvolta espressionistiche partano da una riproduzione disperatamente puntuale della realtà, sia essa un dato naturale o un oggetto, che viene poi trasfigurata dallo stile. I manti delle madonne sono copiati dalle pezze che i mercanti toscani e veneziani portavano nelle Marche, il pugnale che trafigge il petto di San Pietro Martire si ispira ad armi signorili e non a caso una tipologia di tappeti, rara e presente in mostra, ha preso il nome convenzionale di tappeto Crivelli.
La tipologia è così denominata perchè il pittore è stato l’unico ad averli rappresentati in due opere che saranno eccezionalmente affiancate a due tappeti Crivelli scelti tra i pochissimi esemplari attualmente conosciuti, che sono in esse raffigurati. Si tratta dell’Annunciata (appartenente in origine al Polittico di San Domenico da Camerino) e l’Annunciazione di Ascoli dove compare anche in primo piano un esemplare di tappeto “Holbein”. Quest’ultimo è documentato in mostra da uno straordinario esemplare coevo rinvenuto a Venezia, a testimonianza di quanto strette fossero le relazioni tra l’Italia e il vicino Oriente.

Intrecciando questi angoli di visuale diversi, in un percorso breve e concentrato al cui interno sono integrate altre opere del patrimonio museale, la Pinacoteca di Brera vuole offrire ai visitatori un’immagine più ricca e sfaccettata, più rispondente alla reale statura artistica di un artista certo sconcertante ma straordinario.

La scelta e la ricerca relativa ai tappeti e ai preziosi tessuti è stata effettuata con la consulenza scientifica di Moshe Tabibnia, presidente dell’Associazione Culturale MATAM, per la promozione ed il sostegno del costituendo Museo dell’Arte Tessile Antica di Milano (MATAM), che ha reso possibile, grazie ad un generoso contributo, l’apertura della mostra in questa direzione.
L’esposizione ha inoltre potuto contare sul sostegno di Intesa Sanpaolo che, dopo avere finanziato nell’ambito di Restituzioni il restauro del trittico di san Domenico, ha voluto contribuire a questa esposizione che è dedicata alla memoria di Fatima Terzo.

Ufficio stampa mostre Electa
elestamp@mondadori.it

Conferenza stampa Martedì 24 novembre 2009 ore 11.30
intervengono Sandrina Bandera, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Pavia Sondrio Varese - Direttore della Pinacoteca di Brera; Emanuela Daffra, Curatore della mostra; Tiziana Marchesi, Associazione Culturale MATAM

Inaugurazione mercoledì 25 novembre 2009 ore 19.30

Pinacoteca di Brera
Via Brera, 28 Milano
Orario di apertura: h 8.30-19.15 dal martedì alla domenica (la biglietteria chiude 45 minuti prima)
Giorni di chiusura: tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
Biglietto d'ingresso: € 10 Intero, € 7,50 Ridotto

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