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Dan Rees
dal 26/11/2009 al 15/1/2010
mart - sab 12-19, chiuso dal 22 dicembre 2009 al 7 gennaio 2010

Segnalato da

T293



approfondimenti

Dan Rees



 
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26/11/2009

Dan Rees

T293, Napoli

L'artista espone in galleria i risultati di una nuova fase di ricerca che si e' sviluppata nel corso dell'ultimo anno. Il progetto intitolato 'They Don't Make Them Like This Anymore' e' incentrato sul rapporto tra l'Arte Concettuale ed un fare piu' legato alla manualita'. In maniera piuttosto distaccata, l'artista si confronta con metodi pittorici e scultorei che rimandano in questo caso alla pittura e alla scultura dell'Arte Informale.


comunicato stampa

................english below

Dan Rees espone in galleria i risultati di una nuova fase di ricerca che si è sviluppata nel corso dell’ultimo anno. Il progetto intitolato “They Don’t Make Them Like This Anymore” è incentrato sul rapporto tra l’Arte Concettuale ed un fare più legato alla manualità. In maniera piuttosto distaccata, il giovane artista gallese si confronta con metodi pittorici e scultorei che rimandano in questo caso alla pittura e alla scultura dell’Arte Informale.

La ricerca di Dan Rees si è distinta sin dagli esordi all’interno del panorama artistico internazionale per la sua attitudine a mescolare memorie private con la storia dell’arte attraverso un approccio non privo di ironia e umorismo.

............

Da una conversazione avvenuta via e-mail tra T293 e Dan Rees iniziata il 16 novembre 2009 e che si concluderà il 26 novembre 2009.

Il tuo progetto per questa mostra si focalizza in maniera specifica sulla pittura e sulla scultura esplorando metodi classici di esecuzione così come stili più tradizionali. Da dove nasce questa tua idea?

Avevo intenzione di trasformare un po’ le cose rispetto a ciò che ho fatto in precedenza e lavorare in un modo non immediatamente riconoscibile come Arte Concettuale. Sarà interessante usare ciò che appare in un modo e solo dopo un po’ inizia ad essere evidente un legame con uno stile e un’attitudine concettuale.

La forma dei tuoi lavori è simile a quella di un paesaggio che si delinea come una combinazione indefinita di memorie private ed immagini del mondo dell’arte. Come si rapporta questo con il processo compositivo?

Si tratta di una mia incertezza imperante; come prendere decisioni laddove tutto è arbitrario. I lavori esposti mostreranno apertamente di essere stati fatti sul momento, i dipinti, per esempio, sono responsabili della loro stessa composizione. Farò tutto il lavoro in galleria qualche giorno prima della mostra, definire in anticipo le cose in studio vorrebbe dire mancare l’obiettivo, esporre il processo e le prove che ho fatto nel tentativo di raggiungerlo è per me l’aspetto più interessante.

Qual è il tuo approccio nei confronti del nuovo spazio espositivo della galleria e quanto è importante focalizzarti su un luogo specifico o città?

È sempre molto importante ma più in senso pratico. Non sono tanto interessato a sviluppare consapevolmente la mia ricerca a partire dal fatto che tutto ciò che è legato a un luogo da cui non provengo debba per forza essere esotico o interessante. Per la mostra farò questi dipinti che sono site specific, e non esisteranno più quando la mostra terminerà, il che mi piace perché rimanda all’installazione dei film in 16 mm che ho realizzato per l’ultima mostra con voi.

Da dove viene il titolo ’They Don’t Make Them like This Anymore’?

“Pazzesco, il Cristiano in Christian Dior,
Maledizione, non le fanno più come prima,
Ve lo chiedo perchè non sono sicuro,
Qualcuno fa ancora merda vera?” (Kanye West)

Il titolo è una specie di scherzo che ha a che fare con la volontà di trovare un nuovo stile, ripensando al passato e magari chiedendomi se qualcosa è andato perduto. In modo particolare pensavo all’Arte Concettuale e non voler rimanere attaccato ad un’estetica ad essa associata.

Quale è la relazione di questo progetto con un’idea di riproducibilità come parte di una serie e al tempo stesso con quella di lavoro site specific?

Sarà impossibile rimuovere i dipinti dal muro o riprodurli esattamente. Posso solo ripetere il processo, che è ciò che mi interessa del progetto, per loro natura sono unici e si relazionano direttamente allo spazio dove sono appesi, il che li rende in qualche modo speciali mentre il gesto rimane molto semplice.

Dan Rees è nato a Swansea nel 1982, vive e lavora a Berlino. Tra le principali mostre personali si ricordano le seguenti: Present Future Artissima 16, Torino (con Tanya Leighton) 2009; Tanya Leighton, Berlino, 2009; Standard (Olso), Oslo, 2009; ‘Art Statements’, Art 40 Basel (con T293), 2009; Galerie Andreas Huber, Vienna; T293, Napoli, 2007. Tra le principali mostre collettive: ‘Berlin, Los Angeles, A Tale Of Two (Other) Cities’, Massimo De Carlo, Milano, 2009; ‘Collaboration’, Autocenter, Berlino, 2009; ‘Richard Prince and the revolution’, ProjecteSD, Barcelona, 2009; ‘Playtime’, Bétonsalon, Parigi, 2008; ‘18’, Center, Berlino, 2008; ‘Weißes Lächeln’, Croy Nielsen, Berlino, 2008; ‘Without’, Yvon Lambert, Parigi, 2007; ‘The Moment You Realise You Are Lost’, Johann König, Berlino, 2007; ‘Some Time Waiting’, Kadist Art Foundation, Parigi, 2007.

.....................english

For his second exhibition at T293 Dan Rees will display the results of his research made over the past few months. The project titled ‘They Don’t Make Them Like This Anymore’, focuses on the relationship between Conceptual Art and more traditional expressive techniques. The young Welsh artist maintains a detached approach towards painting and sculpture, in this case the style echoes that of Abstract Expressionism.

Dan Rees’s research has stood out from other debuts in international panorama of arts thanks to his ability to blend private memories and the history with an ironic and humorous approach.

...............

The following is an interview between T293 and Dan Rees, 16 – 26 November 2009.

Your plan for this show is to focus specifically on painting and sculpture - exploring more traditional styles and methods of creation. Where did this idea come from?

I want to disguise things a bit from what I have previously done and work in a manner that isn’t instantly recognisable as conceptual art. It will be nice if at first glance it looks and feels one way and only after time it becomes apparent the work is closer to a conceptual style or attitude.

The shape of your work is similar to a landscape delineated as an undefined combination of private memories and images of the art world. How does this relate to a compositional process?

That is an overriding uncertainty; how to make decisions when it feels arbitrary. The works in the show will openly display a sense of having been made up on the spot, the paintings, for instance, are responsible for their own composition in a sense. All the work will be made in the gallery a few days before the show, refining things in the studio beforehand would be missing the point, the interesting part for me is to be exhibiting the tests and the process of trying to relate to it or work it out.

What is your approach towards the new gallery space and how important is it for you to focus on a specific place or city?

Context is always important for me, perhaps in more of a practical sense, I am not so interested in consciously doing research as everything is interesting and everywhere could be exotic. For this show I will make paintings that are site specific, they won't exist when the show finishes, it will echo the 16mm film installation I made for the last show with you.

Where did the title ’They Don’t Make Them like This Anymore’ come from?

'Awesome, the Christian in Christian Dior,
Damn, they don't make 'em like this anymore,
I ask, 'cause I'm not sure,
Do anybody make real shit anymore?' (Kanye West)

The title is a kind of joke about me wanting to find a new style, at the same time looking back and wondering what would be lost. Specifically I was thinking about Conceptual Art and not wanting to be precious about maintaining any associated aesthetic.

What is this project's relation to the idea of reproduction as part of a series as well as the idea of a site-specific work?

It will be impossible to move the paintings or make the same one twice. I can just repeat the process, that's what I like about the project, by their nature they are unique and relate directly to the place they are hung, which makes them special while the gesture remains overtly simple.

Dan Rees was born in Swansea in 1982, he lives and works in Berlin. Selected solo exhibitions: Present Future Artissima 16, Turin (with Tanya Leighton) 2009; Tanya Leighton, Berlin, 2009; Standard (Olso), Oslo, 2009 (with Fredrik Værslev); ‘Art Statements’, Art 40 Basel (with T293), 2009; Galerie Andreas Huber, Vienna; T293, Naples, 2007. Selected group show: ‘Berlin, Los Angeles, A Tale Of Two (Other) Cities’, Massimo De Carlo, Milan, 2009; ‘Collaboration’, Autocenter, Berlin, 2009; ‘Richard Prince and the revolution’, ProjecteSD, Barcelona, 2009; ‘Playtime’, Bétonsalon, Paris, 2008; ‘18’, Center, Berlin, 2008; ‘Weißes Lächeln’, Croy Nielsen, Berlin, 2008; ‘Without’, Yvon Lambert, Paris, 2007; ‘The Moment You Realise You Are Lost’, Johann König, Berlin, 2007; ‘Some Time Waiting’, Kadist Art Foundation, Paris, 2007.

Inaugurazione: 27 novembre 2009, ore 19

T293
via Tribunali, 293
orari: mart - sab 12 - 19
(la galleria rimarrà chiusa dal 22 dicembre 2009 al 7 gennaio 2010)
ingresso libero

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