Family day. In mostra giganti oggetti imbottiti che fungono da sculture, cuscini e/o giocattoli sessuali utili sia per l'arredamento delle diverse abitazioni, sia per il soddisfacimento virtuale del bisogno sessuale.
a cura di Giampietro Guiotto
L’arte di Claus Laus consiste nella realizzazione in
scala gigante di oggetti imbottiti che fungono da
sculture, cuscini e/o giocattoli sessuali utili sia
per l’arredamento delle diverse abitazioni, sia per il
soddisfacimento virtuale del bisogno sessuale
represso.
Le installazioni di oggetti morbidi, apparentemente
familiari e domestici, si trasformano, grazie
all’arte, in luoghi dell’assurdo e del ridicolo, nei
quali ogni creazione segnala l’impossibilità al
funzionamento e l’estraneità alla realtà consueta del
quotidiano.
I grandi peni, vagine o seni imbottiti, carichi di
paillettes, veli e tessuti sgargianti, mimano la
seduzione dei mobili, degli accessori d’arredamento e
dei gadgets, ma, nella simulazione del pezzo artistico
unico da esibire nella società elitaria, l’unica che
si occupa seriamente di arte, essi ricadono
nell’estetica del trash e della pornografia più
scadente. Le sue opere, infatti, sembrano mutuate dal
mondo dei porno shops e dalle sartorie artigianali
dismesse dall’industria o da una presunta pinacoteca
di un ospedale psichiatrico.
L’arte riesce, dunque, a farsi gioco di ogni censura
della coscienza collettiva, liberando l’immaginario da
falsità ideologiche e costrizioni di pensiero. Ogni
scultura fallica può comporsi indifferentemente di
organi femminili o maschili, fino a generare la
transcorporeità, la transessualità e la trans-
formabilità.
Nell’installazione, ogni opera funge da simulacro o
forma del desiderio mancato, visualizzazione di ciò
che è assente alla vita piena dell’individuo, incapace
ormai di distinguere nettamente amore e sesso, sacro e
profano, normalità e trasgressione, perversione e
follia, malattia e salute, corpo integro e protesi,
bisogno naturale e bisogno artificiale indotto dalla
società consumistica.
Nelle articolazioni visive esilaranti, il lavoro di
Claus Laus fornisce una risposta sorvegliata alla
condizione alienata dell’uomo contemporaneo, esprime
la difficoltà e la complessità umana di affrontare i
bisogni primari, quali il cibo, la casa, il sesso e
l’affetto.
Inaugurazione 28 novembre ore 18
Skin Gallery
contrada Soncin Rotto, 1 - Brescia
Orario: martedi-sabato 15.30-19
Ingresso libero