Globaliseum. Guardare il mondo che ci guarda. La visione dell'artista sulle cose si sedimenta per strati nella coscienza, superando la divisione geografica di Occidente e Oriente.
Il viaggiatore che nel passato percorreva a piedi o su una modesta carrozza le vie impervie dell’Europa, aveva il tempo di guardarsi attorno e di imprimere sul taccuino la proprie impressioni sul paesaggio, le rovine e le popolazioni.
La velocità ha mutato l’approccio visivo millenario alla realtà che circonda l’uomo. Come fissare un’emozione, una felicità estetica o la paura, il vuoto, il nulla dello spaesamento è l’interrogativo dell’arte contemporanea. La fotografia ha dato una risposta posponendo nel tempo la riflessione sull’istante o il godimento, mentre la tecnologia contemporanea, dalla televisione a Facebook e You Tube, consente oggi di fissare qualsiasi evento e di trasmetterlo in tempo reale a fruitori in ogni parte del mondo. Ma è un’arte traslata, perché comunica soltanto, rende noto, rende messaggio ciò che dovrebbe essere moto dell’animo. Bisogna anche ricordare che gli artisti, consapevoli delle conseguenze della velocità degli scambi mentali e fisici, si sono interrogati lungo l’arco del Novecento producendo risposte differenti: cubismo, futurismo, metafisica, ready made, arte povera, land art, minimalismo, video arte e cyber art, per citare le scuole ed i principali maestri che hanno creato autentici modelli interpretativi.
Come può un giovane artista accostarsi oggi a questo tema, ovvero all’osservazione e alla comprensione della realtà?
Franco Mioni ha un modo proprio di affrontare la realtà nella sua dimensione planetaria. La sua visione delle cose si sedimenta per strati nella coscienza, superando la divisione geografica di Occidente e Oriente, proprio in virtù della velocità degli scambi e della globalizzazione. Ma è anche un professionista della comunicazione e del design: per lui la televisione e Internet sono caleidoscopici labirinti disseminati di realtà virtuali e di verità clandestine. Ne ricava frammenti di storie, tracce di verità da filtrare con l’osservazione diretta per collocarsi nel tempo e nel mondo che lo circonda.
E’ la realtà che affascina Franco Mioni in tutte le sue espressioni. Anche i fenomeni più apparentemente lontani da suggestioni artistiche sono per l’artista scintilla creativa, come l’espressione dei manager di fronte alla catastrofe provocata dalla crisi della finanza mondiale o la disperazione del migrante senza speranza. La tecnologia è il medium per cogliere la realtà circostante: «Guardo il mondo, a cominciare dalla TV che ci guarda con la conseguenza che io guardo sapendo di essere guardato» afferma parlando del suo lavoro di artista.
Quando Senofonte raccontava l’ascesa e la caduta dell’impero persiano, lo faceva usando un linguaggio semplice, rivolgendosi non all’agorà, ma all’intera polis. Lo stesso si può dire di Franco Mioni che usa il linguaggio pittorico nelle sue diverse espressioni per raccontare la realtà, sia quella lontanissima della Cina sia quella che circonda ciascuno di noi. Egli vuole parlare non al critico d’arte, al mercante, al gallerista o al collezionista, ma a tutti noi. Non c’è presunzione in questo desiderio di comunicare il proprio sentire e le reazioni di fronte agli accadimenti del mondo, quanto un bisogno di liberarsi di quell’angoscia che deriva dalla corsa sempre più affannosa contro il tempo.
Questo suo lavoro si è sviluppato coerentemente ed ha dato vita a una serie di dipinti che è finalmente giunto il momento di ordinare una esposizione. Il titolo della mostra che raccoglie parte di questa produzione: Globaliseum. «Si tratta di una invenzione. Una parola nuova, mutevole come i nostri tempi», sostiene l’artista concludendo «Risponde alla mia necessità di fermarmi a riflettere guardandomi intorno. E’ il titolo di una mostra che mi guarda dal mondo».
Questa mostra alla Galleria Tartaglia di Roma in collaborazione con il magazine Cos'è successo è la prima manifestazione espositiva di Franco Mioni. Mostrare il risultato della sua ricerca artistica e del proprio impegno civile lo ritiene un dovere professionale. La dimostra l’intesa di collaborazione con “Emergency” e la decisione dell’artista di devolvere eventuali introiti della mostra all’associazione umanitaria di Gino Strada che ha contribuito a salvare migliaia di vite umane nei luoghi più disastrati del globo. La pittura di Franco Mioni vuole essere anche e soprattutto arte per l’umanità. E’ un richiamo alla civiltà dell’uomo migliore, rifuggendo da scelte e condizionamenti ideologici, ma usando il pennello per dire: «Ci sono anch’io! Voi non mancate».
L'artista devolve il suo ricavato in beneficenza ad EMERGENCY
Inaugurazione sabato 28 novembre 2009 alle ore 18
Galleria Tartaglia Arte
Via XX Settembre, 98c/d 00187 Roma
orari: lun.- ven., dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
sabato 10-13, chiuso domenica e festivi
ingresso libero