Srisa Contemporary Art Gallery
Firenze
via San Gallo, 53r
055 4627374 FAX
WEB
Marco Raparelli
dal 2/12/2009 al 30/1/2010
tutti i giorni 12-22

Segnalato da

Lorenzo Bruni




 
calendario eventi  :: 




2/12/2009

Marco Raparelli

Srisa Contemporary Art Gallery, Firenze

La mostra e' costituita da video inediti e interventi di pittura site-specific che cambiano la percezione dello spazio espositivo e delle aree di accoglienza della scuola, creando un luogo nuovo che suggerisce una riflessione su cosa rende uno spazio privato/personale e cosa uno spazio collettivo/pubblico.


comunicato stampa

a cura di Lorenzo Bruni

Giovedì 3 dicembre dalle ore 19,00 lo spazio SRISA, la Galleria della scuola internazionale Santa Reparata di Firenze, inaugura il progetto di Marco Raparelli a cura di Lorenzo Bruni dal titolo Everything will be wonderfull someday! ( fino al 31 gennaio 2010).

La mostra è costituita da video inediti e interventi di pittura site-specific che punteranno a cambiare la percezione dello spazio espositivo e delle aree di accoglienza della scuola vissute quotidianamente dagli studenti, creando così un luogo nuovo che suggerisca anche una riflessione su cosa rende uno spazio privato/personale e cosa uno spazio collettivo/pubblico.

Come osserva Lorenzo Bruni nel suo testo: “Il titolo del progetto di Marco Raparelli Everything will be wonderfull someday!, con il suo inglese maccheronico rimanda ad un’esigenza impellente di comunicare, tipico delle scritte lasciate per le strade di tutti i centri urbani del mondo. La frase evidenzia non solo uno stato d’animo momentaneo, ma è anche un’esortazione per il futuro che riguarda tutta la collettività e che va al di là di un certo tipo di filosofia “buonista” racchiusa nel motto “prendi la vita come viene”. “Tutto sarà un giorno meraviglioso” è un paradosso che tenta di fare il punto su cosa e sul perché dovrebbe essere meraviglioso. Il vero soggetto di questa mostra, costituita da un ambiente completamente disegnato, da frasi sulle pareti e da video-animazioni inserite in contesti ben precisi, è il tempo dell’attesa.

Attendere in questo caso però vuol dire desiderare, evocare o cercare qualcosa, sia che si tratti di un futuro sociale da creare o quello del singolo soggetto. Questa condizione in cui l’artista immerge lo spettatore è realizzata da un confronto senza mezze misure tra due ambienti totalmente differenti. Il primo è lo spazio di un’intimità stereotipata quanto fantastica realizzata a disegno a dimensioni reali sulle pareti dello stesso spazio espositivo. Un ragnetto, le stoviglie nel lavello, una finestra che si affaccia sul cielo, le tende un po’ sporche si fanno scenario e sintesi di un certo tipo di idea di casa, di luogo protetto e separato dal mondo. Questo luogo intimo in questo caso è vuoto. Non vi sono persone umane ma solo le tracce vive o ricordi lontani di loro. L’altro ambiente è quello pubblico e usato normalmente dagli studenti e proprio in questo contesto l’artista ha pensato di inserire una “presenza”.

In effetti la sua nuova video animazione “presenta” invece di rappresentare le vicissitudini di un uomo, snello, peloso e senza tratti caratteristici che lo distinguano dagli altri rendendolo a tutti gli effetti l’“uomo medio” più volte citato da Pier Paolo Pasolini nei suoi interventi relativi alla riflessione sui nuovi mezzi di comunicazione adottati dal potere. Questo “signore” non fa niente di particolare, il suo stare seduto, bere, sbadigliare, grattarsi è indice di un’attesa, ma attesa di cosa? Il fantomatico televisore, sempre presente in questo tipo di immaginario di persona isolata dal mondo, che dovrebbe essere di fronte a lui adesso è evidentemente assente.

Al suo posto idealmente ci siamo noi, ovvero il pubblico, i cittadini, i singoli visitatori del reale. La quarta parete è stata nuovamente lacerata e al suo posto cosa rimane? Un’attesa di un dialogo futuro che può nascere solo dall’incontro con l’altro. Per fortuna questa attesa non è disturbata dalla domanda di cosa parlerà con l’altro che potenzialmente può incontrare poiché è sostituita da un’altra più impellente, ovvero perché”.

Marco Raparelli (Roma, 1975; vive e lavora a Roma) è uno dei pochi artisti che in Italia si è confrontato con il disegno di derivazione fumettistica trovando una sua personale cifra stilistica. I suoi disegni, quadri e animazioni sono realizzati con un tratto apparentemente incerto che rende più veri e concreti i soggetti a cui dà dignità di presenza in un mondo in cui tutti possono essere tutti, anche se per pochi secondi. I suoi personaggi si stagliano con tutta la loro felicità “di esserci” sulla tela o sullo sfondo bianco, il cui paesaggio come la spiaggia, l’angolo di una strada, un ristorante, il salotto è definito da pochi tratti. Tra questi possiamo citare “Pina” o il suo fidanzato, che ritornano in più serie di lavori, come esempi di una filosofia molto simile a quella espressa da Bruno Munari nel suo “Pensare confonde le idee”, titolo significativo per tutto il lavoro di Marco Raparelli. Il mondo che emerge dalle sue opere è un mondo senza “fondo tinta” a volte più malinconico, a volte più cinico, a volte più sognante, ma questo dipende solo dallo sguardo dello spettatore, dal suo modo di soffermarsi più o meno sull’idea del tempo che passa troppo in fretta o di un nuovo futuro che arriva troppo lentamente.

Tra le molte mostre a cui ha partecipato ricordiamo, “The Italian Sight”, Espacio Enter, TEA Tenerife Espacio de las Artes, Tenerife, Spain a cura di Laura Barreca (2009), “Opla video animation from Italy”, Galerie Vanessa Quang Parigi, curata da Raffaele Gavarro; “Luoghi per eroi”, Via Nuova arte contemporanea, Firenze a cura di Lorenzo Bruni; “Screening”, Haunch of Venison Londra; “A,B,C,D,M,N,Z”, Fondazione Bevilacqua La Masa Venezia a cura di Chiara Agnello; “One of these things is not like the other thing”, Galleria unosunove Roma a cura di Raimundas Malasauskas; “Sarah’s Journey” Section of the 7th Bulgarian Biennal of Contemporary Art in Varna, Bulgaria a cura di Lorenzo Bruni (2008). Tra le personali "Pina ti amo Catania", galleria Ugo Ferranti, Roma (2005), Sergio Tossi, Firenze (2006), Il Futuro non è più quello di una volta, Galleria Umberto di Marino, Napoli (2009). Il suo libro As a drop of water on a k-way, è stato pubblicato da fine arts unternehmen books. Nel 2009 ha pubblicato per la casa editrice Purple press di Roma il suo nuovo libro “The economy of the leisure class”.

Inaugurazione Giovedi 3 dicembre dalle ore 19

SRISA Gallery of Contemporary Art
Santa Reparata International School of Art
via San Gallo, 53r Firenze
visibile dalle 12 alle 22
ingresso libero

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