Le mie evasioni dall'astratto. L'esposizione, curata da Francesca Pola in collaborazione con l'Archivio Soldati, propone la selezione di un centinaio di opere dell'artista parmigiano, tra cui una rara tecnica mista su tela degli anni '50.
a cura di Francesca Pola
Gli innovativi spazi della LAC Lagorio Arte Contemporanea ospitano, dal 12 dicembre 2009 al 16 febbraio 2010, una grande mostra dedicata ad Atanasio Soldati (1896-1953), una tra le più significative personalità dell’arte italiana del XX secolo. L’esposizione, curata da Francesca Pola in collaborazione con l’Archivio Soldati, propone la selezione di un centinaio di opere del maestro parmigiano, tra cui una rara tecnica mista su tela degli anni 50.
Le opere su carta, che rappresentano il cuore di questa mostra, coprono un arco temporale che va dall’immediato dopoguerra al 1952 - anno che precede la scomparsa dell’artista - e sono testimonianza preziosa e irripetibile di una ricerca di grande rilievo in un ambito, quello del disegno e degli studi preparatori, centrale nell’elaborazione del linguaggio soldatiano. Per Soldati il disegno è infatti il luogo privilegiato della sperimentazione e della formulazione di ipotesi e percorsi cui solo a volte segue una traduzione pittorica: spesso egli utilizza fogli di riuso per concepire in nuce lavori che raramente vedranno la luce. Se in genere è quindi possibile collocare cronologicamente questi disegni, spesso ripresi in più momenti diversi, non altrettanto lo è stabilire un loro legame preciso con lavori specifici fra quelli di fatto esistenti.
Il titolo della mostra riprende un passaggio cruciale di una lettera inedita, scritta da Soldati all’amico Cesare Zavattini nei primi anni Quaranta: in essa, l’artista lamenta una generalizzata incomprensione per le proprie opere tese a superare il linguaggio canonico dell’astrazione, e insieme sancisce la propria volontà di sostanziare l’immagine non figurativa di un autentico contenuto umano e morale, oltre ogni superficiale intellettualismo: “Ancora una volta nessuno ha capito le mie evasioni dall’astratto (…) Io continuo a gridare nel deserto. Ho già iniziato certi studi a Milano per sganciarmi da forme che tu chiami intellettuali”.
Proprio questa costante volontà di condurre la pittura al di là di una pura indagine formale, per farne il luogo vero di umana condivisione e solidarietà, si ritrova in maniera particolare e straordinaria nei numerosi lavori su carta presentati in mostra, tra i quali spicca lo studio per Analogia, una delle opere presentate da Soldati alla Biennale di Venezia del 1950. Si tratta di disegni nei quali varianti e studi si addensano sulla pagina, talvolta intercalati a brani scritti, aforismi e riflessioni, concentrando nel piccolo formato del foglio tutto l’universo del sentire di Soldati, tradotto in immagini, dipinte e parlate. Nel fare esperienza di questo ‘diario visivo’ di Soldati, che coincide con il suo stesso laboratorio creativo, presentato in questa occasione in una eccezionale varietà e ricchezza, è così possibile seguire la genesi e lo svolgersi dell’opera dell’artista insieme alla visione morale del suo dipingere: la sua costante tensione a un’arte che non sia fine a se stessa ma diventi modalità di relazione autenticamente e profondamente umana.
In occasione della mostra, sarà pubblicata una monografia bilingue (italiano e inglese), tesa a ricostruire attraverso il corpus delle opere esposte, arricchito da testimonianze e documentazioni anche inedite, la complessità e ricchezza della parabola artistica di Soldati.
Atanasio Soldati (Parma 1896-1953) è stato uno dei maggiori esponenti dell’arte italiana alla metà del XX secolo. Formatosi all’Accademia di Parma, dove si diploma in disegno architettonico nel 1921 e in figura nel 1922, dal 1925 si trasferisce a Milano, dove negli anni Trenta è tra gli astrattisti storici gravitanti intorno alla Galleria del Milione, insieme a Lucio Fontana, Fausto Melotti, Osvaldo Licini, e frequenta intellettuali come Carlo Belli, Leonardo Sinisgalli, Cesare Zavattini. Tra il 1935 e il 1936 si reca a Parigi, dove entra in contatto con il gruppo Abstraction-Création. Nel 1948 fonda con Bruno Munari, Gianni Monnet e Gillo Dorfles il MAC Movimento Arte Concreta, teso alla promozione e diffusione di una nuova forma di linguaggio non figurativo. Si succedono a partire da questi anni i primi riconoscimenti internazionali, con le ripetute partecipazioni nel 1948 e nel 1950, alla Biennale di Venezia, che gli dedica nel 1952 una intera sala personale.
Inaugurazione sabato 12 dicembre 2009 ore 18.00
Lagorio Arte Contemporanea
Via Soldini 9/11 - 25124 Brescia
Orario:dal martedì al sabato 9.30-12.30 / 15.30-19.30
Ingresso libero