'Burial deep in surfaces' puo' essere letto come una dichiarazione di entropia. Martini agisce meccanicamente sulle forze presenti all'interno della materia attraverso l'infiltrazione di massa sonora e la propagazione del calore. Il principio dell'entropia si estende ad una riflessione sul ruolo, riconoscendo che il lavoro sussiste senza la presenza dell'artista, il quale ha d'altro canto tale forzatura come unica possibilita'.
Brown Project Space ha il piacere di presentare Burial deep in surfaces, mostra personale di Nicola Martini (Firenze, 1984).
Burial deep in surfaces è una contraddizione in termini: una proposizione che per la logica confuta se’ stessa, identificandosi con il suo contrario. Questo “interramento profondo nelle superfici”, nella sua alogicità, può essere letto come una dichiarazione di entropia – la misura del caos di un sistema fisico o più in generale dell’universo - ponendo l’attenzione su quel processo mentale di astrazione necessario per spostare l'intervallo percettivo.
Questo spostamento è una pratica fondamentale nel lavoro di Martini. La percezione sensoriale viene deviata su un'altra curva; l'intervallo numerico rimane lo stesso, ma la scala muta. La materia si insinua nella materia stessa; l’alchimia diventa quindi una possibilità, uno strumento necessario e non sufficiente all’attuazione del rito.
Per l’artista è quindi necessario trovarsi all’interno degli attriti e degli interstizi della materia. Martini agisce meccanicamente sulle forze presenti all’interno della materia attraverso l’infiltrazione di massa sonora e la propagazione del calore - indotto da alcune resistenze ad infrarossi che colpiscono le strutture in alcuni punti precisi; un materiale ciclico del carbonio si espande e fuoriesce dalla superficie nella quale è stato immesso, sublimandosi nello spazio fin dentro ai polmoni dello spettatore.
Il principio dell’entropia si estende ad una riflessione sul ruolo, “riconoscendo che il lavoro sussiste senza la presenza dell'artista, il quale ha d'altro canto tale forzatura come unica possibilità”.
Nicola Martini (Firenze, 1984). Lavora tra Marti e Berlino. Tra le mostre collettive recenti, Amare le persone destinate alle tue cose, Ex Arsenale Cavalli, a cura di C. Frosi e D. Perrone e presentata da Art at Work; Identità in dialogo, Waseda University, Tokyo; Abbiamo fatto bene ad uscire, SPaC, Buttrio.
Inaugurazione mercoledì 16 dicembre 2009, h 18.30
Brown project space
via Eustachi, 3 Milano
su appuntamento
ingresso libero