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Obiettivo Almodovar
dal 7/6/2002 al 28/7/2002
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Segnalato da

Valeria Moreschi




 
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7/6/2002

Obiettivo Almodovar

Fnac, Milano

Parla con Lei dal punto di vista del regista. Per la prima volta, una mostra di fotografie di Pedro Almodovar, realizzate mentre girava il suo ultimo film 'Parla con lei'. La mostra rivela quest'autore sconosciuto al mondo fotografico che tuttavia da' prova ancora una volta della sua fervida immaginazione.


comunicato stampa

" Parla con lei", dal punto di vista del regista



Dal 8 giugno al 28 luglio 2002

Per la prima volta, una mostra di fotografie di Pedro Almodovar, realizzate mentre girava il suo ultimo film "Parla con lei".
La mostra rivela quest'autore sconosciuto al mondo fotografico che tuttavia dà prova ancora una volta della sua fervida immaginazione.
Creata in Spagna, questa mostra sarà presentata anche nei punti Fnac di Barcellona, Lisbona e Milano.

Il mio interesse a scattare delle foto è nato e si è sviluppato durante la mia maturità; suppongo che questo sia dovuto al fatto che ora ho più coscienza del tempo e del potere che le foto hanno di catturarlo e renderlo eterno.
Nonostante il mio lavoro si basi sull'immagine sonora e mobile, per prendere appunti, per ripetere, localizzare o tenere un diario, ho sempre preferito la fotografia al video o alla scrittura.
Questo non fa di me un fotografo, così come il semplice fatto di battere 200 parole al minuto non fa di un dattilografo uno scrittore.
In questi ultimi anni, ho scattato migliaia di foto di oggetti e di situazioni quotidiane; a volte, semplicemente, mi mettevo davanti allo specchio e fotografavo.
Non lo faccio solamente pensando al futuro; questo è per me anche un modo di vivere il presente.
Ma senza il minimo narcisismo.
Fotografo gli angoli di casa mia, il paesaggio che si vede dalla finestra negli anni, con pochissimi cambiamenti, quelli dovuti alle stagioni, e all'occorrenza qualche fenomeno metereologico.
Gli interni delle migliaia di hotel nei quali mi sistemo, anche quelli insignificanti, il mio riflesso nelle finestre e quello che si vede attraverso queste.
Talvolta fotografo i miei vestiti, quelli delle persone che dividono la mia vita, le loro impronte sui mobili, gli oggetti, la mia ombra sul pavimento, la sagoma della mia testa sul corpo di un amico.
E ovviamente, quando giro un film, scatto foto di tutte le scene. Questo non solo mi rilassa, ma in seguito queste foto si dimostrano essere i migliori appunti possibili per i costumi, il trucco, le acconciature, la scenografia, la fotografia, la produzione ecc.
E come i genitori che bersagliano di foto il bambino appena nato durante i suoi primi anni, io cerco di catturare l'evoluzione dei molteplici elementi che compongono un film.
Fin dal primo giorno di preparazione il film prende vita, cresce davanti ai tuoi occhi con la forza di una catastrofe o di un miracolo.
E siccome non mi fido della mia memoria, mi piace avere un altro testimone; foto, foto e ancora foto.
Non servono che un dito, una macchina fotografica e una buona angolazione.
Mentre si gira un film, il regista occupa nella scena una posizione nella quale è impossibile collocare un'altra persona; a volte lui stesso non c'entra.
E' in questo senso che le foto realizzate dal regista sono uniche, perché nessun altro vede quello che vede lui e dal suo punto di vista.
Io non sono di quelli che restano tutto il giorno seduti sulla sedia dove è scritto il loro nome, e quando mi siedo davanti alla telecamera, lo schermo e il suo perimetro si convertono nell'oggetto del mio obiettivo.
Mi piacciono tutti i supporti dove si moltiplica l'immagine che si sta girando, e tutto quello che è attorno a questa immagine; la scenografia caotica, ad eccezione di ciò che viene inquadrato dal cameraman, tutto l'armamentario dell'apparecchiatura fotografica, autentica scenografia indipendente e astratta che si mescola per caso all'immagine degli attori e dell'azione che essi interpretano.
La combinazione casuale di tutti questi elementi crea immagini straordinarie e in molti casi molto più belle, sorprendenti ed espressive di quelle creata dal film stesso.
Cerco di catturare quelle che mi sono permesse dal mio raro tempo libero; e sono queste che compongono questo saggio, che non ha pretesa di essere una mostra d'arte fotografica (non sono tuttora un fotografo) ma una testimonianza parziale e fortuita dei momenti in cui si è girato un film: "Parla con lei".
Approfitto dell'invito generoso della Fnac per condividere, con umiltà ma anche con incanto, il luogo privilegiato che occupo quando giro.
Pedro Almodóvar

Il testo che accompagna la mostra è estratto dal catalogo "Parla con lei" testi e fotografie di Pedro Almodóvar, coedizione Fnac e El Deseo.

Biografia
Pedro Almodovar nasce a Calzada de Calatrava, provincia di Ciudad Real, dipartimento d'Almagro e arcivescovado di Toledo, negli anni 50. A otto anni, si sposta con la sua famiglia in Estremadura. Qui compie gli studi della scuola secondaria presso i Padri Salesiani poi presso i Francescani. La sua cattiva educazione religiosa gli ha solo insegnato a perdere la fede in Dio. In questo periodo, a Caceres, comincia ad andare al cinema, in modo compulsivo.
A sedici anni, si trasferisce a Madrid, solo, senza famiglia e senza soldi, ma con un progetto molto concreto: studiare e fare del cinema. È impossibile iscriversi alla Scuola Ufficiale del Cinema, poiché Franco l'ha appena chiusa. Non potendo imparare la teoria, decide di apprendere la pratica e passa il suo tempo a vivere. È la fine degli anni sessanta e, malgrado la dittatura, Madrid rappresenta, per un adolescente provinciale, la cultura e la libertà.
Malgrado i suoi numerosi lavori, non potrà comprarsi la sua prima telecamera Super 8 se non dopo aver ottenuto un impiego "serio" presso la Compania Téléfónica Nacional de Espana. Qui resta dodici anni come impiegato. Questi anni rappresentano la sua vera formazione. La mattina (molto presto), è in contatto con una classe sociale che altrimenti non avrebbe avuto modo di conoscere altrettanto bene: la piccola borghesia spagnola proprio agli inizi della società dei consumi. I drammi e le meschinerie di questa. Un vero filone per un futuro narratore. Di sera e di notte, scrive, ama, recita a teatro con il gruppo Los Goliardos, gira dei film in Super 8. Collabora a varie riviste underground, e pubblica qualche storia. Fa parte di un gruppo di punk-rock parodistico, Almodovar y McNamara.
Per pura fortuna, l'uscita del suo primo film coincide con la nascita della democrazia spagnola. Nel 1980, dopo un anno e mezzo di azzardate riprese a 16 mm, Pepi, Luci, Bom appare sugli schermi.
Da questo momento in poi, il cinema diventa la seconda natura di Almodóvar. Scrive e dirige. E vive abbastanza da poter continuare a inventare storie che siano vive.
I suoi film sono proiettati nelle sale di tutto il mondo.
Con Tutto su mia madre, non solo ha ottenuto il premio per la regia al Festival di Cannes, il Golden Globe, l'Oscar, il César e il David di Donatello per il miglior film straniero, ma anche quarantacinque altri premi, fra i quali sette Goya, due BAFTA e tre European Awards. Questi premi non hanno cambiato né la prospettiva nella quale desidera fare i suoi film ne la sua vita... Ad eccezione forse di una pressione ulteriore.

Filmografia
1974/1979 Vari film in Super 8 e 16mm
1980 Pepi, Luci, Boom e le altre ragazze del mucchio
1982 Labirinto di passione
1983 L'indiscreto fascino del peccato
1984-1985 Che ho fatto per meritarmi questo?
1985-1986 Matador
1986 La legge del desiderio
1987 Donne sull'orlo di una crisi di nervi
1989 Legami!
1991 Tacchi a spillo
1993 Kika - un corpo in prestito
1995 Il fiore del mio segreto
1997 Carne tremula
1999 Tutto su mia madre
2001 Parla con lei

Fnac Milano
Via Torino ang. Via della Palla
20123 Milano
Lun-sab. dalle 9 alle 20
Dom. dalle 10 alle 20

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