La mostra, la cui selezione e' stata curata dal direttore artistico de La Salerniana, Michele Cossyro, propone 50 opere selezionate dalla collezione storica. Inoltre, la Fondazione Orestiadi accresce la sua collezione grazie alla donazione di Pino e Manlio Genovese di una scultura di Rocco Genovese.
LA SALERNIANA A GIBELLINA
a cura di Michele Cossyro
La mostra, la cui selezione è stata curata dal direttore artistico de La Salerniana, Michele Cossyro, propone cinquanta opere provenienti dalle oltre centocinquanta che costituiscono la collezione della storica associazione che, dopo le recenti vicissitudini con il comune di Erice, troverà nuova sede al Palazzo della Vicaria di Trapani. Il percorso espositivo offre uno spaccato significativo dell’arte italiana contemporanea da Accardi a Anselmo, da Patella a Pisani, Sanfilippo, Scordia, Verna, Mambor, solo per citarne alcuni. Le opere sono frutto delle donazioni degli artisti e in numerosi casi espressamente realizzate per La Salerniana.
L’ impegno profuso negli anni è testimoniato anche dalla presenza costante dei maggiori critici italiani, da Achille Bonito Oliva a Luciano Caramel, solo per citarne alcuni, che ne hanno curato le varie esposizioni temporanee. Questa mostra consolida una collaborazione durevole nel tempo tra la Fondazione Orestiadi di Gibellina e La Salerniana, frutto di una comunione di intenti nella promozione e divulgazione dell’arte contemporanea che rende la Sicilia parte attiva nel panorama culturale nazionale ed internazionale.
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ROCCO GENOVESE, DORICO
La Fondazione Orestiadi accresce ulteriormente la sua collezione di arte contemporanea grazie alla donazione di Pino e Manlio Genovese di una scultura del padre, il Maestro ROCCO GENOVESE. L’opera del 1972 dal titolo “DORICO”- realizzata in multistrato di obece, viene inserita nella collezione permanente del Museo delle Trame Mediterranee, all’interno del Granaio del Baglio Di Stefano. Rocco Genovese (Trapani, 1925 – Lavinio, 1981) studia architettura alla facoltà di Roma. Si inserisce nel gruppo “Origine”, dove la conoscenza con Alberto Burri e successivamente l’amicizia con Mannucci e Colla lo avvicinano sempre di più ai problemi dell’arte.
Scrive Eva Di Stefano nel 1988: Personaggio un po’ defilato, Genovese non pratica l’audacia o la sorpresa, ma le sue opere possiedono un indubbio magnetismo e una loro necessità (…). Genovese si inserisce nel gruppo “Origine”, che, tra il 1949 e il 1956, conduce a Roma in prima linea la sua battaglia per un’arte non figurativa. Il postulato era quello di “esprimere all’origine l’emozione della vita nel mistero del suo svolgersi per identificare nell’arte odierna lo spirito umano che le corrisponde”. Il mistero allora, e la modernità, sono queste due coordinate a definire il campo operativo di Genovese, cioè quello di trovare il punto di intersezione tra l’insondabile svolgersi del tempo mitico e l’appartenenza al proprio tempo, l’esserci “qui ed ora”. Ed il problema sarà quello di coniugare il rigore di una costruzione modulare con la carica simbolica, in definitiva con l’allarmante presenza del “mistero”. (…)
La forma privilegiata adesso è il cilindro, ma basta una flessione, un rigonfiamento, un’incurvatura che la colonna si tramuta in un corpo, una schiena, un ginocchio:c’è ora una tensione ostinata a decantare da qualsiasi sovrastruttura il simbolo dell’uomo per alludere, ancora e di nuovo, a un messaggio – mistero antico ed essenziale come le colonne di Selinunte del paesaggio della sua giovinezza.
EVA DI STEFANO – Quei misteri così geometrici,Il Giornale di Sicilia, dicembre 1988
Inaugurazione 16 gennaio ore 18
Istituto di Alta Cultura Fondazione Orestiadi onlus
Baglio Di Stefano, Gibellina (TP)
Orari: 9- 13 e 15-18
Ingresso: intero 5 euro, ridotto 2.50