Le cattive madri. Sempre in bilico fra bellezza e deformazione, perfezione e menomazione, l'artista ripercorre attraverso la performance, la fotografia e l'installazione, il suo 'inno di gioia al corpo parlante'.
Nei “defilé antropologici” di Francesca Martinelli la
definizione bachtiana
del corpo prende il sopravvento e cerca di sovvertire
gli stereotipi imposti dalla
visione massmediale comune, evitando che ogni forma di
diversità venga
alienata. Ecco allora che la protesi, i funesti ex
voto realizzati con oggetti
d'affezione, gli animali impagliati e le piccole
bambole amputate - prossime,
oltre alle più recenti Broken Dolls di Cindy Shermann
-, alle antiche composizioni
legate al concetto di Vanitas, fungono quasi da
improbabili ed alternativi
accessori femminili.
Sempre in bilico fra bellezza e deformazione,
perfezione e menomazione,
la Martinelli ripercorre così attraverso la
performance, la fotografia e l'installazione,
il suo “inno di gioia al corpo parlante”, e ci conduce
all’interno di mondi ibridi
dove natura, animale ed oggetto si fondono in un'unica
forma, divenendo
materia viva e pulsante.
Se nella performance tutto è accuratamente studiato e
calibrato, nelle fotografie
l'artista lascia che la componente aleatoria abbia
quasi il sopravvento,
mentre i colori sempre più intensi delle ultime serie,
assumono un valore
espressionistico che simula non solo una condizione di
artificiosità e surrealtà,
quanto quella “parodia del bello che è la cosmesi”.
Eva Comuzzi
Inaugurazione 5 febbraio ore 18.30, performance ore 19
Skin Gallery
contrada Soncin Rotto, 1 - Brescia
Orario: martedi-sabato 15.30-19
Ingresso libero