T293
Napoli
via Tribunali, 293
081 295882 FAX 081 2142210
WEB
Helen Marten
dal 4/2/2010 al 12/3/2010
mart-sab 12-19

Segnalato da

T293



approfondimenti

Helen Marten



 
calendario eventi  :: 




4/2/2010

Helen Marten

T293, Napoli

Wicked patterns (cattivi schemi). La mostra prende il titolo da una dichiarazione che descrive le applicazioni decorative della formica nei mobili Memphis. Avvolte in queste parole vi sono associazioni in caduta libera: riferimenti al Cubismo, Futurismo, Art Deco, graffiti, alla giungla e alla citta', alla fantascienza, ai cartoni animati, alle stampe africane, e ai fumetti giapponesi - un labirinto infinito di marchi, loghi e grafica.


comunicato stampa

....................English below

Il 5 febbraio, T293 inaugura la prima mostra personale di Helen Marten intitolata 'wicked patterns’ (cattivi schemi). La mostra prende il titolo da una dichiarazione che descrive le applicazioni decorative della formica nei mobili Memphis. Avvolte in queste parole vi sono associazioni in caduta libera: riferimenti al Cubismo, Futurismo, Art Deco, graffiti, alla giungla e alla città, alla fantascienza, ai cartoni animati, alle stampe africane, e ai fumetti giapponesi - un labirinto infinito di marchi, loghi e grafica da cui lanciarsi.

Con il termine 'wicked' tocchiamo vari signigificati linguistici, dall’esperssione ‘cool’ di ‘cattivissimo’ del linguaggio colloquiale, passando per il linguaggio degli SMS (WKD!), fino al perverso, patetico e diabolicamente giocoso signifcato di cattivo comportamento. Questo sfocato, sovrapposto andirivieni di arte e storia del design fornisce un vocabolario già saturo di immagini da mettere insieme. Ed è da questo riarrangiare e riassorbire roba e quantità stranote di riferimenti culturali, che l'opera trova il suo senso dell'umorismo.

L’araldica, gli allucinogeni e le ‘emoticon’ scivolano attraverso le sacre linee del modernismo fino alla banalità della produzione di massa; le tendenze corporative crollano sotto la pignoleria ornamentale ed il valore d'uso viene mimetizzato sotto una cacofonia di modelli e colori. Il lavoro è rafforzato anche da un interesse feticistico nei materiali e nella manualità, entrambi messi insieme con uno ‘sputo’ di tipo estetico, e la leccata, lucida brillantezza della fabbricazione industriale: le superfici lisce si alternano ad arrrangiamenti rovinosi, cenni architettonici siedono accanto ad immondizia, fragilità, ossessività e una sorta di grafica erotica. Simboli e personalità sono designati, solo per essere riassegnati o manipolati attraverso livelli ulteriori di dettagli di materia.

'George Nelson', fa un richiamo scherzoso al padre del modernismo americano, mentre due sculture che fanno riferimento a delle sedie accennano a un dialogo umoristico tra autori canonizzati (Rietveld + Wegner). Tintin di Hergé fonde la più famosa delle euro-centriche sillhouettes con l'iconografia delle compagnie aeree, sollevando questioni di interesse politico e culturale. L'artista fa un omaggio allo spirito punk del fai da te e all'esuberanza di strada, e difende i giochi infantili da dilettanti. Continuamente spinta, allungata ed esagerata, l'atmosfera che ne risulta è lasciata ai capricci del gusto, del ritmo e dello stile.

Helen Marten, Nata nel 1985, si è diplomata presso la Ruskin School of Drawing and Fine Art, Oxford.
Vive e lavora a Londra.

................................english

On 5th February, T293 opens Helen Marten's first solo exhibition, 'wicked patterns'. The show poaches its title from a statement describing the decorative applications of Formica in Memphis furniture. Wrapped in these words are a freefall of associations: references to Cubism, Futurism, Art Deco, graffiti, jungles and towns, science fiction, cartoons, African prints, Japanese comics – an endless maze of marks, logotypes and graphics from which to leap. In ‘wicked’ we nudge through linguistic meanings, from the cool ‘totally wicked’ of colloquial language, through glib txt-spk (WKD!), to the perverse, pathetic and playful evil of misbehavior.

This blurry, overlapped to-and-froing of art- and design histories provides an already saturated vocabulary of images on which to piggy-back. And it is from this eking out and reabsorbing of stuff, of already known bundles of cultural baggage, that the work finds its humour. Heraldry, hallucinogens and emoticons skid via modernism’s sacred lines to the banality of mass production, corporate leanings collapse under ornamental fussiness and use value is camouflaged beneath a cacophony of patterns and colours.

The work is also underpinned by a fetishised interest in materials and the handmade, both a stuck-together-with-spit kind of aesthetic, and the slick, shiny gloss of industrial manufacture: smooth surfaces alternate with ruinous arrangements, and architectural nods sit alongside trashiness, fragility, obsessiveness and a kind of graphic erotica. Symbols and personalities are designated, only to be reassigned or manipulated through further layers of material detail. ‘George Nelson’, makes playful reference to the father of American Modernism, whilst sculptures referencing two chairs hint at humourous dialgoue between canonised authors (Rietveld + Wegner).

Hergè’s Tintin conflates the most famous of Euro-centric sillhouettes with airline iconography, raising questions of polictial and cultural currency. The artist plays homage to the punk spirit of DIY and the exuberance of backyard, amateur or boyish fiddlings is championed. Continually poked, stretched and overblown, the resulting mood is left to the whims of taste, pace and style.

Helen Marten, Born UK, 1985 and graduated from the Ruskin School of Drawing and Fine Art, Oxford.
Lives and works in London.

Inaugurazione 5 Febbraio 2010, alle 19

T293, Via Tribunali 293, Napoli
oario: mart-sab 12-19
ingresso libero

IN ARCHIVIO [48]
Henry Chapman
dal 4/3/2015 al 9/4/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede