Rodolfo Arico', Claudio Olivieri e Valentino Vago gravitarono a Milano, negli anni 1958/1970, attorno alla galleria di Carlo Grossetti; tutte le opere in mostra provengono dalla sua collezione e appartengono a quell'esperienza.
In un momento storico dove, dopo le avanguardie di rottura, le ricerche di maniera e
i movimenti di evoluzione, la gran parte della giovane ricerca artistica si muove su
un territorio ibrido, tra social, post-concettuale, new media, immagini pseudo chic
patinate e post communication, mi permetto di fermarmi a "guardare la pittura" di
questi tre artisti, intuita e creata tra la fine degli anni cinquanta e sessanta.
Tutti e tre gravitarono, in quegli anni, attorno alla galleria di mio padre, il
Salone dell'Annunciata; tutte le opere provengono dalla collezione Carlo Grossetti e
appartengono a quell'esperienza.
Per tutti gli anni cinquanta, non solo in Italia, l'avvento dell'informale,
affascinò e trovo adepti in moltissimi artisti, molti di loro rivolsero poi la loro
ricerca in diverse direzioni.
Manzoni e Fontana, Castellani, Nigro, per citarne alcuni, trovarono negli studi
informali le soluzioni e le chiavi, che raffreddate o concettualizzate li posero poi
in quella che è diventata la loro identità.
Per Aricò l'esperienza del realismo esistenziale (con Romagnoni, Ceretti, Vaglieri,
Scanavino) già presagisce una grande differenza dall'informale puro. Nella metà
degli anni sessanta Aricò abbraccia una posizione più sintetica, dove l'ordine
geometrico comincia a dettare quella legge che accompagnerà l'artista per tutto il
suo percorso di ricerca. La libertà espressiva e la sensibilità pittorica lo portano
nel 1964 alla Biennale di Venezia, dove ci fu fermento e discussione, confrontando
le sue opere con quelle del giovane Jasper Johns, poi vincitore in quell'anno del
premio della Biennale.
Per Olivieri l'esperienza informale fu subito influenzata dall'avvento dello
spazialismo di Tancredi, Fontana e altri, che scossero la Milano di quegli anni.
Olivieri, però, tiene lo sguardo sulla luce e ad una composizione quasi classica
(Tiepolo). Alla fine degli anni sessanta, anche Olivieri arriva a una sintesi che lo
porterà poi a una pittura di luce pura e spazi atmosferici che oggi ne
caratterizzano la sua formidabile ricerca e autonomia.
Vago più che un informale potrebbe essere paragonato a Rothko e nei primi anni tra
il cinquantasette e il sessantuno produce opere di assoluto rigore e di grande
poesia. Campiture di colore, a memoria di Malevic, sottintendono stratificazioni di
luce come esperienze spirituali. Negli anni sessanta poi, l'inserimento di
accadimenti, piccole linee/colore, come presenze nello spazio o unità, come
personaggi della vita caratterizzeranno per un ventennio la sua ricerca.
Innumerevoli le mostre italiane ed estere, in spazi pubblici e privati, per questi
tre artisti corteggiati e supportati dalla critica non solo Italiana. Questi tre
pittori v'invitano a guardare la pittura per credere nella vita. (Bruno Grossetti)
Inaugurazione 4 febbraio 2010
Grossetti Arte Contemporanea
Via di Porta Tenaglia 1/3 - 20121 Milano
Dal martedì al venerdì 10.00/19.00; Lunedì 15.00/19.00
ingresso libero