Signs. L'artista propone opere realizzate a Sarajevo nel 2008; tre slide show digitali e otto immagini dei segni della guerra ancora oggi ben visibili sulle facciate della case di questa sfortunata citta'. A cura di Marco Scotini.
A cura di Marco Scotini
“…Era un biancore straziato e contorto, abbandonato sull’orlo della vita….”
Con queste parole William T. Vollman c’introduce al suo soggiorno, da corrispondente di
guerra, in un ostello della gioventù, durante l’assedio di Sarajevo; il biancore straziato e
contorto è letteralmente l’edificio che all’epoca ospitava circa ottanta studenti.
Queste parole ci sembrano perfettamente aderenti alla nuova mostra di Stefano Lupatini
che chiude la sua personale tetralogia sulla Violenza umana dopo “La misura del torto subito”
e “I was a football player”.
L’artista ci propone opere che ha realizzato a Sarajevo nel 2008;
tre slide show digitali e otto immagini dei segni della guerra ancora oggi ben visibili sulle
facciate della case di questa sfortunata città. Ferite non ancora rimarginate, il segno della
violenza con dentro tutto un sordo furore e il cieco perseguire il male; l’intervento minimale
dell’artista è quello del particolare riportato, sottolineato, ai nostri occhi; denunciare il
lasciato dell’ultima guerra europea ancora ben visibile, ribaltare così la volontà dI
cancellazione, il desiderio di dimenticare la nostra stupidità, la nostra ferocia, erigendo le
tracce della guerra ad opera d’arte come finale memento contro di essa e come preghiera
affinché possa un giorno cessare la nostra voglia d’uccidere. Durante la Prima guerra
mondiale si calcolò che servivano 5000 pallottole per ferire od uccidere un singolo soldato
nemico, a Sarajevo ne bastavano meno, c’erano i civili di mezzo e fu una mattanza
quotidiana, in quattro anni ci furono più di dodicimila vittime. I segni rimasti valgono più di
mille parole, sono i lasciti delle “tempeste d’acciaio” per citare Junger.
“….Le loro mitragliatrici di tanto in tanto saggiavano per breve tempo le mura dell’ostello,
ogni pallottola speranzosa di trovare non cemento ma una finestra e la carne…”.
W.T.Vollman – Rising Up and Rising Down, traduzione di di Gianni Pannolino, Mondadori.
Nowhere Gallery
Seguirà intervento critico di M. Scotini
Inaugurazione 11 febbraio dalle18.00 alle 21.00
Nowhere Gallery
Via del Caravaggio, 14 - Milano
Martedi' - sabato 15-19
Ingresso libero