Mito e modernita'. Oltre 100 opere, tra dipinti a olio e a tempera e disegni, provenienti dall'Archivio Sironi di Roma. Sironi invento' l'iconografia della citta' moderna, la "periferia urbana", spopolata, fissata nel grigiore dei casamenti, abitazioni piu' che dimore del popolo dei lavoratori, di un'umanita' disposta suo malgrado ad allontanarsi dalla vita dei campi e dai suoi atavici significati per rispondere all'appello di una modernizzazione necessaria per la crescita del Paese. Mostra a cura di Romana Sironi e Mariastella Margozzi.
Il 13 febbraio sarà inaugurata presso le sale espositive di Palazzo Granafei Nervegna la mostra, promossa dal Comune di Brindisi, "Sironi: mito e modernità".
La mostra, curata da Romana Sironi, erede universale dell’artista e responsabile dell’Archivio Sironi di Roma, e da Mariastella Margozzi, autrice di molti saggi sull’artista e curatrice di numerose mostre dedicate a Sironi, presenta una cospicua selezione di opere provenienti dall’Archivio stesso.
Mario Sironi è stato uno dei maggiori artisti italiani della prima metà del secolo scorso. Dopo una formazione di tipo divisionista, ma ben solida nella struttura del disegno, ha vissuto tutte le esperienze di rinnovamento dell’arte italiana, dall’adesione al Futurismo dai primi anni dieci alla breve ma motivata esperienza metafisica della fine del secondo decennio del secolo. Negli anni venti, acquisita ormai una notevole maturità artistica e una crescente consapevolezza di poter agire fuori dai movimenti per creare un’espressione artistica nuova e adeguata ai tempi; approda a una sorta di classicismo moderno, impostato sulla riconsiderazione della figura umana come centrale nella composizione pittorica e come elemento di riflessione sulla grandezza epica dell’umanità nella storia passata e sul suo riproporsi nella civiltà moderna.
In quegli stessi anni si avvia in Italia una modernizzazione che, più evidente nella parte settentrionale del Paese, corrisponde alla crescita industriale a discapito dell’economia agricola e a una importanza sempre crescente della città rispetto alla campagna.
Sironi inventa l’iconografia della città moderna, la "periferia urbana", spopolata, fissata nel grigiore dei casamenti, abitazioni più che dimore del popolo dei lavoratori, di un’umanità disposta suo malgrado ad allontanarsi dalla vita dei campi e dai suoi atavici significati per rispondere all’appello di una modernizzazione necessaria per la crescita del Paese.
Sacrificio necessario, quindi, quello dell’umanità sironiana e per il quale non basta essere semplicemente uomini, bensì occorre acquisire un’eticità e una grandezza interiore che rimandano inevitabilmente al mondo epico, a quello popolato da un’umanità superiore, grandiosa, capace di costruire miti intramontabili, densi di pathos e di forza interiore.
Sironi costruisce così una sorta di epopea moderna, nella quale pare non esserci soluzione di continuità con il passato storico ed epico insieme della civiltà italiana. Ed è per questo che i suoi riferimenti più presenti sono l’arte decorativa medioevale, bizantina e romanica soprattutto, espressioni corali di un lavoro artistico altamente etico ed educativo, realizzato da schiere anonime di artisti e destinato alle masse.
L’impegno civico dell’artista come guida intellettuale del popolo è alla base della grande decorazione murale concepita da Sironi a partire dall’inizio degli anni trenta e destinata ad essere il fenomeno artistico di maggiore rilevanza fino alla seconda guerra mondiale.
L’ideologia che Sironi abbraccia non è banalmente politica: essa è soprattutto quella di una modernità che non trascenda mai la storia ma, al contrario, la reinterpreti nel presente.
Già all’inizio del conflitto mondiale le aspirazioni nutrite dall’artista si scontrano con una realtà che travolge, oltre a tradire, tutta la storia. Tale disillusione condurrà Sironi all’isolamento e alla riflessione sull’ennesima "caduta" di quell’epica umanità che aveva con rigore voluto rappresentare. Di essa conserverà il ricordo, lacerante, a volte confuso, la consapevolezza dell’ineluttabilità della Storia e del non ritorno.
Le "composizioni a scomparti" alle quali darà vita dall’inizio degli anni quaranta e che manterrà fino alla fine dei suoi giorni (morirà dipingendo) sono l’ennesima espressione della sua capacità di inventare soluzioni compositive che trasmettano messaggi complessi, bisognosi di molteplici spazi, che sono ormai gli spazi della memoria, storica e umana insieme.
La mostra trae, pertanto, il suo titolo proprio dalla presenza di opere (oltre cento tra dipinti a olio e a tempera e disegni) che si riferiscono a questi due filoni, paralleli e mai antitetici in Sironi, del Mito e della Modernità, esemplificative della concezione artistica e etica dell’artista sia in opere destinate alla collettività (come i cartoni preparatori per decorazioni murali e come pure sono i bozzetti a tempera per illustrazioni di riviste e pubblicità) sia in opere create spontaneamente e in maniera intimista per esprimere, attraverso la materia pittorica o disegnativa, mai accennata e sempre decisa e corposa, la propria idea del destino dell’uomo.
Il catalogo, con un testo introduttivo di Romana Sironi, un saggio critico di Mariastella Margozzi e apparati a cura di Arianna Marullo, è stato realizzato da Fabbrigrafica ADV srl di Roma. Il catalogo è in vendita nella mostra.
Inaugurazione sabato 13 febbraio ore 18
oltre ai curatori della mostra, saranno presenti il Direttore regionale per i beni e le Attività Culturali per la Puglia, arch. Ruggero Martines, e il Soprintendente regionale per i Beni Artistici, dr. Fabrizio Vona.
Palazzo Granafei Nervegna
via Duomo, 16-20 Brindisi
Orari di apertura:
Lunedì chiuso - dal Martedì alla Domenica ore 10,00-13,00 e 17,00-20,00
Ingresso gratuito