Oceano Vaso. In mostra una ventina di sculture in terracotta. "Le sculture di Negri portano in grembo e generano sogni, universi e narrano storie. Ognuna e' una porzione di vita e di assoluto amplificabile all'infinito, sebbene sia racchiusa tra quinte di argilla". A cura di Natalia Vecchia.
a cura di Natalia Vecchia
La poetica di terracotta di Tonino Negri nasce dal vaso, dalla cavità che si crea plasmando la materia e che diventa un microcosmo abitato dai sogni, dai racconti, dalle memorie, dalle esperienze universali ed archetipiche.
Il vaso contiene e moltiplica il cielo stellato, gli esseri, le città interiori, ma, soprattutto, dentro un piccolo vaso si espande un infinito mare. In questo modo l’artista declina il significato del vaso quale contenitore di fluidi: in esso trova spazio l’oceano, inteso sia come profondità che come superficie intatta da solcare e da esplorare seguendo i venti del destino su navigli a vela, arche o da sorvolare, come uccelli migratori.
I suoi recipienti sono anche maternità, come la Mãe das Aguas, la madre delle acque, che accoglie al suo interno una serie di canali di scolo e che si ispira alle acque di Lisbona, convogliate e raccolte dal 1700 in strutture intime e sconosciute, stanze con pavimenti d’acqua e un acquedotto grandioso, a strapiombo sulle periferie.
Le sculture di Negri portano in grembo e generano sogni, universi e narrano storie. Ognuna è una porzione di vita e di assoluto amplificabile all’infinito, sebbene sia racchiusa tra quinte di argilla. Per l’artista è ed è sempre stato il Teatro il grande racconto della vita, il luogo in cui tutto può accadere, in cui si possono incastrare con coerenza ed equilibrismo significanti e significati altrimenti improbabili e incongrui. E qui, nelle scenografie-vaso vi sono scale che si arrampicano sul nulla, porte semichiuse illuminate su qualcosa che non c’è, paesi fantasma, uccelli che si abbeverano in ventri di terracotta, velieri in fuga in piccole pozze d’acqua.
Il vaso stesso, nel senso antico e simbolico del vaso greco, è un libro, lo svolgimento di una storia. Per Negri la narrazione si sviluppa non sulla superficie dell’oggetto, ma nell’anima, la sua anima materiale, il suo ventre. I vasi sono spesso antropomorfi e aprono le loro viscere ad architetture, anche urbane. Le città interiori sono città invisibili, raccolte, impenetrabili come labirinti. Sono agglomerati coesi e quasi fossili, sospesi nei loro attimi di vita come dopo un’eruzione.
Vi sono anche motivi vegetali, le architetture fiorite, in cui la plasticità del vaso si addentella in boccioli regolari. L’origine delle forme è sempre il vaso, aperto in struttura abitativa, come veniva rappresentata nelle pitture rupestri dei Camuni.
L’opera di Tonino Negri non può prescindere dalla suggestione, dalla poesia, dal senso antico della storia dei popoli, perchè l’artista agisce su un piano di profondità che va al di là della comprensione razionale dell’arte: i suoi lavori e il suo lavoro, attraverso la materia madre, la terra, si mettono in comunicazione direttamente con l’inconscio. Natalia Vecchia
Questi ultimi anni di lavoro intenso dell’artista Tonino Negri hanno portato all’interno della sua ricerca una specie di fuoco, un restringere l’obiettivo dell’osservazione sull’archetipo da lui più amato e indagato, il contenitore, nella accezione comune definito con il termine di vaso. Quello spazio di silenzioso buio, di apparente assenza e mistero che si crea tra le pareti concave di un recipiente di argilla.
I passaggi li conosciamo per aver incontrato nelle sue numerose opere trasformazioni continue attorno al concetto del vuoto pieno, che gioca con il suono o la luce; dal corpo umano, il grande volto del Buddha, alle arche, alle sfere celesti, ai portatori di luce e di acqua, alle case concepite come scrigni di segreto e sorpresa. Negri, maestro del creare il mistero del vuoto, della soglia, ci racconta come il vuoto può contenere tutto.
Oggi nei suoi ultimi vasi, che più si avvicinano all’immagine del chiostro, o del giardino concluso, colombe si abbeverano, piccoli borghi galleggiano, incroci di acque sussurrano, delicate presenze concrete vivono in meditazione, raccontano di paesaggi onirici, attraversati da echi sonore, carezzati da lumi vibranti. Sono i microcosmi dello stupore poetico, davanti a cui leggeri e sospesi ci lasiamo condurre fino a toccare le invenzioni che nascono dalla ricchezza immaginativa di un artista che accarezza la terra. Marialisa leone – Il Nodo dei Desideri
Antonino Negri nasce a Lodi nel 1961, si forma nel mestiere dell’arte frequentando artisti e artigiani con cui collabora dal 1980 in varie imprese artistiche: teatro - ceramica - scultura e allestimenti. Conduce un suo Laboratorio-Bottega a Lodi di Arti Applicate e Ceramica. Nel 1993 fonda la Bottega del Respiro alla Comunità Il Gabbiano (attiva fino al 2003).
Ha realizzato istallazioni di grandi dimensioni in piazze, parchi e chiese con l’utilizzo di materiali anche diversi dalla terracotta. Si occupa, inoltre, di teatro, da solo con alcune regie o in collaborazione con altri registi come costruttore di scenografie teatrali.
Compie diversi viaggi in Italia e all’estero per incontrare il mondo dell’artigianato e dell’arte nelle culture del mondo.
Le sue terrecotte si trovano in permanenza in diverse gallerie d’arte, come la Galleria Terre Rare di Bologna, Spazio Orlandi e Avanguardia Antiquaria di Milano e la galleria Jacques Hervouet di Parigi.
Inaugurazione venerdì 19 febbraio 2010 ore 18
Fondazione San Domenico
Via Verdelli, 6 Crema
Orari: da giovedì a domenica dalle 16.00 alle 19.00 e su appuntamento
Ingresso libero