Alessandro Bazan
Giovanni Frangi
Luca Giovagnoli
Jonathan Guaitamacchi
Alessandro Papetti
Dany Vescovi
William Marc Zanghi
Paola Silvia Ubiali
Dalla visione bucolica allo scenario post-urbano. Gli artisti in mostra hanno scelto il mezzo pittorico come lo strumento ad essi piu' congeniale. La pittura si attualizza, si rinnova e si confronta con il presente, guardando di frequente a soluzioni tecniche e formali contemporanee.
a cura di Paola Silvia Ubiali
Cosa hanno in comune questi artisti che ancora si permettono, nel ventunesimo secolo, di usare un mezzo espressivo tradizionale come la pittura? Ed ancora, dipingendo temi classici quali paesaggi e vedute?
Le risposte sono molteplici, innanzitutto il “fare artistico” che condividono non è più da intendersi come “genere pittorico” o semplice “pretesto” bensì come modo per riappropriarsi delle immagini, mezzo autobiografico, scelta dettata da precisa convinzione estetica e concettuale, mai superficiale. Inoltre, assumendosi il rischio di venir considerati anacronistici o un po’ demodé, questi artisti vivono e lavorano comunicando esperienze con lo strumento ad essi più congeniale: la pittura che si attualizza, si rinnova e si confronta con il presente, guardando di frequente a soluzioni tecniche e formali contemporanee.
Alessandro Bazan (Palermo, 1966) con gesto veloce e immediato si destreggia in un mondo prossimo a quello della bande dessinée e del cinema, dipingendo paesaggi improbabili dal sapore surreale, spesso popolati da pittoreschi personaggi bizzarramente dinoccolati negli atteggiamenti.
Giovanni Frangi (Milano, 1959) prendendo spunto da un data base di immagini fotografiche realizzate nel corso degli anni lavora la materia senza mai rinunciare alla manualità, stratificando, aggiungendo, togliendo, per cogliere effetti di grande lirismo.
Nei lavori di Luca Giovagnoli (Rimini, 1963) la materia (ovvero i pigmenti mescolati con sabbia della riviera romagnola) ed i soggetti rivelano lo stretto legame con la sua terra in una pittura leggera dai contorni evanescenti.
Jonathan Guaitamacchi (Londra, 1961) fa delle sue vedute urbane riprese a volo d’uccello e rigorosamente in bianco e nero, una sorta di inquietante ossessione nella quale non c’è posto per l’uomo, come pure nelle vedute urbane disabitate di Alessandro Papetti (Milano, 1958) dove l’esasperazione della profondità e delle prospettive, congiunta ai colori freddi, quasi nordici provoca una senzazione di disagio e smarrimento.
Dany Vescovi (Milano, 1969) sceglie, seziona e scompone immagini fotografiche per realizzare perfette inquadrature e circoscritti scorci paesaggistici nei quali l’effetto bucolico è smorzato da un impeccabile rigore tecnico e compositivo; fondamentale notare che l’approccio tecnologico è affiancato dalla pittura ad olio che mantiene sempre un ruolo primario.
William Marc Zanghi (Wichita, Kansas, 1972) con le vernici industriali dipinge paesaggi apocalittici, sospesi in una dimensione onirica dove l’effetto spiazzante del nonsense, del caos, del “cosa può accadere ora?” è alleggerito dal fascino di una pittura estremamente seducente.
Immagine: Giovanni Frangi, Dora Dora, 2004, olio su tela, cm 190x160
Inaugurazione 25 febbraio 2010, ore 18.30
Galleria Marelia
via Guglielmo d'Alzano, Bergamo
orario: da lunedì a venerdi ore 14-20
sabato 15.30-20 altri orari su appuntamento
ingresso libero