Galleria Sant'Angelo
Biella
Corso del Piazzo, 18
015 20101 FAX
WEB
Kurt Mair
dal 26/2/2010 al 2/4/2010
merc-sab 15.30-19

Segnalato da

Massimo Premoli



approfondimenti

Kurt Mair



 
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26/2/2010

Kurt Mair

Galleria Sant'Angelo, Biella

L'opera incisa. La mostra e' composta da 34 incisioni realizzate con tecniche che spaziano, con un sapiente uso del colore, dall'acquaforte alla puntasecca, dalla cera molle all'acquatinta.


comunicato stampa

Kurt Mair è un pittore e incisore tedesco che ha eletto il Piemonte a sua patria d’adozione. La mostra che la Galleria Sant’Angelo gli dedica è composta da 34 incisioni realizzate con tecniche che spaziano, con un sapiente uso del colore, dall’acquaforte alla puntasecca, dalla cera molle all’acquatinta. Tutte le opere sono state realizzate negli ultimi anni ed hanno come soggetto la figura umana, rappresentata in composizioni di gusto quasi rinascimentale, e la natura morta che a volte si fonde con delicati paesaggi di sapore nordico.

Kurt Mair
Un pittore che ama la luce
La cultura cosmopolita di Kurt Mair è un soccorso che confessa il desiderio di confronto fra linguaggio e realtà, per una visione ed un’immagine unitarie del mondo. Il mito ed il dramma sono le maschere mediatiche che l’artista adotta per superare il bisogno di stabilità, l’ansia dello smarrimento, la vessazione della banalità del quotidiano in una situazione di crisi della storia che frammenta la circolarità stabile del tempo in una miriade di squilibri perturbanti.

Nelle sue opere le figure, costruite secondo una sapiente, inusata convenzione figurativa, sono protagoniste centrali di tensioni e torsioni che, frantumando il senso unitario della pittura classica e tradizionale, stimolano la certezza del mito attraverso il confronto con la dialettica, della nostalgia delle radici e delle incertezze ideologiche. Segno e impressione, gestualità e meditazione, pittoricità e chiaroscuro, disegno e colore si intrecciano con ardita libertà e disinibizione, e si dispongono secondo un fantasioso, eppur paradossalmente regolato, disordine, di arte colta e popolare, in un sottile erotismo che poggia sullo spostamento continuo di riferimenti.

Sulla superficie della sua pittura Kurt fa convergere figurazione e decorazione, giocando fra ardite opulenze baroccheggianti e misurata classicità rinascimentale, preziose decorazioni secessioniste e misticismo orientale, intimistiche fabulazioni fiamminghe ed eroiche icone pompeiane.

Kurt Mair è un pittore che ama la luce – del sole e della lucerna – e che si esprime attraverso il colore anche nel foglio inciso. Rossi e gialli soprattutto, che fonda sui bistri, che illumina con i riflessi del bianco della carta, e che disegna con blu e carbone. Come con le tinte ad olio, quando scava nella pasta per determinare i lumi, ed offusca le ombre con la polvere del fusain. Le sue acqueforti, realizzate con inconfondibile maestria e padronanza di mestiere, possono essere una bella novità anche per chi l’incisione la pratica d’abitudine, per la grande libertà di interpretazione dei segni che con questa tecnica si possono ottenere. Mair innanzitutto non fa di questo nobile ed antico mestiere un’icona, un dogma cui servire e da seguire (col paraocchi come un tempo gli asini) ciecamente, pessimo vizio che ha contagiato gran parte degli incisori italiani che seguono quei cattivi maestri che continuano fuori del tempo e della logica a ripetere che l’incisione deve essere “piccola e rigorosamente in bianco e nero”, e trascorrono il loro tempo, sprecandolo, a becchettare con piccoli segni le loro lastre per produrre stampacce scipite senza esito artistico alcuno.

L’incisione (così come la pittura, la scultura, il racconto, la poesia, la musica e lo strumento per suonarla, qualsiasi mezzo attraverso cui l’uomo comunica il suo pensiero cioè) non è altro che un linguaggio. Uno dei tanti. Certo è importante, Kurt lo sa, lavorare la lastra con i segni più adatti e coerenti, eseguire le morsure per i tempi dovuti senza bruciarla malamente, ma se non si ha un’idea, un “significato” da esprimere, dalla matrice passata sotto il torchio resterà impressa soltanto una scialba fotografia.

La sua incisione nasce dalla linea. Con buona mano (è un disegnatore d’istinto, costruisce la figura partendo da un punto qualsiasi e procede per volumi, implementando la linea con ombreggiature a tratteggi obliqui) dispone sulla lastra preparata a vernice (approfitta dell’impalpabile sfrigolio, che la punta d’acciaio non troppo aguzza fa avanzando nel sottilissimo strato isolante, per rendere il proprio segno vellutato e morbido, quale quello reso dall’effetto della carta cui resta attaccato l’impasto di sego, che svela il lucore del metallo quando la si solleva nella tecnica della cera molle) i suoi soggetti per una prima morsura che serve da menabò sia per gli interventi colorati, in genere altre due lastre lavorate all’acquatinta, sia per una successiva definizione dei particolari e magari dello sfumato nelle parti in ombra. Con processo inverso, per la stampa, parte dalla tinta più chiara, in genere il giallo, proseguendo a registro, facendo compenetrare i segni e creando una moltitudine di toni, fino a che nell’ultimo passaggio la matrice, con su inciso ora in modo perfetto il disegno, non definisca il tutto.

Nascono così le sue nature morte, vasi, tazze, frutti e fiori, e le sue figure, immagini muliebri in genere, che dispone ora da sole ora in dialogo ed infine in convegni amorosi e carnali, con espliciti riferimenti ai grandi maestri da cui attinge forza ed enigmi: dal Giovane Holbein a Caravaggio, e Goya e l’adorato Rubens, navigando tra le piacevolezze della carne, senza tuttavia tralasciare momentanei effetti di angoscia e scoramento nelle citazioni, di stile e soggetto, delle linee incerte e flessuose, titubanti ed ossute, di Schiele, in una visione che parallelamente rivela un’analoga sinuosa circolarità di pensiero nell’eterno ritorno dell’estasi e del dramma, dell’angoscia e della passione, della vita e della morte.
Gianfranco Schialvino
(Kurt Mair – Opera Incisa – Volume II – Studio Petrecca editore)

Kurt Mair è nato a Mengen (Baden-Württemberg, Germania) nel 1954. Vive e lavora in Piemonte, ad Avigliana. Ha studiato educazione artistica presso la Scuola Superiore di Pedagogia di Lörrach in Germania e storia dell’arte, archeologia e giapanologia presso l’Università Albert Ludwig di Freiburg in Germania. Ha conseguito il diploma in Incisione e Litografia presso la “Ecole des Arts Décoratives” di Strasburgo in Francia.
Dal 1990 ad oggi ha esposto i suoi lavori in Italia e in molti altri paesi (Francia, Germania, Costa Rica, Lussemburgo, Indonesia, Belgio, Danimarca, Svezia, Svizzera).

Inaugurazione 27 febbraio ore 18.30

Galleria Sant'Angelo
Corso del Piazzo, 18 - Biella
Orario: dal mercoledì al sabato 15.30 / 19.00
Ingresso libero

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