Thomas Bugno
Luca Cutrufelli
Dario D'Aronco
Marco Fedele di Catrano
Marco Di Giovanni
Elettrophonica
Michele Giangrande
Alessendro Giuliano
Giorgio Orbi
Christian Niccoli
Agnese Trocchi
Antonia Alampi
Anna Simone
Una mostra collettiva di giovani artisti italiani che trae origine da una doppia ispirazione; la prima e' la condizione di precarieta' - esistenziale, oltre che economica - dell'attuale periodo storico, la seconda nasce dalle caratteristiche stesse della struttura espositiva: un ex fabbrica di materassi. A cura di Antonia Alampi e Anna Simone.
a cura di Antonia Alampi e Anna Simone
Thomas Bugno ~ Luca Cutrufelli ~ Dario D’Aronco ~ Marco Fedele di Catrano ~ Marco Di Giovanni Elettrophonica ~ Michele Giangrande ~ Alessendro Giuliano ~ Giorgio Orbi ~ Christian Niccoli ~ Agnese Trocchi
“ (…) tra l’opprimente imprevedibilità di un futuro infinitamente aperto e tuttavia senza avvenire e l’ingombrante molteplicità di un passato ritornato a essere opaco, il presente è diventato la categoria della nostra comprensione di noi stessi”. Marc Augé, Che fine ha fatto il futuro? Dai non luoghi al non tempo
Venerdì 5 marzo 2010, dalle ore 19.00, in via dei Volsci 114/116, lʼAssociazione Culturale Opera Rebis presenta C’era una volta un futuro, progetto a cura di Antonia Alampi e Anna Simone.
C’era una volta un futuro è una mostra collettiva di giovani artisti italiani, alcuni conosciuti, altri emergenti, che trae origine da una doppia ispirazione.
La prima, latu sensu politica, è la condizione di precarietà – esistenziale, oltre che economica – dellʼattuale periodo storico, caratterizzato da unʼinstabilità che cancella nelle giovani generazioni, compresse tra un passato che si espande e un futuro che recede, quella carica emotiva necessaria nel perseguire le ambizioni e coltivare i sogni.
La seconda nasce dalle caratteristiche stesse della struttura espositiva. Ex fabbrica di materassi prima, associazione culturale tunisina poi, locale in vendita oggi, la sede ospitante è uno spazio in disuso nel cuore del quartiere romano di San Lorenzo, scenario di storie (micro-industriali, di contestazione sociale, d’immigrazione, di vita studentesca e d’importante sperimentazione artistica) fortemente rappresentative degli ultimi anni.
Non contesto deputato all’arte, stabile e cristallizzato, ma luogo transitorio, del cui passato si hanno informazioni approssimative e il cui futuro è assolutamente imprevedibile. In questo senso, perdendo ogni connotato di compiacimento vintage, lo sfuggente genius loci del suo presente e le caratteristiche del suo degrado divengono metafora della provvisorietà e della spersonalizzazione del tempo che stiamo vivendo.
Gli artisti invitati, molti dei quali hanno realizzato interventi site-specific assumendo per oggetto le evidenze spaziali e materiali del contesto, rielaborano la tematica affrontata attraverso differenti linguaggi espressivi, ognuno in uno spazio fisicamente delimitato.
In questo modo, la rarefazione e il senso d’isolamento indotti (per citare Zygmunt Bauman) dalla odierna “società liquida”, sono espressi attraverso un percorso la cui unitarietà è deliberatamente (e forse inevitabilmente) frammentata.
La rielaborazione delle caratteristiche morfologiche dellʼarchitettura, il concetto di limite imposto, l’obsolescenza tecnologica, le visioni nostalgiche o apocalittiche, le simbologie abusate, sono solo alcuni dei diversi aspetti trattati da opere che s’inseriscono, si amalgamano e traggono ispirazione dallo spazio stesso.
Durante l’intero periodo di apertura della mostra, allʼinterno degli spazi espositivi, si susseguiranno diversi eventi collaterali – concerti, incontri, performance, workshop – in collaborazione con curatori esterni.
Il giorno dellʼinaugurazione, dalle 20.30, si esibiranno gli Elettrophonica diy sound machines.
Elettrophonica è un progetto sonoro nato nell’autunno del 2008 dalla collaborazione tra Francesco Landolfi e Valentino Diego, con lo scopo di individuare e costruire apparecchiature meccanico – elettroniche che generino suoni. L’obiettivo che il duo si propone è quello di creare attraverso questi congegni in continua evoluzione e trasformazione, dei luoghi sonori sospesi tra lʼinstabile e lʼossessivo.
In occasione della mostra sarà presentata una pubblicazione in edizione limitata edita da Boîte a cura di Antonia Alampi e Anna Simone con contributi di Federica Boràgina, Giulia Brivio, Gianni Romano, Valentina Tanni, Claudio Zambianchi, Antonia Alampi e Anna Simone e interviste agli artisti di Stefano Elena, Francesca Orsi e Chiara Vigliotti.
Il progetto si inserisce allʼinterno di un programma di attività organizzate da OPERA REBIS, Associazione Culturale no profit fondata nel 2008. Scopo dellʼassociazione, priva di una base “stabile”, è promuovere progetti artistici contemporanei in spazi non convenzionali, di volta in volta producendo, organizzando o sostenendo eventi culturali che intendono ri-appropriarsi, anche solo per un breve frammento temporale, dei numerosi spazi “inutilizzati” o abbandonati sparsi per le città, in Italia e allʼestero.
Opening venerdí 5 marzo dalle ore 19
Opera Rebis
via dei Volsci, 114 - Roma
apertura dal giovedì al sabato dalle 18 alle 21, o su appuntamento