Ufficio Stampa Comune di Milano
Rivoluzione Kenoclastica. Nelle sculture kenoclastiche dell'artista le leggi naturali sono come sovvertite: il vuoto prende una propria consistenza fisica; il peso del rosso travertino persiano diventa leggero, ricomposto in soluzioni formali estreme. La mostra da' vita ad un inedito incontro tra opere contemporanee e l'arte di Michelangelo, modello assoluto e punto di riferimento imprescindibile per ogni scultore.
a cura di Rudy Chiappini
Quattordici innovative opere di Christian Zucconi dialogano con l’arte antica nelle sale
del Castello Sforzesco di Milano, accanto alla michelangiolesca Pietà Rondanini, dove per
la prima volta lo scultore espone dal 6 marzo al 25 aprile 2010 gli esiti della sua
“Rivoluzione Kenoclastica”.
La mostra, curata da Rudy Chiappini con il patronato della Regione Lombardia,
promossa dal Comune di Milano e prodotta da Castello Sforzesco e Palazzo Reale,
dà vita ad un inedito incontro tra opere contemporanee e l’arte di Michelangelo, modello
assoluto e punto di riferimento imprescindibile per ogni scultore.
“Il corpo smembrato e ricomposto è, per l’artista piacentino, oggetto e soggetto d’analisi
là dove la prospettiva viene capovolta e il vuoto viene ad assumere una consistenza dal
sapore fisico oltre che metafisico – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Milano
Massimiliano Finazzer Flory -. E con quattordici sculture che incarnano e dis-incarnano
tale principio l’esposizione presenta in uno dei luoghi michelangioleschi l’evoluzione e la
messa, per così dire, in pratica dell’assunto del maestro fiorentino del levare il superfluo”.
Quella di Zucconi si pone come una rivoluzione talmente radicale che per essere definita è
stato coniato il termine “Kenoclastia”, un neologismo che mette in evidenza il particolare
processo tecnico di rompere la scultura finita e di svuotarne i pezzi.
Nelle sculture kenoclastiche le leggi naturali sono come sovvertite: il vuoto prende una
propria consistenza fisica; il peso del rosso travertino persiano diventa leggero,
ricomposto in soluzioni formali estreme, fino ad oggi impensabili nella scultura in pietra.
Prendono così vita figure segnate e ferite, nate da un’operazione creatrice di corpi che
sembrano liberarsi dalle forme indistinte del marmo, per poi, letteralmente, essere
distrutti in frammenti, svuotati e infine ricomposti nell’espressione drammatica di fratture
e suture.
Il travertino rosso, lavorato da Christian Zucconi, rende vivi e pulsanti i soggetti
dell’antichità classica e della tradizione cristiana, come Marsia, Salomè e Selemno, scelti
per raccontare la sofferenza del mondo contemporaneo, concentrato sull’esteriorità, sulla
forma anziché sulla sostanza, sugli involucri che camuffano vuoti e debolezze.
Opere dotate di una forza attrattiva magnetica, che riescono a penetrare nel profondo con
la loro indefinita durezza, nascono da un artista capace di estrarre dalla materia informe
ogni sensazione, di filtrarla e trasmetterla al vivo nella sua scultura.
Percorso espositivo
Il percorso espositivo, che mette in rapporto le sculture antiche presenti nel Museo e le sculture di
Zucconi, è pensato come “via dolorosa” verso la Pietà Rondanini custodita nell’ultima sala.
Dall’ingresso alla Sala delle Assi si incontrano sculture mutuate dal mito, da
quel mondo precristiano che tuttavia propone figure che anticipano la
sofferenza di Cristo e la lacerante condizione dell’uomo alla ricerca di Dio.
Inizio e conclusione del percorso è Selemno, figura acquatica, fluviale,
simbolo di una memoria che non vuole più esserci, che vuole soltanto
scorrere, scivolare via.
Collocata accanto allo specchio d’acqua del cortile
del Museo, dove le stille gocciolanti nella vasca dell’opera si
accompagneranno al sommesso incresparsi dell’acqua, Selemno (e in
generale le prime opere incontrate), da un lato prepara lo spettatore alla
visione delle ultime sculture del percorso, immettendolo in un tempo mitico,
in uno spazio liquido in cui la visione si ammanta di una quieta melanconia;
dall’altro vuole collocarsi come termine di un percorso che, per eterno fluire
e ciclico rincorrersi, idealmente potrebbe non finire mai.
Dalla Sala delle Asse, gli antenati
veterotestamentari e i precursori preparano alle
rappresentazioni del Cristo crocifisso e deposto. Collocata nel cobaltino
raccoglimento della Cappella si trova una Depositio Christi silenziosa.
Sotto il pietoso sguardo della Vergine che tiene tra le braccia un piccolo
Gesù, quasi prefigurazione della profezia di Simeone, il corpo del figlio
morto in tutto il suo crudo realismo. Vera “spada che trapassa l’anima”, il
rapporto dialettico che si crea tra le due sculture azzera i secoli, creando
una stretta relazione tra due opere di tempi diversi che nella nuova
situazione acquistano un senso e una sfumatura prima estranei.
Con questa intenzione comincia l’ultima parte del percorso espositivo,
ricreando cioè con opere sempre più drammatiche quella passio, quella
“via dolorosa” verso il più lacerante dei rapporti filiali e il più tenero:
l’Edipo di Zucconi e la Pietà di Michelangelo. Nella Sala degli Scarlioni,
culmine di un percorso sempre più tragico, la raffigurazione di Edipo
accecato. Strappo non più ricucibile, ferita che non potrà più rimarginarsi,
Edipo alza lo sguardo al cielo senza poterlo vedere, fagocitato e soppresso da un amor filiale
corrotto e guasto che, oltrepassando i limiti dell’umano, può soltanto cercare rifugio nel divino. E
proprio in quelle braccia che sostengono il corpo del figlio morto, icona del dolore universale ma
anche della Grazia infinita e beatificante, Edipo cerca infine asilo, ristoro, perdono e tranquillità.
Conclusione del percorso, omaggio che per Zucconi prende quasi sapore di preghiera, accanto alla
maschera mortuaria di Michelangelo, di fronte alla sua Pietà, un ritratto fittile del Maestro eseguito
da uno Zucconi bambino, che del Castello Sforzesco e dei suoi tesori ha fatto meta e pellegrinaggio
dall’età di sei anni.
Ufficio stampa mostra
Binario Immagine e Comunicazione, Viale Fratti 14, 43121, Parma
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Ufficio Stampa Comune di Milano
Francesca Cassani
Tel. + 39 02 88450177
francesca.cassani@comune.milano.it
Presentazione alla stampa venerdì 5 marzo, alle ore 12.30
Sala della Balla del Castello Sforzesco
Inaugurazione 5 marzo 2010, ore 18 (su invito)
Castello Sforzesco - Museo d’Arte Antica
piazza castello, 1 Milano
Orari: Da martedì a domenica 9.00 - 17.30. Chiuso lunedì
Ingresso libero previo acquisto del biglietto al Museo (3 euro.)