Spazio Laboratorio Hajech
Milano
via Camillo Hajech, 27
02 713443 FAX 02 76110185
WEB
Concerto per Eva
dal 7/3/2010 al 21/3/2010
tutti i giorni esclusi i festivi 10-12.30-15.30-18.30, sab 10-12.30

Segnalato da

Marisa Settembrini




 
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7/3/2010

Concerto per Eva

Spazio Laboratorio Hajech, Milano

La mostra e' un vero e proprio 'concerto per Eva' che coinvolge artiste italiane e straniere, docenti e non dello storico Liceo di Brera.


comunicato stampa

Scrive Carla Maria Arienti: "Vorrei poter dire che questa mostra, inserita nel programma artistico delle attività espositive del Liceo, è un autentico viaggio di scoperta perchè coglie l'attenzione su artiste, talune docenti del nostro istituto, altre vicine per comune sentire e altre più giovani, ma tutte vocate a una rivelazione che inattesa si porge a un tempo di memorie, a un pensiero che corre intensamente nel presente e ci trascina, ci conquista e ci attira in un dialogo. Ognuna si porge con un suo stile, con un suo inventario di idee e di creatività, con una sua sofferta ricerca ed esecuzione attraverso tecniche diverse eppure tutte vitali, ma più ancora occorre significare il senso alto che proviene dalla mostra ed è quello di credere nell'arte e nel bello, di credere nella funzione educatrice di essa, di credere nella scelta di vita che ogni artista compie, declinando messaggi forti, messaggi di vita, messaggi di cultura e di senso del vero, per dimostrare sempre il senso di queste realizzazioni e la forza che si muove da esse. "

Scrive Carlo Franza nel testo: "Non è solo l'annuale ricorrenza della festa della donna a far luce sulla vitalità, la forza e la fantasia delle donne del nostro tempo. Era impensabile fino a qualche decennio orsono che donne artiste potessero scalare il sistema dell'arte con la sicurezza e la padronanza che invece hanno lasciato intravedere da qualche tempo. La mostra in questione è un vero e proprio concerto per Eva, che coinvolge artiste italiane e straniere, docenti e non dello storico Liceo di Brera, volte a vivere e a catturare gli sguardi sul loro pensiero nomadista, a movimentarsi in “mise en scène” sperimentali, quantomai attuali nell'arte, ad avvolgersi in analogie provocatorie che accolgono sia momenti estremi del ciclo dell'esistenza umana che spaziar dai tabù della società fino a sensibili “flicker film”, transiti, coesistenze e slittamenti; tutto attuato con tecniche diverse, e che nello spirito di queste trova così il motivo di un'unità. Dirò di più. Dalla visione di molte opere delle artiste qui in mostra, che appartengono alla riflessione e al fare di molte Eve del nostro tempo, m' è sovvenuto quel frammento di Eraclito (DK 88,M.41) che dice “anche se la sua vista è spenta, nella notte accende una luce a se stesso”, riferendosi all'uomo e alla sua capacità di trasformare i frammenti, i singoli oggetti che popolano il mondo in simboli, in immagini, in veri segni.

Dalla lontananza, le parole del filosofo presocratico paiono dirci che solo nella pienezza del proprio essere l'uomo diviene una soglia, diviene la frontiera lungo la quale transita ciò che è destinato a passare e ciò che è destinato a restare.
Ecco dipinti, carte colorate, sculture ed installazioni che campionano l'attività artistica di artiste capaci di farci cogliere problemi di riflessione, di espressività, di tensione esplorativa, di etica, e scavare nel nucleo segreto e profondo della loro creazione, per lambire quell'esigenza di verità che muove e vivifica da sempre i loro percorsi, il loro modo di porsi, la loro “calligrafia”. Ed accanto a percorsi sicuri, a modelli esplorativi ormai in voga, a operatrici votate alla ricerca ambiziosa, ecco un piccolo nucleo di giovanissime emergenti, che fanno anche trattenere il fiato per la fluttuazione e le aperture, la competizione e la trans-disciplinarietà. Vorrei poter dire, ma lo dico, che mi pare di leggere in tutte le presenze una sorta di “documenta” dei luoghi e degli artisti. Ritengo che molte di queste opere di artiste del nostro tempo debbano rimanere, in quanto il loro lavoro è innestato sulla vita e sulla storia dell'oggi, eppoi perchè trattengono il respiro della poesia che è bellezza; “ciò che resta lo fondano i poeti”, annota alle soglie del moderno quel solitario poeta-pensatore che è stato Holderline, riprendendo e approfondendo la riflessione del filosofo greco.

E' essenziale per la nostra contemporaneità, segnata da una profonda emergenza spirituale, che la parola poetica e il segno artistico ritrovino l'altezza del loro compito e della loro vocazione. Tanto più valido ciò se movimentato nel sistema educativo e culturale dei licei artistici e della Accademie di Belle Arti, che devono spingere sulla contemporaneità, che è compito puntuale per la coscienza e qualcosa che essa deve attivamente realizzare. Nobilmente queste artiste procedono in questa direzione, nella consapevolezza che la bellezza dell'arte può rovesciare il mondo e salvarlo, procedono verso una bellezza che è scandalo e mai convenienza, che è inquietudine del pensiero, e in nessun caso gioco estetizzante.

Quando Bernard Berenson scrive che “ non soltanto l'arte ci insegna ciò che dobbiamo vedere, ma ciò che dobbiamo essere”, è a questa esplorante apertura che allude. E' da sapersi che da circa una ventina d'anni la scena dell'arte ha assunto un volto piuttosto differente rispetto al passato, e questo dal momento cui ci si è portati verso il multiculturalismo, dopo la svolta del 1989 con la caduta del muro di Berlino e con la trasformazione industriale, anzi postindustriale, e la modernizzazione tecnologica, economica e politica già in fase avanzata. Gli effetti della globalizzazione si sentono eccome, ancora tutt'oggi, specie in ambito artistico. Molte artiste donne di piano internazionale, e di stimolo anche per le attuali in mostra, hanno già fatto parlare di sé e del loro articolato lavoro; Mona Hatoum (Beirut 1952) e Shirin Neshat (Iran), Doris Salcedo (Bogotà 1958) e Nan Goldin (Washington), Sarah Lucas, Pipilotti Rist che è il nome d'arte di Elisabeth Charlotte Rist (Svizzera), Rosemarie Trochel (Schwerte-Germania 1952), ed altre ancora. Né va dimenticato che realtà, fantasia e finzione si stanno fondendo nell'ispirazione per un nuovo modello di organizzazione della personalità; e per fermare la crisi e riempire quel vuoto che ormai circola nella società, l'uomo in genere tenta di darsi sempre nuove e diverse identità.

Da queste artiste in mostra allo Spazio Hajech, ormai innervate nel panorama dell'arte, si percepirà come esse si confrontino con le nuove concezioni del corpo e le nuove definizioni dell'io, e come esse stiano oggi tentando di rispondere con il loro particolare linguaggio agli interrogativi dell'artificialità e dell'etnocentrismo, del margine e del centro, dell'etichetta e della cronaca"

Inaugurazione lunedì 8 marzo 2010, ore 18

Spazio Laboratorio Hajech
Via Hajech, 27 - Milano
orario: tutti i giorni esclusi i festivi ore 10.00/12.30-15.30/18.30, sabato 10.00/12.30
ingresso libero

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