Transfotografia. Personale di fotografia. "A Biondi interessa, attraverso l'affermazione del gioco e dell'assurdo, lo scardinamento della nozione di lavoro artistico, quale produzione particolare e privilegiata dell'immaginazione" (A. Bonito Oliva)
a cura di Chiara Oggioni Tiepolo
Due occhi brillano fugaci nel lampo dei fari nella notte. La luce pian piano aumenta, o gli occhi si abituano, e attorno a quello sguardo si palesano i contorni di una donna. Poco vestita, volgare certo, sguaiata addirittura, perversa sicuramente. Una che non ci metti molto a capire che lavoro fa. Ma la notte nasconde, molto più che illuminare, e quella donna non è poi tanto tale. Vorrebbe esserlo, ma in una trasformazione interrotta si è ritrovata ad essere uno scherzo della natura, un’aberrazione, una creatura quasi mitologica di cui tutti parlano ma che nessuno vuole vedere, non alla luce del giorno, almeno. Quelle esistenze ai margini per le quali si preferisce girare la testa dall’altra parte, affondando il naso nella prima bancarella che capita, o studiando un qualunque citofono a tiro, o cercando nella borsa un cellulare che non suona.
Sono umanità storte e distorte, brutte, tristi, foriere di degrado e di cadute. Forse facendo finta che non esistano prima o poi spariranno, rientrando nel ruolo che può al massimo competere loro, quello della tradizione orale, il nano con tre braccia, il leone con due teste, la donna che aveva gli attributi di un uomo.
In effetti, non sono storie a lieto fine queste, il più delle volte, ma vicende in cui l’emarginazione diventa giocoforza una scelta di vita, per quanto il desiderio spinga verso un’esistenza identica a quella che qualsiasi persona vorrebbe costruire. Ecco dunque che anche fra le pareti domestiche, in quei luoghi deputati alla sicurezza, alla protezione, al calore, lo scenario non cambia di molto. Semplicemente, la luce aumenta, evidenziando inevitabilmente distorsioni e brutture: occhi di bambino e sguardi maliziosi, movenze da femmina in un corpo che ha qualcosa di troppo, e qualcosa di meno. Mani che si muovono, mimano le mosse di una danza seducente, le dita tozze, la laccatura quasi inopportuna. Le violenze che superano quelle dalle quali si è tentato di sfuggire.
Poco importano la dolcezza in uno sguardo e l’infinita tristezza che si espande da un’espressione, fino quasi a diventare tangibile. Prendono forma creature grottesche e al tempo stesso tragiche, ermafroditi del terzo millennio. Una posizione che non ha una collocazione, un ruolo, un diritto all’esistenza. Si abusa del termine, in questi giorni, come si fa solitamente con quelle parole che ricorrono nelle notizie ma delle quali sfugge l’essenza. Essere una creatura imprigionata in un corpo che non le appartiene e al quale è stata preclusa la trasformazione definitiva. In ragione dei soldi, della perversione, del mercato, per quanto non sia conveniente parlarne. Benvenuti nell’inferno di mezzo, che non è vita e non è morte, non è giorno e non è notte, non è palese ma esiste, non è donna e non è uomo. Potrebbe essere una creatura quasi fiabesca, e invece è considerata una mostruosità, il gradino più basso di un’umanità nascosta, quel gradino che mai si vorrebbe venisse portato in superficie, alla luce. Semplicemente, un transessuale.
“...A Marco Biondi interessa, attraverso l'affermazione del gioco e dell'assurdo, lo
scardinamento della nozione di lavoro artistico, quale produzione particolare e
privilegiata dell'immaginazione. Con la serie dei trans di Biondi l'arte è veramente al
servizio dell'io, e non è mai al servizio del noi, inteso come corpo sociale che pratica
a livello comunitario la propria liberazione attraverso l'esperienza artistica. Qui il livello
politico consiste nell'affermazione totale dell'io, sottratto alla quotidiana normalità e
parzialità e consegnato a una globalità che continua tra maschile e femminile
comunque a riguardarlo individualmente. Lo scarto qui avviene nella diversità del
progetto fotografico, nell'affermazione di un arte come pratica liberatoria del'io e del
noi. La pratica si svolge attraverso il recupero e il privilegio della nozione di lavoro
artistico , nel senso di un funzionamento dell'io al di fuori del proprio cerchio egotico
o attraverso il proprio cerchio egotico, fino a raggiungere la socialità e la storia...”
Achille Bonito Oliva
“...Benvenuti nell’inferno di mezzo, che non è vita e non è morte, non è giorno e non
è notte, non è palese ma esiste, non è donna e non è uomo. Potrebbe essere una
creatura quasi fiabesca, e invece è considerata una mostruosità, il gradino più basso
di un’umanità nascosta, quel gradino che mai si vorrebbe venisse portato in
superficie, alla luce. Semplicemente, un transessuale...”
Chiara Oggioni Tiepolo
Note Biografiche
Marco Biondi nasce a Roma nel 1965. Inizia a fotografare negli anni ’80 e comincia a
lavorare all'inizio degli anni ’90. Lavora con tutte le più importanti agenzie d’Italia per
campagne nazionali ed internazionali e le sue foto vincono diversi premi tra i quali il
14° ed il16° ADCI Awards (Annual 1999 e 2001) .
E' rappresentato dal 1996 da Allucinazione.
Inaugurazione Venerdì 12 marzo, ore 19
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Piazza Santa Cecilia 16 - Roma
Orario:lun/ven h. 11.00/13.00 - 16.00/20.30; sab h.
16.00/20.30; dom chiuso
ingresso libero