"C'e un rumore, una musica persistente, nell'opera di Bertuzzi, quasi gesti antichi (...), gesti ripetuti per portare alla luce e provare l'incanto dei segni - disegni. Il suono e' quello che accompagna la natura, il ritmo delle stagioni" (E. de Leonibus)
a cura di Maurizio Coccia e Enzo de Leonibus
"Se osservo una pietra, una pianta, un animale, un uomo, devo ricordare che in ciascuno di questi esseri si esprime un principio eterno". R.Steiner
La mostra di Romano Bertuzzi vivrà due momenti espositivi, il primo appuntamento è presso il Museo Laboratorio di Città Sant’angelo, sabato 13 marzo e il secondo a Magione (PG) il 3 aprile, organizzato dall’associazione culturale ZONE. Per cogliere “l’interezza” dell’opera di Bertuzzi saremo costretti a questo breve viaggio in Abruzzo e in Umbria.
C’e un rumore, una musica persistente, nell’opera di Bertuzzi…quasi gesti antichi preparati, pensati, attesi, amati e riproposti in un lavoro continuo, quotidiano, gesti ripetuti per portare alla luce e provare l’incanto dei segni – disegni. Il suono è quello che accompagna la natura, il ritmo delle stagioni.
Visioni apparentemente semplici ma che dettano una profonda appartenenza, una naturale aderenza alla cosa, e il rumore del tratto della matita sul foglio ne appunta l’incanto, segno dopo segno, con la pazienza della “natura”, con la pazienza dell’artista dedita ad osservare e a vivere quel mondo e i gesti della cultura contadina.
“ La creatività, la poesia le ho sempre riscoperte nella natura e nella vita contadina che mi appartiene. Le colline piacentine della valle del Trebbia mi hanno formato attraverso una cultura popolare fortemente legata alla natura. Una cultura fatta di tradizione, di lavoro duro, di azioni che sono entrate nel mio animo di uomo come elementi spirituali e non solo meccanici, in cui ho colto un principio creativo da riproporre…, un segno dopo un’azione di vita.” Il segno diventa come una sorta di diario delle emozioni che, attraverso il rito del fare, dà corpo a quelle intimità captate dall’uomo Bertuzzi nel suo ambiente dai forti odori, la roccia respira e i legni pronti da bruciare presagio di nuove azioni-condizioni.
Quasi un conservatore e sciamano di riti consumati e fuori dal tempo a ridare vita a quei gesti semplici di cultura “bassa” eletta ad opera d’arte nelle sue numerose performance e azioni riproposte come l’orto o la fattoria con Harald Szeeman. Ma se due grandi sassi scivolano dalla montagna per adagiarsi sulla piana dopo aver abbattuto alberi secolari tracciando due nuove strade, sentieri della loro necessità di staccarsi dalla montagna e, per magia, trovare una nuova collocazione lontana dalla loro millenaria appartenenza, Romano li accoglie nel suo rinnovato stupore e diventano d’ oro e d’argento, a segnare una nuova storia, vivere un nuovo paesaggio in attesa della prima nevicata che coprirà i loro segreti e il tepore del sole di marzo a svelarli.
Il primo incontro con le opere di Romano Bertuzzi mi creò stupore e piacevole sorpresa, non conoscevo l’artista, ma fu facile riconoscerlo tra la gente della mostra, l’opera e la persona erano coincidenti, fuori dal tempo, fuori dalle mode il suo segno, senza nessun compiacimento, era lì pronto a farsi riconoscere, semplici visioni a testimonianza. E.D.L
R.Bertuzzi
Inaugurazione Sabato 13 marzo 2010, ore 19
Museo Laboratorio
vico Lupinato 1, Città Sant’Angelo (PE)
Aperto tutti i giorni dalle ore 17,00 alle 21,00 . chiuso lunedì e martedì
ingresso libero